Brindisi, la caserma in disuso è in vendita: mezzo milione per un ex monastero

Brindisi, la caserma in disuso è in vendita: mezzo milione per un ex monastero
di Lucia PEZZUTO
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Venerdì 17 Dicembre 2021, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 12:51

La ex Caserma Carafa D’Andria dell’XI secolo, a Brindisi, è in vendita a 535mila euro sul sito della Cassa depositi e prestiti, e potrebbe finire nelle mani di privati. L’immobile, in disuso da anni, è uno dei beni monumentali più antichi della città, conosciuta perché sorge in via Marconi, nel cuore del centro storico e soprattutto perché annessa alla Chiesa e al Chiostro di San Benedetto. La ex Caserma Carafa D’Andria, infatti, nasce come monastero benedettino, dove secoli fa avevano dimora le monache di Santa Maria Veterana, dette anche le Monache Nere di San Benedetto. Oggi questa imponente struttura di oltre 5mila metri quadri, 5.781 per la precisione, compare in bella mostra sul sito immobiliare della Cassa Depositi e Prestiti. La ex Caserma è tra quei beni messi in vendita la cui destinazione d’uso, scrivono, è «commerciale».

L'allarme

A lanciare l’allarme sul futuro di questo immobile di particolare pregio storico è l’Adoc di Brindisi che dice: «Un immobile che rischia di cadere in mano a privati senza garanzie per la collettività circa la futura destinazione d’uso. Non solo: l’immobile per l’ubicazione nel cuore del centro storico, per la vicinanza ad importanti monumenti e per la valenza architettonica meriterebbe un destino diverso». La proprietà è totalmente della Cassa depositi e presiti Immobiliare, e viene descritta nella brochure come un immobile «in posizione strategica, in pieno centro storico e vicino all’area portuale; è adiacente alla monumentale chiesa ed al chiostro di San Benedetto, entrambi costruiti in epoca medievale, e si colloca, inoltre, a ridosso dell’area pedonale commerciale della città. L’immobile è ben collegato con le maggiori direttrici viarie e dista meno di 1 Km dalla stazione ferroviaria e circa 2 km dall’aeroporto della città». Inoltre aggiungono che «l’immobile, costruito sui resti del chiostro del monastero Benedettino d’epoca medioevale, è stato completato nella sua attuale conformazione nel secolo scorso per essere adibito a caserma fino agli anni ’80.

Si sviluppa per tre piani fuori terra per una superficie lorda complessiva (inclusi terrazzi) di 5.781 metri quadri. Gli spazi interni sono caratterizzati da ampi ambienti voltati a crociera che ospitavano gli uffici, ed è dotato di aree cortilizie di pertinenza, di complessivi 890 metri quadri».

L'occasione persa del Comune

Insomma un gioiello dell’architettura a portata di mano. Peccato che il Comune di Brindisi non sia stato in grado di acquisirlo. «La pubblica amministrazione in passato ha impiegato somme ben più importanti per immobili non di pregio rimasti inutilizzati. Stessa sorte rischia l’ex sede della Banca d’Italia - dice l’Adoc -. Sarebbe il caso che la politica riflettesse anche su questo se risulta vero che si vuole rilanciare e riqualificare il centro storico della città». Il bene, originariamente proprietà del Demanio dello Stato, è finito nella Cassa depositi e prestiti proprio perché il Comune di Brindisi non aveva i fondi sufficienti per acquistarlo, pur avendo il diritto di prelazione. Oggi la preoccupazione maggiore è che possa finire nelle mani di qualche privato che voglia farne una struttura turistico-ricettiva demolendone la bellezza e il valore storico. L’allarme è stato lanciato qualche tempo fa anche dall’associazione “Brindisi e le antiche strade”, presieduta da Rosy Barretta, che aveva segnalato al Comune di Brindisi, alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto, nonché alla Prefettura, la situazione. L’ultima volta che si sono aperte le porte della ex Caserma Carafa D’Andria è stato nel 1997, quando la struttura fu utilizzata per ospitare i sopravvissuti della terribile tragedia della nave “Kater I Rades”. Era la notte del 28 marzo 1997 quando la nave albanese fu speronata dalla corvetta della Marina Militare Sibilla, morirono 54 persone, altre 24 non furono mai trovate mentre in 34 sopravvissero. Quei 34 furono ospitati proprio all’interno delle mura della ex Caserma Carafa. Dopo quell’episodio le porte dell’antico immobile si sono chiuse.
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