«Ilva, flop del Governo. Nessun piano di rilancio». Per Chiarelli il decreto prova tre anni di fallimento

«Ilva, flop del Governo. Nessun piano di rilancio». Per Chiarelli il decreto prova tre anni di fallimento
3 Minuti di Lettura
Venerdì 15 Gennaio 2016, 10:50

«Un decreto che non rilancia la fabbrica e non risolve la crisi». Questo il pensiero del deputato tarantino Gianfranco Chiarelli all’indomani del voto in aula sul decreto salva Ilva. Mentre il segretario generale della Uilm Rocco Palombella, insiste sulla necessità di varare un nuovo piano industriale per uscire dal tunnel in cui le acciaierie tarantine sono entrate oramai da tre anni. Una richiesta che probabilmente il sindacato metterà sul taolo il 20 gennaio al prossimo confronto già convocato presso il Ministero dello Sviluppo.



«Al momento nessuno conosce i contenuti di un nuovo piano industriale che possa guardare al futuro siderurgico del gruppo. Ecco perchè permangono incertezze sulla prospettiva industriale e il sindacato deve continuare a tenere alta la guardia» - ha scritto Rocco Palombella, nell’articolo a sua firma pubblicato da “Fabbrica Società”, il giornale dei metalmeccanici della Uil.

«Come sindacato - ha ribadito - permane la nostra preoccupazione sul futuro industriale dell’intero gruppo siderurgico e del sito di Taranto in particolare. È evidente che per i nostri concorrenti europei chiudere Ilva significherebbe risolvere a discapito dell’Italia il problema della sovrapproduzione di acciaio in Europa. Il processo di ristrutturazione e risanamento della fabbrica - ha spiegato Palombella - deve puntare su una newco caratterizzata dalla presenza statale con quella dei privati per il mantenimento della attuale configurazione del gruppo». Obiettivo lontano anche alla luce delle ultime misure adottate dal Governo. Almeno questo è il pensiero del deputato Gianfranco Chiarelli che con i colleghi del gruppo dei Conservatori e Riformisti ha votato contro il testo alla Camera.

«È ormai chiaro che il Governo sia in piena confusione su Ilva. Il nono decreto - ha detto ieri il parlamentare - è l’ennesimo tentativo di rincorrere i provvedimenti della magistratura, conferma la assenza di una qualunque strategia, e certifica il pieno fallimento di ogni azione finora intrapresa, compresa la gestione commissariale. Non potevamo che votare contro un provvedimento che continua solo a prendere tempo, senza alcuna concreta possibilità di garantire il rilancio dell'azienda e la contestuale ambientalizzazione dello stabilimento». Chiarelli, poi, punta il dito contro chi a Taranto ha accolto con favore le misure governative.

«Che colleghi della maggioranza esprimano soddisfazione rientra nel gioco delle parti, più difficile - ha commentato - comprendere l'entusiasmo di chi, rappresentando una importante categoria economica del territorio. L'impressione - ha aggiunto - è che, ancora una volta, si preferisca coltivare il proprio orticello. Si continua a tendere il cappello rinunciando, per convenienza o per incapacità, ad essere protagonisti del cambiamento con proposte concrete. Ritengo che, anziché festeggiare per la estensione della platea di chi potrà accedere al fondo di garanzia, senza che ciò risolva realmente le tante sofferenze dell’appalto Ilva, sarebbe più utile per tutti occuparsi di un piano industriale serio e concreto».

Intanto a Genova, dove è divampata la protesta degli operai del gruppo, lunedì Fim e Uilm non scenderanno in piazza per scioperare. I due sindacati hanno spiegato la loro posizione dopo l’assemblea in fabbrica con i loro iscritti, segnando le distanze con la Fiom-Cgil».

© RIPRODUZIONE RISERVATA