Fabio, la famiglia e la paura della malattia in fabbrica. «Lascio Ilva a 40 anni, farò il fotografo»

Fabio, la famiglia e la paura della malattia in fabbrica. «Lascio Ilva a 40 anni, farò il fotografo»
di Alessio PIGNATELLI
4 Minuti di Lettura
Martedì 16 Ottobre 2018, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 18:39

Fabio Galeone, una moglie e due figli piccoli, ha 40 anni. Da 19 è in Ilva, ogni giorno dalla sua Massafra alla zona industriale: si occupa di impianti di condizionamento. Anzi, si occupava. Perché proprio oggi firmerà la transazione per l'esodo incentivato con cui dirà addio definitivamente alla fabbrica. Una decisione sofferta aiutata dalla grande passione per la fotografia: investirà definitivamente quel gruzzoletto in uno studio già avviato da poco.
Tanto entusiasmo ma altrettanta paura per una scelta complicatissima. Fabio da oggi sarà un ex frigorista dell'Ilva di Taranto. Tecnicamente il suo ultimo giorno sarà il 31 dicembre dopo quasi vent'anni da operaio. «Eppure non ho mai voluto lavorare lì, c'era sempre la speranza in un modo o nell'altro di trovare un'alternativa. Il primo giorno che ho messo piede nello stabilimento lo ricordo bene nonostante il tempo sia passato: sono rimasto tremendamente colpito da quanto fosse colossale. Quanto fosse pericoloso l'ho scoperto man mano. In quegli anni le strade erano disastrate, poi i Riva, comunque se ne dica, hanno apportato dei miglioramenti».
L'operaio appena ventenne è un ragazzo che all'epoca ha tanti sogni per la testa. Passioni che vengono smorzate, quasi anestetizzate dalla routine di ogni giorno: «Io sapevo dal primo giorno che non sarebbe stato il mio ultimo lavoro ma soltanto un passaggio. Poi però mi sono fossilizzato con quel benedetto posto fisso. Come se mi fossi addormentato».
Una sorta di catalessi da cui Fabio si risveglia nel 2012. È il terremoto che sconvolge la gestione dei Riva, un sequestro di alcuni impianti cui seguirà un processo giudiziario tuttora in corso. Una serie di notizie e vicissitudini che smuovono la sua coscienza: «Avevo e ho ancora il terrore dei problemi di salute. Ma anche delle condizioni di sicurezza. Non voglio dire che non si lavorava in sicurezza ma è sempre un'acciaieria e può succedere qualcosa che non dipende da te, magari da un fattore esterno non prevedibile in una frazione di tempo. E allora pian piano ho ripreso la mia vita. Ho iniziato a covare una nuova avventura che si è concretizzata, dapprima, l'anno scorso: ho aperto con i miei risparmi un piccolo studio fotografico coniugando entrambe le attività con grandi difficoltà».
Un percorso naturale che sfocerà nella firma ufficiale della transazione di oggi. Si chiude una porta definitivamente. O, meglio, la chiuderà direttamente lui: «Una decisione comunque difficile, sia chiaro. Uno stipendio fa sempre comodo, è stata una scelta soffertissima. Ne ho parlato con mia moglie e lei è stata d'accordo. Siamo ancora preoccupati, non ci dormo la notte ma a un certo punto dovevo fare una scelta. Non sono assolutamente vicino alla pensione, sono proprio nell'età di mezzo dove non ti prende nessuno. Però ho voluto prendere il problema di petto, ho visto ciò che desideravo davvero. Forse l'avrei dovuto fare venti anni fa, prima di entrarci in Ilva. I miei figli quando ho dato la notizia sono stati contentissimi. Vedevano la mia infelicità in quel posto soprattutto negli ultimi tempi».
Una nuova vita non certo a cuor leggero ma quando Fabio pensa ai suoi due colleghi che «hanno fatto la mia stessa scelta pur non avendo alternative, penso che sono stati ancora più coraggiosi di me» si schermisce. O, probabilmente, s'infonde ancora più coraggio.

Perché dall'esterno è facile parlare, chi ci vive e ci lavora conosce perfettamente il bilico tra un progetto a lungo termine e condizioni difficoltose e pericolose: «Alla fine stiamo scommettendo sul futuro, è una vittoria per tutti. Uso il plurale perché ci metto dentro la mia famiglia. Credo che non me ne pentirò per niente. Anche se lo studio non dovesse andare bene, mi rimboccherò le maniche ma là dentro in Ilva non ci entrerò più. E comunque mi sentirò realizzato per questa scelta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA