Tumori, a Taranto trend in calo ma la media è più alta che nel resto di Puglia

La platea al convegno di Legambiente sulla decarbonizzazione tra ambiente e salute
La platea al convegno di Legambiente sulla decarbonizzazione tra ambiente e salute
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 19 Novembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 09:46

«Abbiamo sostanzialmente il permanere di alcuni eccessi di rischio per tutte le cause di decesso, per tutti i tumori maligni, per il tumore del polmone e per altre forme tumorali. Eccesso di rischio vuol dire che i tassi di mortalità nel sito contaminato di Taranto, sono i più alti nel confronto regionale e provinciale. Questo vale per la mortalità, l’incidenza dei tumori e l’ospedalizzazione».

Lucia Bisceglia, dirigente medico di Aress Puglia (Agenzia regionale strategica per la salute e il sociale), in un colloquio con Quotidiano, a margine del convegno di Legambiente sulla decarbonizzazione dell’acciaio svoltosi l’altro ieri, scatta la foto sullo stato di salute a Taranto partendo dal sesto studio Sentieri pubblicato a gennaio e aggiornato al 2017. Ma i dati sono confermati anche nell’aggiornamento al 2020.

La tendenza

Situazione ancora critica, dunque, «ma - chiarisce subito Bisceglia - in realtà noi vediamo che il trend, l’andamento temporale di questi tassi, soprattutto per i ricoveri, è in netto miglioramento nel tempo. E d’altronde ce lo aspettiamo. Tuttavia, anche scendendo, anche con un sostanziale miglioramento, il tasso di Taranto rimane leggermente più alto. E c’è uno studio importantissimo su Taranto, pubblicato nel 2019, che ha dimostrato che alla riduzione dell’inquinamento atmosferico di origine industriale si associa la riduzione dei tassi di mortalità. Le patologie sono tutte preoccupanti. C’è un profilo di salute - prosegue Bisceglia - che è complessivamente alterato e abbiamo eccessi di rischio collegati ad un’esposizione cronica, che viene da tanti anni di inquinanti ambientali, e quindi abbiamo forme tumorali come quelle delle polmone che in entrambi i sessi risulta in eccesso sia dal punto di vista dell’incidenza, quindi nel numero dei nuovi casi ogni anno, che da quello della mortalità.

E poi abbiamo importanti eccessi sulle malattie respiratorie, soprattutto croniche, e su quelle cardiovascolari. Un dato abbastanza nuovo che rientra nell’indagine Open Salute Puglia - aggiunge - è quello delle cronicità. Per diabete, ipertensione, scompenso cardiaco e malattie respiratorie croniche, la provincia di Taranto ha sistematicamente dati più elevati rispetto alle altre province. Non c’è solo un tema di mortalità e di ricoveri, ma anche di un carico di malattie croniche che a Taranto è più elevato».

I dati infantili

I bambini, in questo contesto, purtroppo presentano degli eccessi di rischio nell’incidenza sia per il complesso dei tumori infantili che, in particolare, per le leucemie. Questi dati - ribadisce Bisceglia - sono stati pubblicati nell’ultimo rapporto dell’Asl di Taranto sul Registro Tumori che ha seguito i bambini nel periodo 2010-2019, quindi sono dati piuttosto recenti. Abbiamo anche lì qualche evidenza di un minimo di riduzione che si aggira attorno allo 0,6 per cento anno, però il dato complessivamente della provincia e del Sin mostra per i bambini dati ancora elevati».

Il futuro

Sul come fronteggiare la situazione, Bisceglia dice che «abbiamo adottato recentemente nell’ambito della procedura di riesame dell’Aia», cioè l’Autorizzazione ambientale che riguarda l’ex Ilva, «una strategia integrata per la valutazione del danno che guardava agli aspetti epidemiologici e tossicologici che se accompagnasse la nuova procedura di Autorizzazione ambientale e quindi sottoponesse prima dell’approvazione dell’Aia, a valutazione di impatto, le misure previste, ci aiuterebbe a capire se tutti gli elementi che possono rappresentare una criticità per la salute della popolazione tarantina, sono stati in qualche modo gestiti. Le valutazioni di impatto - afferma Bisceglia - servono a gestire preventivamente. La nostra posizione è che tutte le Aia dovrebbero essere preventivamente sottoposte a questo. Ma la legislazione italiana non prevede la valutazione di impatto nell’Aia e la Puglia è l’unica regione che la legiferato in questo senso. È rimasta anche unica. Sarebbe necessario chiarire il quadro istituzionale in cui collocare questa procedura in modo da sottrarla anche ai controlli e ai contenziosi».

«Probabilmente a breve la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, grazie soprattutto al lavoro di Arpa Puglia - dichiara a Quotidiano Vito Bruno, direttore generale di Arpa - deciderà se i temi della salute possono entrare nel procedimento per il rilascio dell’Aia. Noi non abbiamo nulla contro la decarbonizzazione, anzi spingiamo perché questo avvenga, ma siccome il processo non parte, e sono ormai anni che non parte, dobbiamo chiaramente occuparci di quello che succede oggi in attesa che la decarbonizzazione arrivi. Ci è stato detto che partiva a settembre, poi si é andati avanti, adesso non si sa quando si parte. Ci sono problemi di risorse». Secondo Bruno, «c’è molta attenzione sul termometro, quello che facciamo noi organi di controllo, e poco sul medico, cioè sulla cura. Invece noi dobbiamo occuparci molto della cura. Sulla quale vedo tanta confusione. Perché nulla é ancora partito e da quello che si legge, non ci sono progetti chiari, nè risorse».

Introdurre limiti più severi per gli inquinanti già nell’Aia ex Ilva senza aspettare norme ad hoc? «L’Oms - afferma Bruno - su questo si è già espressa prendendo atto del lavoro degli organi tecnici regionali e condividendolo. Non abbiamo più bisogno di andare all’Oms perché si è già espressa formalmente. Quello che dobbiamo fare oggi, è provare a portare nei procedimenti autorizzatori queste tematiche e a chiedere ovviamente per questa città dei limiti più bassi che, secondo me, non solo avranno l’effetto di tutelare la salute ma di spingere il medico ad iniziare le cure, perché non è semplicemente col termometro che si curano le malattie». 

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