Michele Misseri pronto a tornare a casa: enigmi, bugie e ricostruzioni 14 anni dopo il delitto di Avetrana

Michele Misseri pronto a tornare a casa: enigmi, bugie e ricostruzioni 14 anni dopo il delitto di Avetrana
di Mario DILIBERTO
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Sabato 10 Febbraio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio, 14:21

C'era una volta la tranquilla Avetrana, cittadina semisconosciuta di seimila anime accomodata nel cuore del Salento, proprio sul confine tra le province di Taranto e Lecce. Nell'agosto del 2010 quel paese fatto di case bianche e basse venne sostituito dalla “brutta Avetrana”, patria del delitto della povera Sarah Scazzi e del pozzo dei veleni che avrebbe generato il brutale assassinio di quello scricciolo biondo.

La “brutta Avetrana” divenne famosa in tutto il mondo, insieme al volto angelico sorridente della 15enne Sarah e a quelli più arcigni della cugina Sabrina e degli zii Michele Misseri e Cosima Serrano.

I tre personaggi chiave di una storiaccia che quattordici anni dopo la cittadina salentina sperava di essersi messa alle spalle. Recuperando la sua storica tranquillità. Domani, invece, in paese tornerà a fare capolino l'enigmatico zio Michele. Ha scontato otto anni in carcere per aver cercato di nascondere il delitto, facendo sparire il cadavere della nipote. Secondo i giudici quel torrido 26 agosto del 2010 furono le due donne di casa Misseri a strangolare Sarah, armate della rabbia cucinata in un crogiolo di invidie e gelosie familiari. Sabrina e Cosima per l’esecuzione della quindicenne sono all’ergastolo.

Dicono di essere innocenti. Zio Michele, invece, da domani sarà libero, nonostante da anni si professi unico colpevole. Fu lui a squarciare il velo di omertà che per oltre 40 giorni coprì il tragico destino di Sarah, svanita nel nulla mentre si recava proprio a casa Misseri. L’uomo confessò dinanzi al pm Mariano Buccoliero, durante un interrogatorio drammatico. Portò gli investigatori al pozzo di contrada Mosca. In quella cisterna interrata, quasi colma di acqua, aveva lanciato il cadavere della nipote. Disse di averla uccisa nel garage della villetta di via Deledda, proprio dove da domani dovrebbe tornare a vivere. Sette giorni dopo cambiò il suo racconto, infilando sulla scena del delitto la figlia Sabrina. La ragazza finì in cella a soli 22 anni. Da allora dal carcere è uscita solo per le udienze del processo chiuso con la condanna all’ergastolo per lei e la mamma. Michele, poi, ha cambiato di nuovo versione, accollandosi l’omicidio e scagionando la figlia. Disse di aver assassinato la quindicenne dopo aver avvertito un forte calore alla testa. Gli investigatori, però, non hanno creduto alla sua storia. Ed hanno ricostruito un puzzle di rapporti e veleni, fatto di diversi volti.

Tra bugie e silenzi

I giudici, infatti, dopo la prima luce sul delitto accesa da Misseri, hanno abbandonato al suo destino il contadino dalle “mille verità”. E hanno scritto una verità processuale, schivando bugie e silenzi. Un quadro sinistro in cui la saga di Avetrana si è arricchita progressivamente di diversi personaggi. In prima fila la silenziosa Concetta, la mamma di Sarah in grado di nascondere al mondo il dolore per la scomparsa di Sarah. Il giovane Ivano Russo, il ragazzo che avrebbe attirato le attenzioni delle cugine, incrinandone involontariamente quel legame di quasi sorelle che le legava. E poi Alessio Pisello, il volto mite della comitiva che si era formata intorno alle due ragazze. Oppure Anna Pisanò, testimone chiave per l’accusa capace di cogliere una sera le confidenze compromettenti di una insolitamente disattenta Sabrina. Un puzzle di facce che Avetrana vuole dimenticare, ma con il quale ha già cominciato a fare nuovamente i conti. Giusto da quando si è sparsa la notizia della imminente liberazione di zio Michele. Il nemico pubblico ora è tornato lo spettro della “brutta Avetrana”, con il suo carico di dolore a braccetto con l’inevitabile circo mediatico. Il desiderio, invece, è quello di mantenere vivo il ricordo di quella ragazzina e della sua giovane vita spezzata da una rabbia fatta di rancore e veleni.
(ha collaborato Nazareno Dinoi)

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