Siria, la giornalista sfida i terroristi: selfie in strada ad Aleppo con un cartello "JeSuisCharlie"

Siria, la giornalista sfida i terroristi: selfie in strada ad Aleppo con un cartello "JeSuisCharlie"
di Federica Macagnone
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Domenica 11 Gennaio 2015, 17:42 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 09:24
Dopo l'attentato realizzato dai fratelli Kouachi nella sede di Charlie Hebdo ha pubblicato su Twitter un'immagine che è stata condivisa da oltre 2mila utenti.



Come hanno fatto milioni di altre persone sui social network, anche lei ha condiviso con il mondo il suo dolore e la sua indignazione. «Anche noi abbiamo tanti terroristi. E veniamo uccisi per la nostra libertà» ha scritto la giovane donna che brandiva un cartello con lo slogan "Je suis Charlie". Il "piccolo" particolare che rende unico il suo tweet è che l'immagine postata è stata scattata in pubblico in una strada di Aleppo, in Siria, città tra le più pericolose al mondo, divisa dal luglio 2012 tra le zone dei lealisti fedeli a Bashar al-Assad, a ovest, e quelle dei ribelli, a est.



«So cosa vuol dire aver paura ed essere uccisi ingiustamente da terroristi criminali. Condivido il vostro dolore. Io sono siriana. Sono Charlie» ha twittato il giorno dell'attacco Erhaim Zaina, giornalista di 29 anni, che ha scelto di non postare una semplice foto di solidarietà scattata al sicuro dal chiuso della sua stanza, ma di rischiare coraggiosamente in prima persona, scendendo in strada ed esponendosi pubblicamente.



Il tutto in una zona ad alto rischio dove ogni giorno le forze aeree del presidente siriano attaccano le zone dei ribelli, provocando migliaia di morti, e dove i ribelli contrattaccano con proiettili e razzi artigianali, provocando anch'essi centinaia di morti.



Erhaim Zaina, oltre che sul suo account Twitter, è presente anche su Instagram, dove condivide le foto della sua città distrutta. La televisione francese Ftvi, nel dicembre scorso, le aveva dedicato un ritratto. «Zaina Erhaim è un Ufo - si diceva nel servizio – Giornalista, laureatasi prima della rivoluzione, ha scelto di tornare a vivere in Siria nel momento in cui tutti tentavano di scappare. Una anomalia. Da otto mesi si è stabilità definitivamente ad Aleppo, grande città nel nord della Siria, dopo aver viaggiato, per la sua professione, nei Paesi più pericolosi del mondo».