L'Università di Bari contro il piano demografico scommette sulle aziende

Il rettore Bronzini: «La visione è diversa rispetto al passato, ora c’è interazione»

L'Università di Bari contro il piano demografico scommette sulle aziende
di Enrico FILOTICO
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Sabato 5 Febbraio 2022, 05:00

La prospettiva che nel 2041 le nostre università possano arrivare a perdere poco meno della metà dei loro studenti è raggelante. I motivi per cui questo potrebbe accadere sono i più vari, basti pensare al calo demografico che ha colpito il paese nell’ultimo decennio e alla celeberrima fuga dei cervelli. Slogan che troppe volte si è rivelato assolutamente vuoto di ogni tipo di contenuto, quasi a voler immaginare nel mondo della globalizzazione un’Italia che trattiene i ragazzi senza capire perché gli stranieri non vengano da noi a rimpolpare le fila di atenei, centri studio e laboratori. Proiezioni o trend, nulla di certo in ogni caso.

Ecco perché intervenendo oggi si può immaginare l'Ateneo di Bari, quinto per dimensioni in Italia e secondo nel mezzogiorno, ancora al centro della scena territoriale e nazionale. Non esiste la formula magica, il Magnifico Rettore dell’Ateneo di Bari il professor Bronzini indica però la via che è quella della programmazione.

Le parole del Rettore

«Se apriamo in Puglia degli ospedali, devo sapere che la richiesta territoriale ospedaliera deve incrementarsi.

E quindi devo scegliere di investire sull’ospedalizzazione. Se investo invece sulla medicina territoriale, perché costruire grandi hub sanitari?». Comincia con un esempio quanto mai attuale l’analisi che il Magnifico Rettore dell’Aldo Moro propone rispetto al momento storico e alle prospettive del futuro, la soluzione indicata è quella di immaginare oggi i passaggi di domani. Unico modo per rendere il percorso universitario non un passaggio ma lo step di un percorso più lungo.

«Non voglio fotografare il momento di oggi attribuendo colpe, se l’esperienza pandemica ha dato un esito positivo e virtuoso è di aver creato relazione. Noi abbiamo sviluppato un’ottima sinergia con il mondo delle aziende con cui abbiamo capito qualcosa di più. Prima facevamo un percorso formativo, lo sottoponevamo alle aziende e loro ci dicevano pregi e difetti. Solo dopo noi intervenivamo nel tentativo di correggere il tiro, senza grandi possibilità visionarie - racconta Bronzini -. Oggi noi abbiamo avviato una politica diversa. Non volgiamo il voto finale, siamo pronti a disegnare i nostri percorsi formativi con le realtà del territorio. Siamo pronti noi ad investire, però in cambio vogliamo idee e visione da chi dovrà parlare con i nostri ragazzi dopo la laurea».

Un sistema che ha smesso di collegarsi

La desertificazione degli Atenei in questi anni è stata solo la testimonianza di un sistema che ha smesso di collegarsi, lasciandosi alle spalle nella gerarchia delle priorità tutto il post-laurea. «Il lavoro intellettuale è il futuro, perché la macchina ha sostituito molti lavori manuali. Quello di cui non può però prendere il posto è il pensatore. Abbiamo bisogno di più laureati, dovrebbe essere una politica cittadina e dell’intero sistema paese». Dopo la pandemia il ritorno al passato sarà cosa non facile, negli anni che hanno preceduto l’emergenza Coronavirus l’Ateneo di Bari ha provato ad essere il principale luogo di aggregazione della città per i suoi studenti. In pochi mesi si è passati alla dinamica diametralmente opposta dell’isolamento per necessità, oggi difficile da cancellare e forse ancora prematuro. Passa anche da qui il ripopolamento dell’Università.

«Noi non possiamo fermare il progresso è praticamente impossibile. Dobbiamo dominarlo. L’università è in presenza, senza se e senza ma. Però pensiamo ai tantissimi adulti che si iscrivono ai nostri corsi per i più svariati motivi, per loro la tecnologia potrebbe davvero venire utile. Voglio i ragazzi in Ateneo, però dobbiamo trarre il meglio dal momento storico». Poi il futuro, «Non dobbiamo riportare in Italia i nostri ragazzi dal Mit di Boston, dobbiamo creare le condizioni perché questi spazi siano attrattivi per docenti di prestigio mondiale, solo così avremo studenti che arrivano da tutto il mondo. Non in Erasmus ma per studiare, restare e aiutarci a migliorare qui». Sulla visione dell’accademia il Magnifico Bronzini ha le idee chiare, «In Puglia abbiamo quattro rettori, quattro Consigli di amministrazione e quattro dipartimenti per diverse discipline. Dovremmo cominciare ad immaginare investimenti che permettano a determinate aree di valorizzarsi senza sdoppiare tutto», conclude il rettore che utilizza il polo tarantino come esempio: «Immaginate il centro storico di Taranto, è di per sé un sito archeologico. Fosse l’unico dipartimento di Archeologia in una determinata area del paese la città sarebbe popolata da tanti studenti pronti a lavorare sul campo. Se così fosse, difficilmente tra 20 anni li ci sarebbero la metà degli studenti che ci sono oggi».

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