Ha utilizzato i soldi della Rsa di una congregazione religiosa per spese personali, feste. E quando gli ammanchi sono venuti a galla e le suore proprietarie della struttura hanno deciso di allontanarla, lei ha trovato un escamotage per continuare a incassare: ha fondato una società parallela e con questa ha stipulato un contratto di affitto, continuando di fatto a gestire la residenza nel quartiere Aurelio. Poi, avrebbe iniziato a prelevare denaro: in tutto, avrebbe sottratto almeno 553mila euro. O almeno, sono queste le accuse mosse dal pm Francesco Basentini, che ha appena firmato un avviso di conclusione delle indagini a carico della donna. Le accuse sono truffa e appropriazione indebita.
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Truffa alla Rsa di suore, la vicenda all'Aurelio
La struttura è la Rsa “Casa delle religiose di Nostra Signora del Sacro Cuore di Issoundun”.
Per farlo avrebbe ignorato la raccomandata che le sarebbe stata consegnata a mano il 10 dicembre 2021, nella quale la congregazione le comunicava di porre fine alle trattative in corso per l’affitto. Il contratto porta la data del 30 dicembre 2021 e non sarebbe stato nemmeno comunicato all’Ente. In questo modo, sottolinea il pm, l’indagata avrebbe continuato «a gestire la Rsa nella nuova veste di titolare della società divenuta affittuaria e a compiere operazioni bancarie, appropriandosi delle risorse economiche». Avrebbe effettuato «diverse e numerose spese di tipo personale», tra le quali la retta scolastica dei nipoti, regali e organizzazione di feste in occasione di ricorrenze familiari. Il 9 febbraio 2022, pochi giorni prima della revoca della procura, avrebbe disposto operazioni di giroconto a favore della sua società. In tutto, secondo l’accusa, avrebbe sottratto almeno 553.560 euro. Ora il prossimo passo della Procura potrebbe essere una richiesta di rinvio a giudizio.