Bonus bollette, pensioni e fisco: le prime misure del Governo Meloni. Il tempo corre. E Giorgia Meloni sembra non volerne perdere. Anche perché i dossier lasciati sul tavolo dal governo Draghi sono molti e urgenti. A partire da quelli economici. Saranno proprio questi a dover essere affrontati per primi. Giancarlo Giorgetti, ministro in pectore dell’economia, li conosce già bene, visto che è stato uno dei principali ministri economici anche del governo Draghi.
Al Tesoro molto probabilmente sarà affiancato da Federico Freni come sottosegretario, che pure ha lavorato fino all’ultimo minuto ai decreti emergenziali. Al ministero dell’Economia dovrebbero arrivare anche Maurizio Leo come vice ministro con la delega al Fisco, il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, come sottosegretario in quota Forza Italia e Alessandro Colucci, in rappresentanza di Noi Moderati, la gamba centrista di Maurizio Lupi.
I primi passi
L’impegno più immediato, sarà l’approvazione di un decreto “bollette” o, in alternativa, l’uso del decreto aiuti ter in discussione in Parlamento, per prorogare gli aiuti a famiglie e imprese. Fino ad oggi il governo Draghi ha speso quasi 66 miliardi per proteggere imprese e famiglie, almeno in parte, dall’aumento dei prezzi dell’energia. Senza queste risorse, ha spiegato la Banca d’Italia, l’inflazione sarebbe salita di un altro punto. Dunque la Meloni e Giorgetti ripartiranno proprio da qui, dalle bollette. Una parte delle misure emergenziali scadranno a novembre. Nell’ultimo consiglio dei ministri, Mario Draghi ha prorogato lo sconto sulle accise di benzina e diesel fino al 18 novembre. Lo scudo dovrà essere ulteriormente allungato per evitare un rincaro immediato di 35 centesimi per gli automobilisti. Ma a fine novembre verranno meno anche gli aiuti contro il caro bollette per le imprese. Si tratta del credito di imposta fino al 40 per cento sui costi energetici pagati dalle aziende ed estesi nell’ultimo decreto aiuti anche a bar e ristoranti con consumi a partire da 4 chilowattora.
In realtà quello del credito di imposta è un meccanismo che non piace molto alle imprese per la difficoltà di “monetizzare” lo sconto fiscale con il sistema bancario.
La pensione
Il Governo Meloni lavora alla cosiddetta "Quota flessibile" che consente di mandar ein pensione gli ultrasessantenni (tra 61 e 66 anni) che raggiungano con i contributi versati quota 100 o 102 in modo aritmetico ma con un requisito minimo di 35 anni di contributi.
Le risorse
Probabile anche che il nuovo governo decida di non impiegare tutte le risorse (potrebbero bastarne la metà per il decreto di novembre) per lasciare un po’ di fieno in cascina per la manovra di bilancio che sarà il vero banco di prova. Per il prossimo anno serviranno almeno 40 miliardi e, al momento, disponibili ce ne sono la metà. C’è da coprire l’adeguamento alle pensioni che costa almeno 8 miliardi. Ci sono da finanziare anche per il prossimo anno le misure sulle bollette, che costano 14 miliardi ogni tre mesi. C’è da fronteggiare l’aumento del costo del debito pubblico. E ci sono i contratti dei dipendenti pubblici da rinnovare, per i quali servirebbero 10 miliardi. Senza contare alcuni impegni presi in campagna elettorale da onorare, come una nuova flessibilità in uscita per evitare che dal primo gennaio del prossimo anno si torni alla legge Fornero. Pur volendo rimandare qualche dossier, servirà una manovra da almeno 30 miliardi. Da finanziare, è la sfida, senza scostamenti di bilancio. Ma nelle prossime settimane il governo Meloni dovrà occuparsi a tempo pieno anche dell’attuazione del Pnrr. Per ottenere la rata di 21,9 miliardi entro fine anno andranno raggiunti tutti e 55 gli obiettivi previsti. Trentadue sono stati già raggiunti e altri 21 sono in linea. Ma per due il lavoro non sarà semplice: l’attuazione della legge sulla concorrenza e della fine del mercato tutelato del gas. Quello che solo qualche giorno fa l’Arera ha chiesto di mantenere in vita.