Abusivismo sulla costa, dieci i lidi da demolire

Abusivismo sulla costa, dieci i lidi da demolire
di Francesco RIBEZZO PICCININ
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Sabato 27 Febbraio 2016, 08:55
Arriva la tegola sulla costa nord brindisina. Dal Comune, infatti, sono partite le ordinanze di demolizione per cinque stabilimenti balneari che hanno già ricevuto gli atti di ripulsa alle richieste di condono o i dinieghi alle domande di sanatoria rispetto alle diverse contestazioni urbanistiche mosse negli anni scorsi e mai regolarizzate. In sostanza, e con le varie differenze nei differenti casi, si tratta di opere abusivamente realizzate rispetto allo stato dei luoghi.

Le contestazioni sono già state notificate a lido Arena, lido Arca di Noè, lido San Benedetto, lido del Sole e lido Sant’Anna, ai quali lo scorso anno il settore Attività produttive di palazzo di città aveva revocato la licenza commerciale - insieme a molti altri che poi si sono messi in regola - per la mancanza del certificato di agibilità. Altri quattro o cinque stabilimenti balneari, infatti, nei prossimi giorni riceveranno gli atti di ripulsa o i dinieghi alle domande di sanatoria e subito dopo partiranno altrettante ordinanze di demolizione.


Le ordinanze di demolizione dei primi cinque lidi prevedono l’abbattimento di tutti i manufatti considerati abusivi ed il ripristino dello stato dei luoghi da parte dei titolari degli stabilimenti balneari.
La vicenda, che era tornata a galla anche nell’estate dello scorso anno, in realtà ha una storia decisamente più lunga. Già alla fine del 2013, infatti, si cominciò a temere che l’apertura della gran parte degli stabilimenti balneari fosse a rischio a causa della mancanza dell’agibilità, documento necessario per ottenere la licenza commerciale (insieme al certificato Asl e ad altra documentazione) che ogni lido deve possedere. Per evitare il disastro, però, si era utilizzato un espediente particolare: gli stabilimenti balneari avevano aperto i procedimenti urbanistici e dunque le licenze erano state “prorogate” in attesa del completamento dell’iter, che sarebbe dovuto giungere comunque subito dopo la stagione balneare o al massimo entro la fine del 2014.

Le cose, però, non sono andate in questo modo, se non con alcune e rare eccezioni. Nel frattempo, nell’autunno del 2014, il settore Attività produttive, che aveva bisogno dei certificati di agibilità per completare le pratiche relative alle licenze commerciali, ha avviato la pratica di revoca delle autorizzazioni, non avendo ricevuto le certificazioni urbanistiche richieste. Pratica che si è conclusa nella primavera dello scorso anno con una lunga serie di provvedimenti per quasi tutti gli stabilimenti a parte tre o quattro lidi su 23 concessioni. Problemi che non riguardavano e non riguardano, invece, gli stabilimenti balneari delle forze dell’ordine, considerati come basi logistiche e dunque sottoposti ad un regime differente.

Tra questi, c’era chi aveva (ed ha ancora) problemi col condono o problematiche legate a piccoli e meno piccoli abusivismi o richieste di rinnovo della concessione. Situazioni differenti l’una dall’altra da valutare caso per caso e che, anche lo scorso anno, rischiavano seriamente di compromettere l’estate brindisina.
Molti, alla fine, erano però riusciti a mettersi in regola sanando gli abusi. Una decina, invece, avevano scelto una via differente: la contestazione. E così si erano rivolti al Tar per far annullare la revoca delle licenze. Erano anche riusciti ad ottenere la sospensiva del provvedimento, che in effetti ha consentito loro di proseguire le attività anche la scorsa estate. Una soluzione che si è dimostrata solo temporanea.

Ma le cinque ordinanze non sono le uniche. Altri quattro o cinque stabilimenti balneari, infatti, nei prossimi giorni riceveranno gli atti di ripulsa o i dinieghi alle domande di sanatoria e subito dopo partiranno altrettante ordinanze di demolizione. Il che significa che, alla fine, circa dieci lidi dovranno abbattere a proprie spese tutte le opere in muratura ritenute abusive, adeguando le costruzioni alla normativa vigente. E utilizzando gli spazi loro concessi.
Le contestazioni urbanistiche, tra l’altro, dovrebbero portare anche all’apertura del procedimento di revoca delle concessioni demaniali.
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