Case da abbattere e foresta: Tamburi, piano per rinascere

Case da abbattere e foresta: Tamburi, piano per rinascere
di Alessio PIGNATELLI
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Venerdì 15 Novembre 2019, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 12:00
«Lo studio è in stato avanzato, c'è stato un piccolo stop durante l'estate perché abbiamo richiesto nuove valutazioni sullo stato dei terreni e carotaggi per sostanziare ancora meglio la proposta dello studio Land. Parallelamente, lavoriamo ai nuovi alloggi che sostituiranno le case parcheggio: le distribuiremo in vari rioni per evitare l'effetto di ghettizzazione che c'è stato al rione Tamburi». L'assessore ai Lavori pubblici, Ubaldo Occhinegro, coglie così i due aspetti più delicati del quartiere più complicato di Taranto. Da una parte, la riqualificazione attraverso la riforestazione urbana, dall'altra l'abbattimento di ruderi simbolo di un difficile processo di amalgama. Il progetto al momento è questo, e sono perciò escluse - sulla carta - ipotesi più drastiche come il vero e proprio svuotamento dei Tamburi. Quando presentò alla comunità jonica il suo progetto di riforestazione urbana del quartiere delle ciminiere, il 31 maggio di quest'anno, l'archistar - anche se odia questo appellativo - Andreas Kipar confessò di essersi approcciato «con rispetto» e anche con «una certa paura di risvegliare speranze che non potevano essere esaudite».

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Sei mesi fa, non sei anni fa, di certo la situazione non era così esplosiva e la vertenza ArcelorMittal sembrava avere piedi per terra. Certo, i residenti del rione Tamburi non potevano essere tranquilli. Figuriamoci oggi. A due passi da quei fumi e da quei camini - costruiti successivamente alle case - i cittadini devono convivere con la fabbrica da decenni. Come Fabio Cocco, che vive lì da venticinque anni e lavora nello stabilimento. Dalla veranda di casa sua il camino E312 sembra caderti addosso. «Si vive in un clima di rabbia e preoccupazione, ci hanno negato di tutto». Qualche anno fa, racconta, piantarono oltre 200 lecci tra le case parcheggio e il cimitero: «Ogni tanto vado a vederli, per curiosità. Solo pochi stanno crescendo regolarmente. Spero che il progetto della riforestazione sia più ambizioso e sarei soddisfatto solo se lo associassero alla chiusura della fabbrica. Altrimenti, che senso ha? Sarebbero soldi buttati, ho 46 anni e ne ho sentite tante su questo quartiere».
Ecco spiegate quelle parole di Kipar: oltre all'inquinamento, bisogna abbattere la sfiducia accumulata in decenni. Il progetto dello studio internazionale Land è avveniristico e allo stesso tempo mutua l'esempio della regione tedesca della Ruhr lasciando alla Natura l'arduo compito di mitigare le nefandezze umane di anni e anni. Natura come forza prorompente capace di andare oltre le falde contaminate e i terreni inquinati: querce, pioppi, girasoli e cascate d'acqua contro diossine, pcb e furani. Una riqualificazione di un'area di 154mila metri quadrati che costerà 6,8 milioni di euro. Quello che caratterizza i lavori di Kipar è la direttiva working with Nature, lavorare con la natura e affidarle i suoi benefici fitoterapici. Il modello da mutuare è Krupp Park five hills park a Essen, in Germania. Sarà un percorso a tappe, la fase di sperimentazione dirà quali piantumazioni saranno più appropriate e l'acqua sarà un altro fattore fondamentale con il pompaggio della falda contaminata, il trattamento e il suo riuso sia per il lavaggio del terreno insaturo contaminato, sia per la subirrigazione con tubi drenanti. Oltre al buono, si penserà al bello perché, come spiegato dall'architetto, la bonifica «deve essere visibile, deve coinvolgere i cittadini». Perché oltre alla deturpazione del paesaggio, c'è quella degli occhi.
Nell'analisi dello studio Land, l'area del progetto è descritta come un vuoto urbano degradato che presenta fenomeni di emergenza sociale e degrado urbanistico. Per realizzare questo ampio polmone verde posto a cinta protettiva del quartiere a ridosso dello stabilimento siderurgico, occorrerà demolire 216 case parcheggio in evidente degrado. «I tempi sono abbastanza brevi, il disciplinare è stato firmato in regione Puglia e Arca jonica ci presenterà i progetti delle nuove aree che saranno divise in sette lotti e distribuite nei vari quartieri della città - ribadisce l'assessore Occhinegro - Ci saranno piccoli nuclei di 20 o 30 alloggi per un totale di 216. Adesso partirà un piano di partecipazione e coinvolgimento con tutti gli assessorati e i residenti. Stiamo pianificando incontri ed eventi per accompagnare questo processo complesso che impatta sulle vite delle persone».
Ma la riconversione abbraccia diverse zone del rione. L'assessore ricorda che nelle schede del Cis, il Contratto istituzionale di sviluppo, si prevedono la risistemazione di strade, piazze e verde con due lotti in progettazione avanzata, il potenziamento dell'impiantistica sportiva, la riprogettazione del lungomare terrazzato sul Mar Piccolo. Un tentativo globale per trasformare quell'area svalutata e svilita ma con tanta voglia di rinascere.
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