Muti, sfuriata sui Maneskin: «Bruciamo i ponti con la cultura e i media parlano dei Manescot»

Il maestro Riccardo Muti
Il maestro Riccardo Muti
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Giovedì 9 Novembre 2023, 20:01

Riccardo Muti, il grande direttore d’orchestra, commentando la ventilata vendita, a Vittorio Veneto, della casa natale di Lorenzo Da Ponte, il librettista di Mozart, non si è sottratto, come abitualmente fa, all’obbligo di rivolgere un pensiero al maestro tarantino Giovanni Paisiello, un operista che lui ama ascoltare e che predilige eseguire, contagiando del morbo di questo suo entusiasmo le nuove generazioni con le quali quasi quotidianamente lavora.

La polemica


Il riferimento agli idoli del presente è sempre farina del sacco di Muti: «La casa di Lorenzo Da Ponte è in vendita ed è una vergogna. Parliamo di uno scrittore e poeta che dovrebbe essere studiato al liceo. E non parliamo della casa di Paisiello o di Verdi. Stiamo bruciando i ponti con la cultura italiana e i media ci parlano dei rapper, dei Maneskin o Maneskot».

Furibondo come lo è da tempo nei confronti della dissipazione della cultura, bene primario del Belpaese, il maestro, metanapoletano e metamolfettese, non parla sotto dettatura di una sorta di sciovinismo regionale (uno dell’Adriatico, uno dello Jonio ma ugualmente pugliesi i due musicisti) e neppure sotto la pressione di ciò che su questo mare sta accadendo.

Forse neppure lo sa, anche se è in grado di immaginarlo. Cinque anni fa dopo un pressante movimento di opinione (in cui grande parte hanno avuto gli Amici della musica ed il loro presidente Paolo Ruta) finalmente si prende la decisione di mettere mano, nella città vecchia, al restauro della casa in cui la famiglia Paisiello ha vissuto dando agio poi a concedere il proprio nome ai luoghi vicini (il vico, l’arco).

Il progetto della casa-museo

Il progetto è quello di farne una casa-museo, come tante altre in Italia. Il Consiglio regionale finanzia l’opera di restauro. Ed è stata Francesca Franzoso, allora in carica come consigliere, a formulare la proposta accogliendo le istanze dei melomani tarantini. 
Ai nastri di partenza, come in ogni cantiere che si rispetti è già noto il giorno della consegna: 1 aprile 2021. Pochi giorni fa un altro consigliere tarantino, Vincenzo Di Gregorio (Pd), ha reso noto la nuova data per la consegna. Dopo tanti slittamenti (il più recente, il 31 ottobre scorso), dovuti ad intoppi di vario genere, è fissata adesso al 21 giugno 2024. Una data non casuale perché è il giorno del solstizio d’estate ed insieme la Festa della musica che si celebra in tutta Europa. Sarebbe magnifico. Poi si dovrà formulare un bando per realizzare e gestire il progetto di fruizione del museo, augurandosi che quel progetto finisca per una volta nelle mani di chi lo merita. E poi, e poi: nessuno può prevedere cosa accadrà. 
Ma siccome la città ha molto da farsi perdonare da Giovanni Paisiello (in primo luogo la devastante e deprimente battaglia, negli anni Cinquanta, per il monumento), la speranza è che finalmente metta giudizio. Anche perché è come se Riccardo Muti fosse alla finestra a guardare. Anzi lo è. E le bacchette, per uno di quegli incanti che il teatro d’opera riesce a fare, potrebbero diventare strumento per bacchettate.

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