Granchio Crocifisso, il nuovo rischio: «Così monitoriamo il mar Adriatico»

Granchio Crocifisso, il nuovo rischio: «Così monitoriamo il mar Adriatico»
di Alessandra RICCO
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Lunedì 23 Ottobre 2023, 12:18 - Ultimo aggiornamento: 12:22


Non abbiamo fatto in tempo a metabolizzare la presenza del granchio blu nel nostro mare che ecco spuntare nell'Adriatico il "Granchio Crocifisso". La nuova specie aliena, "Charybdis feriata", è stata pescata a inizio mese a largo di Senigallia (An). Si tratta di un granchio Portunidae, nativo dell'Indo-Pacifico occidentale. Quali rischi corre ora il nostro mare e come si fa a monitorarne l'eventuale presenza anche in Puglia? Lo abbiamo chiesto a Lucrezia Cilenti, ricercatrice Cnr Ispa Foggia, che da oltre 20 anni si occupa di specie aliene nell'Adriatico.


«Negli ultimi decenni l'introduzione di specie esotiche invasive è stata riconosciuta come un grave problema ambientale a livello mondiale, per l'impatto che generano su biodiversità, ecosistemi, economia e salute umana spiega Lucrezia Cilenti -.

Attualmente nell'Adriatico pugliese, oltre al granchio blu americano, troviamo anche Dyspanopeu sayi, un granchio di fango che decima le cozze in allevamento, anch'esso di origine atlantica americana. Per quanto riguarda il granchio crocifisso, pur essendo come gli altri portunidi alieni, estremamente adattabile a diversi ambienti, in grado di sopravvivere ad ampi sbalzi di temperatura e salinità, al momento se ne registra una presenza sporadica nei nostri mari e non viene considerata una specie invasiva. Questo perché, per innescare la riproduzione, che avviene in mare, il granchio crocifisso ha bisogno di temperature comprese tra 27 e 33 °C, e salinità pari a 35 ppm. E le condizioni ambientali dell'Adriatico non ne consentono lo sviluppo dell'intero ciclo vitale».

Il consiglio: non abbassare la guardia

Detto questo, però, non bisogna abbassare la guardia, il monitoraggio rimane necessario. «Va portato avanti, però, con chi vive il mare tutti i giorni dice -, organizzando campagne ad hoc sui pescherecci e somministrando questionari agli stakeholder. Sono necessarie, inoltre, campagne per sensibilizzare i cittadini».
In generale, sottolinea la ricercatrice Cnr, la presenza di specie aliene nei nostri mari rappresenta una minaccia per la biodiversità degli habitat invasi e per le attività produttive legate ad essi (pesca, acquacoltura, servizi ecosistemici in genere). «Sono specie estremamente voraci e aggressive. Oltre all'uso alimentare (anche il granchio crocifisso è commestibile come quello blu), non esiste attualmente una filiera per lo smaltimento». Ecco, dunque, che è importante continuare a monitorare il nostro mare. E la Puglia non vuole farsi trovare impreparata.


«Stiamo portando avanti il progetto Prin "Trophyc", di interesse nazionale. Punta a identificare e testare indicatori standardizzati su larga scala dell'impatto ecologico delle specie aliene invasive. Il fine conclude - è individuare strategie efficaci di controllo e mitigazione, colmando le lacune conoscitive che esistono i».
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