Ceneri pericolose, sotto sequestro la centrale Enel di Brindisi
Sigilli anche a Ilva e Cementir /Gli indagati

Ceneri pericolose, sotto sequestro la centrale Enel di Brindisi Sigilli anche a Ilva e Cementir /Gli indagati
4 Minuti di Lettura
Giovedì 28 Settembre 2017, 12:58 - Ultimo aggiornamento: 21:57
Una vasta operazione in materia ambientale che coinvolge la centrale termoelettrica Enel di Cerano a Brindisi, la Cementir e l'Ilva in amministrazione straordinaria a Taranto è in corso da questa mattina ad opera della Guardia di Finanza del capoluogo jonico che ha effettuato sequestri ingenti. Secondo quanto accertato dai militari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Lecce, i tre colossi avrebbero violato alcune norme del settore ambiente. Sarebbe emerso inoltre un traffico illecito di rifiuti lavorati senza autorizzazione. Questo avrebbe portato alla formazione di proventi illeciti.     
I militari della Guardia di finanza di Taranto hanno eseguito il sequestro preventivo, con facoltà d'uso e l'obbligo di seguire prescrizioni, della centrale Enel "Federico II" di Cerano, a Brindisi. Nel provvedimento sarebbe contestata la qualità del tipo di ceneri arrivate alla Cementir di Taranto per produrre cemento, risultate non in linea con le norme di legge. Oltre alla centrale Enel di Cerano, i militari della Guardia di finanza hanno sottoposto a sequestro per traffico di rifiuti anche lo stabilimento di Taranto Cementir Italia spa e i parchi Loppa d'altoforno, nastri trasportatori e tramogge di quest'ultima fabbrica e del siderurgico Ilva di Taranto. Per tutti i siti è stata disposta la facoltà d'uso provvisoria per un termine non superiore ai 60 giorni.
Due i filoni su cui si è concentrata l'attività della Procura: da un lato la commercializzazione delle ceneri prodotte a Cerano e vendute alla Cementir; dall'altro la cessione degli scarti di lavorazione dell'acciaio, la cossiddetta "loppa", anch'essi venduti all'azienda di produzione del cemento. Nel primo caso, l'accusa per i dirigenti Enel è di aver venduto indifferentemente ceneri prodotte dalla combustione del carbone, considerate non inquinanti, e quelle prodotte invece dalla combustione di idrocarburi, che invece rappresentano un pericolo per l'ambiente (contengono infatti vanadio, mercurio e ammoniaca). Il tutto eludendo la normativa relativa al corretto smaltimento dei rifiuti, che avrebbe permesso a Enel di risparmiare oltre mezzo miliardo di euro nell'arco di cinque anni, dal 2011 al 2016. Le ceneri commercializzate in questo modo ammontano a circa 2,5 milioni di tonnellate.
Accuse simili a Ilva: i rapporti con la Cementir avrebbero riguardato la vendita della cosiddetta "loppa di altoforno", che secondo l'azienda rappresenta un sottoprodotto della lavorazione dell'acciaio; per la Procura, invece, è un vero e proprio rifiuto e come tale andrebbe trattato. La "loppa", che contiene scaglie di ghisa, materiale lapideo, profilati ferrosi, pietristo e loppa di sopravaglio, veniva invece venduta all'azienda di produzione del cemento, che la trattava (attraverso un processo di "deferrizzazione") pur non avendo specifice autorizzazioni nell'Autorizzaione integrata ambientale.
Gli indagati, a vario titolo dirigenti delle tre società, sono complessivamente 31. I reati ipotizzati sono quelli di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata.

Gli indagati:
Giovanni Mancini (Savona), Enrico Viali (Svizzera), Giuseppe Molino (Novara), Paolo Pallotti, (Roma), Luciano Pistillo (Rovigo), Antonino Ascione, Portici (Na), Francesco Bartoli, Calcinate (Bg), Fausto Bassi (Pistoia), Fabio Marcnero (Genova), Fabio De Filippo (Lecce), Carlo Aiello (Brindisi), Mario Ciliberto (Roma), Giuseppe Troiani (Rieti), Leonardo Caminiti (Genova), Mauro Ranalli (Roma), Leonardo Laudicina (Spoleto), Paolo Graziani (Roma), Vincenzo Lisi (Brindisi), Nicola Riva (Milano), Bruno Ferrante (Lecce), Enrico Bondi (Arezzo), Piero Gnudi (Bologna), Corrado Carrubba (Roma), Enrico Laghi (Roma), Luigi Capogrosso (Manduria), Salvatore De Felice (San Giorgio Jonico), Adolfo Buffo (Taranto), Antonio Luppoli (Mottola), Ruggiero Cola (Taranto), Marco Adelmi (Taranto), Tommaso Capozza (Grottaglie).


Sulla vicenda, intanto, Enel in una nota precisa: «Enel Produzione apprende dei provvedimenti di sequestro emessi questa mattina a carico di Cementir e dell’Ilva, che hanno interessato anche la centrale di Brindisi Cerano. I provvedimenti relativi alla centrale di Enel Produzione riguardano l’uso delle ceneri nell’ambito di processi produttivi secondari. Enel Produzione confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi e presterà ogni utile collaborazione alle Autorità inquirenti. Il provvedimento di sequestro non pregiudica la corretta operatività della centrale, nel rispetto di prescrizioni coerenti con il modello operativo di Enel Produzione».

La nota di Cementir: «In merito all'indagine in corso da parte della Procura di Lecce circa un preteso «traffico illecito di rifiuti», la società Cementir Italia, proprietaria dello stabilimento di Taranto, «rivendica la correttezza del proprio operato ed esprime piena fiducia nel lavoro della magistratura, auspicando una rapida soluzione della vicenda». Cementir Italia «rileva di avere acquistato regolarmente ceneri da carbone per lo stabilimento di Taranto, il cui impiego, peraltro del tutto marginale, è cessato del tutto all'inizio del 2016. Per quanto riguarda la loppa, il suo utilizzo nella produzione del cemento è ammesso e disciplinato da un'Autorizzazione Integrata Ambientale, cui Cementir Italia si è sempre attenuta» si legge in una nota della società. Cementir Italia «presterà ogni utile collaborazione all'operato dell'autorità inquirente e si riserva di tutelare i propri interessi nelle competenti sedi qualora fosse provata la non conformità alle prescrizioni di legge del materiale fornitole da terze parti» conclude

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA