Ilva, Di Maio convoca il confronto: Mittal presenterà il piano-bis

Ilva, Di Maio convoca il confronto: Mittal presenterà il piano-bis
di Tiziana FABBIANO
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Venerdì 27 Luglio 2018, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 16:33
Addendum. O piano bis sull'Ilva di Taranto. Lunedì ArcelorMittal svelerà nel dettaglio quali sono le proposte migliorative rispetto alla proposta originaria del piano ambientale già approvato dal precedente Governo. Lunedì la società «avrà la possibilità di presentare a tutte le parti interessate il suo piano» ha confermato il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economioc Luigi Di Maio annunciando la prosecuzione della trattativa con i privati che hanno vinto la gara per l'acquisizione di Ilva.
Per lui la proposta aggiuntiva «non è ancora soddisfacente» ha ribadito ancora ieri Di Maio. Il riferimento è alla parte occupazione della proposta aggiuntiva consegnata la settimana scorsa ai commissari e poi al ministro da ArcelorMittal.
La convocazione dell'incontro non è però relativa alla trattativa sindacale finalizzata al necessario accordo con le organizzazioni dei lavoratori. Si tratta, invece, di quello che Di Maio ha definito tavolo interistituzionale, in cui ci saranno le parti interessate alla vertenza Ilva ma non esclusivamente le organizzazioni sindacali.
Nè la convocazione del Mise di lunedì comporta un'apertura totale e il via libera a Mittal. Lo ha ribadito, ancora una volta ieri, lo stesso vice presidente del Consiglio dei Ministri: «Lavoriamo su due fronti: con ArcelorMittal e allo stesso tempo anche all'evenienza di ritiro in autotutela della gara qualora la legge mi dirà di farlo».
Le critiche alla gestione della gara su Ilva piovono dal Mise che ieri ha detto: «il vero pastrocchio l'ha fatto la parte pubblica non ArcelorMittal». Ha poi aggiunto: «Il vero grande tema è che la gara è stata fatta male dai miei predecessori, non è stata interpretata male dal privato - ha continuato - il classico esempio in cui si creano incertezze sul mercato perché si scrivono male le gare e ne risente un privato».
I rappresentanti di ArcelorMittal che l'altro ieri hanno incontrato il ministro Di Maio «fanno il loro lavoro che è quello di voler entrare in Ilva, ma non posso affidare uno stabilimento di questa importanza ambientale e occupazionale a un'azienda senza avere certezze che è tutto in regola», ha concluso il ministro.
E il caso Ilva è terreno di ruggini non solo tra il vecchio e il nuovo Governo ma anche tra gruppi politici. Ieri, in Commissione Attività Produttive, il Sottosegretario Crippa ha risposto alla interrogazione del deputato del Partito Democratico Benamati. E ha scatenato la reazione del deputato tarantino del Movimento 5 Stelle, Gianpaolo Cassese. Benamati o è poco informato sui fatti oppure li utilizza strumentalmente per attaccarci, omettendo che già nella riunione con le organizzazioni sindacali del territorio che ci fu nei giorni precedenti alla formazione dell'Esecutivo, a cui fa esplicito riferimento nella interrogazione, noi portavoce del Movimento 5 stelle evidenziammo le gravi criticità presenti nel contratto di cessione. Un contratto che, è bene ricordare, fino a quel momento fu tenuto immotivatamente secretato dal governo in carica, sia alle istituzioni che agli stessi sindacati e che riuscimmo a recuperare con una semplice visura camerale pochi giorni prima dell'incontro, precisa il deputato. Non si tratta certamente di attestarsi il merito di aver capito che troppe erano le ambiguità su cui fare luce, troppi i punti poco chiari su cui indagare, come anche il Ministro Di Maio ha evidenziato in aula recentemente.
Di parere opposto un'altra deputata tarantina, Vincenza Labriola di Forza Italia che si chiede quale sia la strategia del governo sull'Ilva: «Chiudere tutto o salvare il sito produttivo e gli assetti occupazionali?». «Duole riconoscere che ai disastri di Renzi e Gentiloni vanno ad aggiungersi quelli dell'esecutivo in carica, guidato sul fronte Ilva da uno dei vicepremier», aggiunge. E conclude: «Basta teatro, basta con i colpi di scena a ripetizione di Di Maio. Buona politica significa scelte avvedute e coerenti, ma anche coraggio, serietà e trasparenza. Caratteristiche che non sembrano appartenere a chi ci governa».
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