Reddito di cittadinanza, cosa succede ora? Subito 350 euro al mese per chi si iscrive ai corsi.

In 169 mila da agosto senza sostegno. Palazzo Chigi: «Polemiche pretestuose»

Reddito di cittadinanza, cosa succede ora? Subito 350 euro al mese per chi si iscrive ai corsi
Reddito di cittadinanza, cosa succede ora? Subito 350 euro al mese per chi si iscrive ai corsi
di Francesco Malfetano
4 Minuti di Lettura
Lunedì 31 Luglio 2023, 09:41 - Ultimo aggiornamento: 16:17

La stagione del reddito di cittadinanza si è conclusa quattro giorni fa con l’ultimo accredito sui conti di 169mila percettori “occupabili”. Le polemiche (e le proteste) invece, sono destinate a proseguire. Da agosto in poi infatti l’assegno mensile per coloro che sono considerati in grado di lavorare non sarà più erogato, con il risultato che - al netto di distorsioni dovute al lavoro nero - decine di migliaia di aspiranti lavoratori si ritroveranno senza alcuna entrata mensile. Soprattutto nelle aree dove lo strumento è più diffuso quindi, si temono manifestazioni violente.

Reddito di cittadinanza, Napoli, Roma e Palermo le città con più sospensioni. La mappa: Sicilia la Regione più colpita

Una minaccia concreta che, mentre nella maggioranza c’è chi prova ad accelerare sull’istituzione di una commissione d’inchiesta sui controlli effettuati dall’Inps, spinge il governo a ragionare su una modifica ai sostegni - ridotti - che sostituiranno dal prossimo mese la vecchia formulazione del reddito di cittadinanza.

Le province pugliesi sono tra quelle che perdono più "sostegni". Lecce è la 14esima provincia per numero di assegni persi: 2.939. A Bari sono 2.569, a Taranto 2.183, a Foggia 1.794.

IL SUPPORTO
Il cosiddetto assegno di Supporto alla formazione e al lavoro (350 euro al mese per un massimo di 12 mesi) potrebbe non essere erogato dall’inizio della partecipazione a un corso di formazione, come previsto originariamente dalla riforma introdotta da ministero del Lavoro, ma non appena vengono esauriti tutti gli adempimenti formali. Vale a dire quando viene apposta la firma del patto personalizzato di servizio ai centri dell’impiego, l’iscrizione presso tre Agenzie per il lavoro e l’iscrizione a un corso di formazione.

Una scorciatoia per gli “esodati del reddito” su cui il governo starebbe ragionando poiché mancano ancora i decreti attuativi che dovrebbero far partire la piattaforma Siisl (Sistema Informativo per l’inclusione Sociale e lavorativa) prevista dalla legge che introduce l’Assegno di inclusione in sostituzione del Reddito di cittadinanza dal 2024 e il Supporto alla formazione e il lavoro da settembre 2023.

In attesa della piattaforma che dovrebbe comunque arrivare a breve, sarà in pratica sufficiente concludere gli adempimenti formali (e non l’effettivo inizio del corso) per avere diritto all’assegno. Con un però: la somma sarà effettivamente erogata solo quando la piattaforma e i corsi saranno davvero partiti. In ogni caso, spiegano fonti vicine a chi nell’esecutivo ha seguito da vicino l’iter, i percettori avranno diritto a ricevere gli arretrati. Lo stesso anche nel caso in cui chi perde il reddito stia già frequentando un corso di formazione-tirocinio e quindi è già preso in carico dal centro per l’impiego. 

Un escamotage necessario per evitare situazioni limite, per quanto l’esecutivo continui a difendere le proprie scelte, bollando come «pretestuose» le proteste di opposizioni e sindacati. 

La maggioranza governa «con l’algoritmo della cattiveria», «dichiara guerra ai più fragili» mentre «aiutano evasori e disonesti», dimostra «arroganza e mancanza di empatia»: il tenore delle parole di Partito democratico, Movimento cinque stelle e alleanza Verdi e Sinistra. Critiche che però palazzo Chigi, per bocca del sottosegretario per l’Attuazione del programma di governo, Giovanbattista Fazzolari, rispedisce al mittente ribadendo, ad esempio, che «la modifica voluta dal governo tutela i fragili. Le persone che perderanno oggi il reddito di cittadinanza, lo avrebbero perso anche con la norma dei grillini».

LA COMMISSIONE
Intanto cresce in maggioranza la fronda di chi, accodandosi all’idea lanciata da FdI, vuole istituire una commissione d’inchiesta parlamentare contro Pasquale Tridico. L’accusa nei confronti dell’ex presidente Inps è quella di non aver attivato i controlli e le verifiche sui percettori del Reddito di cittadinanza. Una fattispecie tutta da verificare che se da un lato, spiegano da via della Scrofa, è «stata avanzata senza troppe riflessioni in risposta agli attacchi dell’opposizione», dall’altra solletica e non poco gli alleati di governo. Anche Forza Italia si è infatti spinta a sostenere con forza una qualche azione. Il senatore azzurro Maurizio Gasparri ad esempio, propone una variante rispetto alla commissione parlamentare ad hoc «per evitare che si perda tempo» (l’istituzione richiede una legge e un’approvazione da parte di Camera e Senato), avallando un’indagine conoscitiva da parte delle Commissioni Lavoro di Camera o Senato. Ipotesi che al momento, anche in nome delle parole di pochi giorni fa di Sergio Mattarella rispetto alle commissioni su Covid, Emanuela Orlandi e David Rossi (le Camere che «non devono sovrapporsi ai pm»), rischiano di finire in un nulla di fatto. Per quanto si tratti di legittime iniziative parlamentari infatti, la premier Giorgia Meloni non sembra aver avallato la proposta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA