Treni e auto, che sfida: tanti fondi, tempi stretti

Treni e auto, che sfida: tanti fondi, tempi stretti
Treni e auto, che sfida: tanti fondi, tempi stretti
di Beppe STALLONE
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Giovedì 30 Novembre 2023, 14:37 - Ultimo aggiornamento: 14:57

Andante moderato. Volendo utilizzare un tempo musicale, forse sarebbe questo quello più consono per comprendere come aziende, enti, amministrazioni stanno affrontando la transizione green che comprende un po’ tutte: quella tecnologica, quella ambientale, quella energetica. Transizione che investe in pieno il settore dei trasporti e della mobilità con tutto ciò che ne consegue per i settori industriali direttamente interessati, come quello dell’automotive, dove la deadline per il motore endotermico è fissata al 2035. Da allora le uniche auto nuove che potranno circolare nell’Unione europea saranno quelle elettriche o alimentate a idrogeno che non producono emissioni di CO2. E a proposito di idrogeno presto avremo treni a idrogeno nella nostra regione. La Puglia si è aggiudicata quasi 14 milioni di euro per la costruzione di tre infrastrutture di rifornimento sulle ferrovie Lecce-Gallipoli, Novoli-Gagliano e Casarano-Gallipoli e ha ottenuto anche 24 milioni di euro per l'acquisto del nuovo materiale rotabile. Come tutti i progetti che attingono ai fondi del Pnrr anche questi dovranno essere conclusi entro il 30 giugno 2026. Una scadenza tutto sommato vicina. 

«Le scadenze imposte da importanti somme messe a disposizione dal Pnrr sicuramente necessitano di una rapida scelta – sostiene Matteo Colamussi, presidente di Asstra Puglia e Basilicata e direttore generale delle Ferrovie Appulo Lucane – è evidente che da questo punto di vista il vecchio governo aveva sbagliato i conti sull’offrire opportunità. Se avessero interloquito di più con gli stakeholder non sarebbe andata così. Oggi il problema vero non è quello di aggiudicare l’acquisto di materiale rotabile o di autobus, oggi si fa fatica a garantire tutte quelle condizioni necessarie per poter alimentare queste nuove forme di energia». Come dire che bisogna fare molto attenzione a tutto ciò che serve nel momento in cui si punta sui mezzi alimentati a idrogeno o elettrici. Il rischio di avere poi costi di gestione molto alti c’è tutto. «Le politiche green non devono essere considerate solo sui mezzi ma anche sulle infrastrutture. In Puglia e soprattutto in Basilicata, le aziende di trasporto compiono passi importanti. A mio avviso non esiste una ricetta perfetta, non c’è un modello da seguire, io credo che la capacità dei management deve essere quella di misurare le necessità e attraverso quella misurazione poter proporre la soluzione meglio sostenibile dal punto di vista ambientale e nel rapporto costi/ricavi». In Puglia sono 5 gli operatori ferroviari con una rete che è seconda in Italia per lunghezza, vengono serviti 151 comuni su 250. A oggi c’è solo una impresa che ha goduto del finanziamento di quasi 38 milioni di euro per i treni a idrogeno ed è Ferrovie del Sud Est. «Onestamente credo che sia solo e soltanto un buon inizio, perché quando si realizzano questi progetti le imprese hanno necessità di realizzare economie di scala. Con due treni soltanto, quando questo processo sarà concluso, i costi di gestione saranno elevati. Non possiamo e non dobbiamo fermare la transizione ma dobbiamo soltanto essere oculati nel compiere scelte che la possano rendere sostenibile da vari punti di vista». Colamussi la transizione green l’ha fatta non con i treni a idrogeno ma con quelli alimentati a batteria. «Noi con le Ferrovie Appulo – Lucane siamo stati i primi in Italia e forse anche in Europa che in una tratta che va da Altamura ma che servirà i servizi urbani di Matera, entro il 2026 faremo circolare treni a batteria. Raggiungiamo emissioni zero e garantiamo energia in autoproduzione».

La transizione è senza dubbio un fatto epocale e la strada per giungere ad emissioni zero appare comunque complessa e lunga. In Italia c’è un parco auto circolante di 40 milioni di veicoli, il 99,9% è alimentato da carburanti fossili, i motori elettrici sono 158mila e costano parecchio. Nel 2030 il 70% dei motori sarà ancora endotermico. «L’Automobile Club non è contro l’elettrico, l’Aci studia, approfondisce – dichiara Francesco Sticchi Damiani presidente di Aci Lecce - invece di parlare solo di elettrico parliamo di biocarburanti (bio-metano e bio-diesel) che ci permettono di intervenire utilizzando il parco circolante esistente. Sono in crescita gli Hvo, (carburanti prodotti da materie prime al 100% rinnovabili). Il motore elettrico sembra destinato a diventare la tecnologia di elezione per i veicoli commerciali e leggeri, mentre l’Hvo e l’idrogeno potranno essere preferiti dove l’elettrificazione è più complessa, camion, autobus, trasporto pesante, treni, navi e aerei. Abbiamo bisogno di tempo per arrivare a questa transizione tecnologica. Per questo dobbiamo tenere aperte tutte le strade. Tenendo conto che non esiste la ricetta perfetta. Ogni prodotto ha le sue criticità. Il fine ultimo è quello delle emissioni zero. Bisogna intraprendere delle strade multiple, poi sarà la tecnologia, il mercato a stabilire quale la migliore».

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