Niente risarcimento alla mamma di Ciccio e Tore, i fratellini uccisi e ritrovati dopo oltre 1 anno: «La casa era recintata»

Niente risarcimento alla mamma di Ciccio e Tore, i fratellini uccisi e ritrovato dopo oltre 1 anno
​Niente risarcimento alla mamma di Ciccio e Tore, i fratellini uccisi e ritrovato dopo oltre 1 anno
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Giovedì 26 Ottobre 2023, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre, 20:15

La Corte d'appello di Bari ha negato il risarcimento dei danni alla madre e alla sorella di Francesco e Salvatore Pappalardi, 'Ciccio' e 'Tore', i fratellini di Gravina in Puglia (Bari) scomparsi dalla loro città il 5 giugno 2006 e i cui cadaveri furono ritrovati il 25 febbraio 2008 in un rudere chiamato 'La casa delle cento stanze'.

Il risarcimento era stato chiesto al Comune di Gravina e alla Edilarco, società proprietaria dell'immobile in cui i fratelli si erano recati quel giorno.

Il padre, Filippo Pappalardi, che per la scomparsa fu arrestato con l'accusa di duplice omicidio e occultamento di cadavere e successivamente scagionato da ogni accusa, non si è costituito.

I dettagli

La Corte ha confermato la sentenza di primo grado del settembre 2021 con cui ai familiari era già stato negato il risarcimento: la morte dei due, per entrambi i collegi giudicanti, sarebbe dipesa da caso fortuito. L'immobile, scrivono i giudici nella sentenza di secondo grado, «non era aperto al libero accesso». Il muro di recinzione, alto quasi due metri, «non era facilmente accessibile» ed «era idoneo a impedire l'accesso a terzi». «La circostanza che molti ragazzi - divenuti adulti nel corso del processo - hanno confermato di essersi abusivamente introdotti nell'immobile (per recuperare il pallone o anche per gioco), come correttamente ritenuto dal Tribunale, non consente di inferirne la conoscibilità e prevedibilità dell'evento da parte del custode», si legge nel provvedimento.

«Neppure i genitori dei ragazzi - scrivono i giudici - erano a conoscenza della frequentazione abituali del fabbricato da parte di questi ultimi». E ancora: «L'abusiva intromissione nell'altrui proprietà, chiusa al libero accesso, non consente di invocare la prevedibilità dell'evento». I fratellini «hanno fatto ingresso in un immobile recintato e visibilmente abbandonato e fatiscente, dando luogo alla fattispecie dell'uso anomalo della cosa in custodia», circostanza che escluderebbe la responsabilità altrui.

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