IL PUNTO SUL TARANTO Ma questa non è la play station

IL PUNTO SUL TARANTO Ma questa non è la play station
di Giovanni Camarda
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Martedì 12 Gennaio 2016, 16:46

Ci vorrebbe un po’ di equilibrio, anche nella comunicazione. In quattro giorni si passa dal clima idilliaco da famiglia del Mulino Bianco a insulti pesanti da regolamento dei conti, con aggettivi che fanno male più degli schiaffi. Taranto indegno, per la società; scandaloso, per il tecnico. Tutti spiazzati da una prestazione che invece è coerente con la gestazione tumultuosa di un gruppo nato due volte. Chi si sorprende della discontinuità dei rossoblù, sa poco di calcio. E comunque non sa che le squadra non si inventano ma si costruiscono, possibilmente un passo alla volta.



Il Taranto invece è stato considerato alla stregua di una formazione da play station, pensando che per incanto potesse funzionare tutto alla perfezione. Sbagliato. Errori ne sono stati fatti in estate (organico non all’altezza dei programmi) e a dicembre, quando si è ritenuto di poter tranquillamente ripartire da zero, inserendo una caterva di individualità di livello ma azzerando il pur esiguo bagaglio di affidabilità messo insieme nei mesi precedenti.

Adesso è come se il Taranto stesse affrontando la sua fase di preparazione precampionato, solo che ogni volta che scende in campo ci sono tre punti in palio. Questa si chiama improvvisazione: può andare bene, se si è fortunati; ma anche male. In campo ci sono limiti vistosi dettati anche dalla scarsa conoscenza reciproca. È inevitabile. Fanno fatica a riconoscerli anche tifosi, commentatori, telecronisti che difficilmente azzeccano un cognome.

Non è colpa loro, è che devono abituarsi ai volti, alle movenze, ai tocchi. Ieri in tv, lunga discussione sulla scelta di Campilongo di lasciare fuori inizialmente Ciarcià: poi, al gol del Fondi, si sono invece accorti che l’ex Virtus Francavilla era in campo e aveva perso un “pallone sanguinoso”. Disorientato, del resto, appare anche Campilongo che, letteralmente, non sa darsi spiegazioni e concorda con la linea della società. Ma il tecnico è il primo responsabile delle prestazioni dei suoi: lui invece le commenta come se fosse uno spettatore o l’azionista di maggioranza.

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