Primo maggio festa del lavoro. Quello equamente retribuito, quello precario, quello povero, quello perso, quello che non c'è. Primo Maggio festa dei lavoratori. Dipendenti, autonomi, cassintegrati, in solidarietà, in disoccupazione. Il macrocosmo del lavoro è fatto di tanti volti, di tante persone, di tante storie.
Le storie
Come quella di Marilena De Feudis che, dopo 23 anni in Brsi, ora è a casa, come altri 61 colleghi, in contratto di solidarietà che scade oggi. Quasi certamente ci sarà la proroga di un anno, ma la vita di Marilena, 47 anni, divorziata, con figlia che frequenta il liceo, è cambiata dal 31 dicembre 2021. «Con la solidarietà, tutto si è ridotto e poi il caro-vita, il caro-bollette e ci sono le spese necessarie compreso internet». Marilena non si è data per vinta inviando curriculum e rispondendo a offerte di lavoro. «Il problema è che in ambito informatico, c'è bisogno di una laurea che io non ho e un'età bassa, perché ci sono gli sgravi fiscali per le aziende. Le società informatiche che si stanno insediando a Bari vogliono neolaureati che prendono dal Politecnico, quindi io ho parecchie difficoltà.
Roberto Micheli è l'ultimo in ordine di tempo a essere rientrato nel circuito del lavoro, fino a marzo scorso faceva parte anche lui della Brsi, l'azienda informatica che aveva sede a Bitritto. Si sente quasi un miracolato se alla soglia dei 50 anni ha ripreso a lavorare. Dopo aver inviato decine di curriculum è stato chiamato da Eulogic e dal primo aprile lavora, sempre come tecnico informatico, accanto a quasi trentenni che comunque lo hanno accolto molto bene. «Dopo un anno e mezzo di calvario con il caro bollette, costretto finanche a stoppare il mutuo, tornare nel mondo del lavoro a 50 anni è stato un piccolo miracolo. Abbiamo sistemato metà della barca, mia moglie è ancora fra i 62 di Brsi. La Regione dovrebbe supportarci nella formazione, noi non siamo focalizzati sulla nostra attività, se ci dicessero domani ti riqualifichiamo per fare tutt'altro a noi andrebbe bene ugualmente. Non abbiamo la puzza sotto il naso. Con la dovuta formazione riusciamo a fare tutto, siamo ragazzi con una bella tempra. Io e altri 2 siamo i più anziani in Eulogic. Essere vicino di scrivania al quasi trentenne mi fa capire il motivo per il quale io sono rimasto fermo 1 anno e mezzo, se le aziende vanno alla ricerca di queste persone, allora davvero mi sento fortunato. Mi hanno accolto molto bene».
Molto più difficile la situazione per i 113 ex lavoratori Baritech che hanno un'età media vicina ai 60 anni. «Non è solo un primo maggio amaro, è un anno amaro e non parteciperò ad alcuna manifestazione dichiara Vito Cutrone operaio storico della ex Osram come ha detto il vicesindaco Di Sciascio nel convegno Cgil di qualche giorno fa "abbiamo fallito", c'è poco da aggiungere o analizzare, hanno fallito. Certo io non mi fermo, ma a 61 anni non è che puoi andare a fare il muratore o il contadino o tornare a fare i turni, cosa quest'ultima che però farei pure, non mi tiro indietro. Qui siamo over 60 e qualcuno ha la responsabilità di ciò che è successo e spero possa superare i sensi di colpa per le cose che non sono state fatte». Anche a Nicola De Marinis, ex dipendente Baritech, non sono sfuggite le parole di Eugenio Di Sciascio. Un «fallimento nel senso che non hanno saputo dare delle risposte. Questa sconfitta denota che non c'è una organizzazione per assistere le persone che escono dal mondo del lavoro, soprattutto se hanno una certa età. E' una lacuna di cui bisogna farsi carico e provvedere immediatamente».