Un hub di ricerca nel Tecnopolo: progetto da riprendere subito e rilanciare

L'ex deposito dell'aeronautica, indicato come possibile sede del Tecnopolo
L'ex deposito dell'aeronautica, indicato come possibile sede del Tecnopolo
di Domenico PALMIOTTI
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Domenica 27 Novembre 2022, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 09:38

«È davvero preoccupante che sinora non si sia dato seguito al progetto del Tecnopolo a Taranto. Come Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro abbiamo registrato con dispiacere questa battuta d’arresto. Il fatto che si sia interrotto prematuramente l’impegno del Governo Draghi certo non ha aiutato. Ora abbiamo un nuovo esecutivo che però deve anzitutto concentrarsi su urgenze ed emergenze del Paese ed affrontare alcune situazioni. Difficile, quindi, recuperare il discorso del Tecnopolo a Taranto prima di un po' di tempo, ma noi ci ripromettiamo di farlo». Tiziano Treu, giuslavorista, è stato in anni passati ministro del Lavoro, ministro dei Trasporti e commissario straordinario dell’Inps. Dal 2017 presiede il Cnel, organo di rilievo costituzionale che assicura consulenza a Governo e Parlamento in materia di economia e di lavoro. Come presidente del Cnel, Treu ha seguito due iniziative dedicate al Tecnopolo del Mediterraneo di Taranto. Entrambe ospitate dal Consiglio, a Roma, nel 2020 e nel 2021. Con Treu, Quotidiano riprende il filo del discorso dopo gli approfondimenti fatti nelle scorse settimane.

La storia del centro di ricerca

Il Tecnopolo è stato pensato per favorire ricerca scientifica e industriale, messa a punto di nuove applicazioni, sviIuppo economico in chiave sostenibile, trasferimento di conoscenze e competenze tra Università e imprese affinchè quest’ultime crescano e ne nascano di nuove. Il punto, però, rimane quello già evidenziato: nonostante la legge di bilancio del 2019 e un impegno di spesa di 9 milioni di euro, il Tecnopolo è rimasto sulla carta. Non si é mosso nulla. Lo statuto del Tecnopolo, firmato dal presidente Sergio Mattarella, è sulla Gazzetta Ufficiale da aprile 2021 ma gli organi di amministrazione (da alcuni ritenuti sovradimensionati) non sono mai stati nominati. Competenza, questa, che tocca al Governo. Nel frattempo, le imprese e il mondo universitario che avevano visto con favore l’idea, restano in attesa che la situazione prima o poi si sblocchi.

Lo sblocco atteso

Praticamente c’è da fare tutto. «Noi - spiega Treu a Quotidiano - abbiamo creduto nell’impresa e nell’idea del Tecnopolo, tant’é che abbiamo fatto due convegni specifici in due momenti diversi. Ci furono presenze autorevoli e l’ex ministro Enrico Giovannini si è anche impegnato molto. Al Cnel registrammo che pure le imprese e le autorità locali davano sostanza a quest’idea ritenendo importante che si facesse una rete tra imprese, Università e istituzioni». Forse, professor Treu, il fatto che il Tecnopolo del Mediterraneo sia stato pensato in un’area del Sud, a Taranto, non ha aiutato. «Ma no - risponde il presidente del Cnel -. Taranto era ed è solo la base fisica ma il Tecnopolo si muove a livello internazionale, non è affatto una cosa locale. E la mission internazionale la si vedeva nella proiezione dei rapporti con l’area Euromed e il Nord Africa. Insomma, c’erano tutti gli ingredienti giusti per far decollare il progetto. Aggiungo: fare un hub di ricerca di questo tipo è coerente con le indicazioni del Next Generation EU e del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Poi, stiamo dicendo tutti - e nessuno l’ha smentito a partire dall’Europa - che bisogna prestare molta attenzione nel superare i divari oggi esistenti, prova ne é che il 40 per cento delle risorse sono assegnate alle aree del Sud. E allora se il Mezzogiorno va messo in prima fila, il Tecnopolo è un volano eccezionale. È assolutamente in linea con quest’impostazione. Lo ripeto: le condizioni per farlo ci sono».

I tempi

Tuttavia, osserva Treu, questo non è proprio il momento adatto per riaprire il dossier Tecnopolo. Bisogna farlo a gennaio o forse anche dopo. «È inutile riparlarne adesso - sostiene il presidente del Cnel -. Adesso siamo tutti centrati sulla legge di bilancio, giustamente aggiungo, e bisogna anche accelerare le ultime battute del Pnrr. Quindi adesso non é possibile. Noi però siamo sin d’ora disponibili a rilanciare la questione. Ci crediamo e se necessario potremmo ospitare un altro incontro al Cnel che resta una buona base di confronto e di diffusione delle idee. Possiamo anche invitare i ministri del nuovo Governo. Sono persone competenti. A breve - annuncia Treu - dovró vedere il ministro Raffaele Fitto che si occupa del Pnrr e dei fondi per la coesione, anche se per il Tecnopolo non è che siano necessarie tante risorse pubbliche perchè ci dovrà essere il coinvolgimento delle imprese e delle strutture di ricerca. Fitto è il ministro giusto, penso, con cui poter dialogare. Ma possiamo interessare anche i ministri Adolfo Urso e Anna Maria Bernini, che hanno le deleghe alle Imprese e all’Università e ricerca. Sono persone competenti entrambe. Cercheremo di coinvolgerle così come abbiamo fatto con i ministri che c’erano prima, parlo di Mara Carfagna per il Sud e la coesione ed Enrico Giovannini per le Infrastrutture». 

 A Taranto il Tecnopolo è al palo mentre a Bologna, pochi giorni fa, il presidente Mattarella e il ministro Bernini hanno inaugurato, nel Tecnopolo, Leonardo, un supercalcolatore di livello mondiale come capacità: 240 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Leonardo, in sostanza, fa in un secondo il volume di operazioni che potrebbero fare tutti gli abitanti della terra. Ma ad una condizione impossibile: farle tutti insieme e per un anno di fila. La macchina, che pesa 340 tonnellate, aiuterà progetti di ricerca, uso scientifico ed applicazioni industriali. Per Bernini, Leonardo e Tecnopolo consolidano Bologna come capitale Data Valley. «A Bologna - rileva Treu - il Tecnopolo c’è già da tempo. Ci ha lavorato l’ex ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, quando era assessore regionale in Emilia, e ora in questo contesto hanno inserito una nuova iniziativa. Lì si è andati avanti perchè c’é stata anche una Regione più operativa, mettiamola così, ma il Tecnopolo di Taranto è un’idea simile”. “Su come strutturare il progetto a Taranto, i dettagli sono da discutere - afferma Treu in conclusione -, ma il quadro che era stato delineato mi sembrava buono: imprese di alto livello, differenziate, filiere diverse e innovative, coinvolgimento di ricerca e Università, obiettivi di sostenibilità. Di Taranto mi sono occupato anni fa da ministro del Lavoro. Per le vicende dell’ex Ilva rimane un luogo critico ma questa del Tecnopolo è una bella alternativa».

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