Ascoltato il prete accusato dal minorenne. E il sacerdote chiama la Bruzzone

Ascoltato il prete accusato dal minorenne. E il sacerdote chiama la Bruzzone
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Mercoledì 17 Febbraio 2016, 06:48 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 15:56
BRINDISI - Testimonianze “congelate”. Con tanto di superesperto, la criminologa Roberta Bruzzone, carta messa sul tavolo dall'ormai ex parroco della chiesa San Giustino De Jacobis, don Francesco Caramia, per cercare di dimostrare che le dichiarazioni della presunta vittima di abusi sessuali non sono credibili.
Ieri mattina, nell'aula intitolata alla sedicenne Melissa Bassi in cui vengono acquisite le testimonianze dei minori da ascoltare con formula “protetta”, si è svolto l'incidente probatorio nel corso del quale sono stati ascoltati il ragazzino che ha denunciato ai carabinieri di aver subito atti sessuali dal sacerdote e la sua coetanea, anche lei minorenne, che avrebbe raccolto la confidenza dell'amico poi riferita alla madre.
Si tratta di un'udienza a porte chiuse, che si è svolta dinanzi al gip Maurizio Saso nel corso della quale, su richiesta del pubblico ministero Milto Stefano De Nozza, è stata anticipata quella che potrebbe essere la prova di un futuro processo.
Don Caramia era presente, con i suoi difensori: l'avvocato Giancarlo Camassa e Maria Cristina Ciace. Tutti, accusa, difesa e consulenti, hanno potuto porre domande ai due testimoni. Il gip ha poi disposto una consulenza super partes per valutare la credibilità del ragazzino, la sua capacità di elaborare e riportare quanto accaduto e quindi la validità di quanto affermato dallo stesso tanto in sede di querela, quanto poi in tribunale ieri mattina.
La difesa di don Caramia che si professa innocente, ha affidato l'incarico di eseguire l'accertamento tecnico proprio alla criminologa Bruzzone, notissima non soltanto per la partecipazione ai salotti televisivi, ma anche per il suo contributo decisivo fornito in processi di primissimo piano.
Il gip ha nominato un perito, anche la parte offesa si è affidata a un consulente di parte.

Secondo lo staff difensivo di Caramia vi sarebbero alcune “incongruenze” nelle dichiarazioni dei due testimoni da valutare con accortezza e che potrebbero minare la loro attendibilità oltre che i profili di veridicità delle dichiarazioni rese.
La testimonianza, per l'accusa, è bella che impacchettata. Con le conferme rese dalla presunta vittima e dalla sua confidente che avrebbe fornito alcune precisazioni e avrebbe però anche confermato di aver ascoltato quel racconto.
La denuncia nei confronti di don Caramia, difeso dall'avvocato Giancarlo Camassa, è stata formulata nel luglio del 2015. Le indagini sono delegate ai carabinieri della compagnia di Brindisi al comando del capitano Luca Morrone. Proprio i militari che agli inizi di dicembre si recarono in chiesa, presso la parrocchia di San Giustino de Jacobis a Bozzano con un decreto di perquisizione e sequestro da eseguire. Prelevarono un discreto quantitativo di materiale, per buona parte restituito al proprietario. Hanno tenuto un pc il cui contenuto sarà visionato probabilmente in contradditorio, con la possibilità che all'ispezione partecipi anche un consulente di parte.
La comunità ecclesiastica di Bozzano rimase profondamente scossa dalla notizia. Don Caramia, la cui responsabilità in merito alle accuse è tutta da provare, è un sacerdote di 42 anni che aveva saputo calamitare un certo interesse e movimento attorno alla San Giustino de Jacobis.
Dopo un colloquio con l'arcivescovo Domenico Caliandro fu proprio don Caramia, mesagnese, a decidere di lasciare l'incarico per attendere gli sviluppi dell'inchiesta e per poter avere a disposizione tutto il tempo e la lucidità necessari per difendersi. Poco meno di un mese dopo che l'esistenza di un'inchiesta è venuta alla luce il sostituto procuratore titolare del fascicolo ha deciso di procedere con la richiesta di incidente probatorio.
Caramia era presente, sereno dopo l'udienza ha continuato tenacemente a rigettare le accuse: «Mi dispiace soltanto che, in attesa che la vicenda giudiziaria faccia il suo corso, non potrò continuare a celebrare. E non potrò officiare la messa per la Santa Pasqua».R.Gra.
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