“Inchino” davanti al carcere: «Caso da non sottovalutare, piano per controlli serrati»/L'intervista al prefetto Bellomo

Il prefetto di Bari, Antonia Bellomo, spiega l’attuale situazione e cosa si sta facendo per arginare certi fenomeni che sembrano tornare in auge dopo anni di relativa tranquillità

“Inchino” davanti al carcere: «Caso da non sottovalutare, piano per controlli serrati»/L'intervista al prefetto Bellomo
“Inchino” davanti al carcere: «Caso da non sottovalutare, piano per controlli serrati»/L'intervista al prefetto Bellomo
di Elga MONTANI
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Giovedì 29 Giugno 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 06:56

Una morte improvvisa e su cui la famiglia e gli amici nutrono dubbi nei confronti dei carabinieri. Una situazione che in questi giorni in alcuni momenti è sembrata sfuggire di mano. L’incidente in cui ha perso la vita Christian Di Gioia a Japigia, cadendo dalla sua moto nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, continua a tenere banco a Bari. E tra polemiche politiche, minacce più o meno velate ai carabinieri e un corteo funebre in odore di criminalità, in tanti continuano a parlare di Bari come di una città poco sicura. Il prefetto di Bari, Antonia Bellomo, spiega l’attuale situazione e cosa si sta facendo per arginare certi fenomeni che sembrano tornare in auge dopo anni di relativa tranquillità.
Prefetto, le immagini del corteo di moto che scortava il carro funebre per Christian Di Gioia sono salite alla ribalta nazionale. In molti hanno stigmatizzato questo gesto dei familiari e degli amici del 27enne, cosa può dirci al riguardo?
«Che si tratta di un segnale che non dobbiamo assolutamente sottovalutare. Non si tratta però di un problema diffuso, quanto piuttosto di un episodio che è stato circoscritto e sul quale le indagini della magistratura faranno chiarezza e piena luce. Le indagini sono in corso e ci restituiranno l’analisi di quanto accaduto. Di sicuro, è un episodio sul quale dobbiamo tenere alta la guardia. Nel comitato, tenuto nella mattina di martedì, alla presenza anche del sindaco Antonio Decaro, oltre che del questore Signer e dei comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza, abbiamo discusso anche di questo, essendo un segnale su cui è necessario riflettere. Dobbiamo dimensionare i nostri interventi per evitare che possano verificarsi nuovamente episodi di questo tipo. Per il momento, lo ribadisco, è stato un fatto isolato, e credo che la magistratura abbia già tutti gli elementi per fare chiarezza. Ci prepariamo, comunque, ad approntare un controllo del territorio serrato soprattutto per prevenire altri episodi simili».
Pochi giorni fa, subito dopo questo episodio, il viceministro Francesco Paolo Sisto ha invocato la necessità dell’utilizzo dell’esercito per garantire la sicurezza a Bari, avendo definito la città insicura. Ritiene che sia necessario davvero l’utilizzo dell’esercito e che sia percorribile questa strada per garantire una maggiore sicurezza?
«Noi abbiamo già fatto in passato l’esperienza di “Strade Sicure” e abbiamo avuto assegnato in città personale delle forze armate, in base ad un accordo nazionale che ha visto tale presenza non solo a Bari, ma anche in tante altre città capoluogo di provincia. Ovviamente, si trattava di un apporto che serviva a presidiare alcuni luoghi specifici. Sappiamo bene, però, che nei confronti delle attività di organizzazioni e fenomeni criminali più strutturati quello che serve è avere la possibilità di fare indagini ed arrivare ad una certezza del fenomeno e del verificarsi dei fatti. Per quanto riguarda, invece, il controllo del territorio stiamo investendo tutte le unità che abbiamo a disposizione. Il ministro sa che sta assegnando, nel corso di queste settimane, risorse aggiuntive che reintegrano le risorse che invece sono andate in pensione, oltre agli aumenti che aveva promesso nel corso del comitato dello scorso 19 maggio. È chiaro che le risorse in più vengono tutte spese a vantaggio della sicurezza del nostro territorio. Stiamo, comunque, cercando di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo».
Il segretario generale Puglia di Nsc (Nuovo sindacato carabinieri) ha chiesto espressamente, per calmare gli animi e gettare acqua sul fuoco, di divulgare le immagini della sera dell’incidente. Ritiene che possano davvero essere utili a chiarire quanto accaduto e che le immagini possano appianare la situazione?
«Questo aspetto non rientra nella sfera della mia competenza. Le immagini sono in mano agli inquirenti e alla autorità giudiziaria, saranno loro a valutare se sia opportuno o meno renderle pubbliche. Dovrà essere una valutazione a tutela dell’operato del personale intervenuto. La magistratura valuterà la convenienza o meno di divulgare queste immagini, valutando il meglio da farsi nell’interesse della generalità dei cittadini. Il sindacato tutela l’interesse del personale che ha operato, in questo caso i carabinieri, noi invece dobbiamo avere come obiettivo un interesse più ampio che coinvolge la generalità della cittadinanza, e dobbiamo arrivare ad una certezza della fattispecie penale che i magistrati stanno verificando». 

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