Amarezza al rione Paradiso per il trasferimento del parroco

Amarezza al rione Paradiso per il trasferimento del parroco
di Maurizio DISTANTE
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Sabato 13 Luglio 2019, 12:48
C'è amarezza tra i fedeli del quartiere Paradiso per il trasferimento a Guagnano dell'ormai ex parroco della chiesa di San Nicola, don Cosimo Zecca. La decisione presa dal vescovo, monsignor Domenico Caliandro, di spostare altrove dopo sei anni il sacerdote che ha combattuto l'illegalità e ha avuto azioni di conforto per i più deboli non è stata presa bene dai parrocchiani, sia per le modalità con le quali si è concretizzata sia per quello che il prete ha fatto in questo tempo con la comunità che gli era stata affidata. La delusione per l'accaduto si è manifestata appena la notizia ha ricevuto dagli ambienti diocesani il crisma dell'ufficialità, suscitando diverse reazioni immediate tra i fedeli.
C'è chi, però, ha scelto la strada della riflessione prima di prendere una posizione netta: i laici del consiglio pastorale della parrocchia di san Nicola, quella presso la quale esercitava il suo ministero don Cosimo Zecca, noto anche come prete antimafia per il suo impegno civile e sociale oltre che religioso, hanno aspettato prima di scrivere una lettera aperta al vescovo Caliandro nella quale hanno chiesto maggiore coinvolgimento nelle scelte riguardanti la comunità, garantendo al contempo un'accoglienza affettuosa e calorosa al sostituto chiamato a prendere il posto di don Cosimo, don Alessandro D'Agostino. «Il dispiacere è grande, l'incomprensione anche scrivono i laici -, non avendo avuto alcuna parola, da nessuno, che accompagnasse questa scelta e la rendesse più accettabile o condivisibile. Sei anni ci sembrano davvero pochi e lo sono realmente se pensiamo al cammino che la nostra comunità sta conducendo anche e soprattutto grazie a don Cosimo. Eppure questi giorni che, come consiglio pastorale, abbiamo desiderato prenderci prima di scriverle hanno fatto emergere quelle che crediamo essere le vere ragioni del nostro dispiacere davanti a questa notizia».
I fedeli danno atto del gravoso compito che spetta ai vescovi in queste occasioni ma chiedono maggiore comunione nelle scelte che riguardano la vita delle comunità, come previsto dal Concilio Vaticano II. «Sappiamo che questa decisione ha comportato difficoltà prima di tutto a lei che si è trovato a interrompere un percorso comunitario che cominciava a entrare nel vivo ma abbiamo comunque la speranza che la nostra parrocchia, la nostra comunità, venga affidata a un altro sacerdote che generosamente, come sempre abbiamo avuto la grazia di vivere al quartiere Paradiso, si spenda senza riserve per il gregge affidatogli».
Dopo aver ribadito piena fiducia al nuovo parroco, don Alessandro, i laici tornano sui motivi della delusione che in questo momento pervade l'intera comunità. «Non vogliamo contestare i poteri che la Chiesa riconosce ai suoi vescovi ma non essere interpellati in alcun modo sulle scelte riguardanti la nostra parrocchia ci lascia un po' attoniti. Sono passati ormai tanti anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II e quest'occasione fa ricordare a noi laici che abbiamo ancora molto da lavorare per rendere concrete e visibili nelle nostre realtà ecclesiali quanto i Padri conciliari augurarono in quegli anni; ci riferiamo al coinvolgimento dei fedeli laici nelle decisioni che riguardano la vita delle comunità parrocchiali. Vorremmo conoscerla di più, Eccellenza, e vorremmo che lei conoscesse di più noi, le attività che portiamo avanti, i nostri ragazzi e le nostre ragazze, che saranno la Chiesa brindisina del domani».
La missiva prosegue sulle stesse note, rimarcando la distanza che separa i fedeli dall'istituzione, e si conclude con un appello affinché i muri diventino ponti, per una Chiesa più aperta e dialogante. «Perché questo accada chiudono -, come laici abbiamo bisogno anche del suo aiuto, della sua presenza, della sua partecipazione. Come vede, Eccellenza, possiamo fermarci al dispiacere provocato da un saluto, per noi, o da una scelta difficile, per Lei, oppure cogliere l'occasione per cominciare a camminare insieme e a dare forma, insieme, alla nostra diocesi».
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