Italia, la vittoria è dolce e sofferta. Immobile e Pellè, gli attaccanti si stanno svegliando

Graziano Pellè abbraccia i compagni. Sullo sfondo Immobile
Graziano Pellè abbraccia i compagni. Sullo sfondo Immobile
di Alessandro Angeloni
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Lunedì 13 Giugno 2016, 23:58 - Ultimo aggiornamento: 23:59
dal nostro inviato

LIONE L’Italia suda sangue, Conte in panchina ne perde un bel po', dal naso, per un'esultanza scomposta, sentita e cercata da un po' di mesi. E' un'Italia fragole e sangue quella dell'esordio a Euro 2016, perché la vittoria è dolce e sofferta. Figlia di un carattere che solo chi sa di essere inferiore agli avversari sa tirare fuori. Alla luce di questo, le parole che sembravano annoianti sulla forza del gruppo, sulla coesione, sulla poca importanza di non avere talento e di voler dimostrare di non essere "la peggiore Nazionale di sempre", alla fine erano corrette. Pochi ci credevano e saranno soddisfatti, chi non aveva fiducia dovrà cominciare pian piano a riaccenderla. Perché l'Italia dei gregari è piaciuta e ha pure vinto, il che non guasta. Sono piaciuti gli occhi avvelenati di Bonucci, il piede caldo di Candreva, la voglia di lottare di tutti, anche di chi è entrato a partita in corso, vedi Immobile, che avrebbe spaccato il mondo a pallonate e per poco non faceva gol.

GOL D'ATTACCANTE
Le punte si stanno svegliando. Perché, come detto, Immobile è entrato subito con il ritmo giusto, Eder ha lottato per quel che ne aveva, Pellè è stato molto sfortunato e allo stesso tempo pasticcione, ma quando gli è capitata la palla per ammazzare la partita non l'ha fallita. Proprio Graziano sale sulla cattedra dei bomber azzurri, con sei gol in quattordici presenze, quasi una rete ogni due partite. L'avvicinamento a questo Europeo non era confortante per il fronte d'attacco, tanto è vero che Conte stava pensando di puntare molto sugli esterni, e infatti nell'indice di gradimento stava salendo all'improvviso anche El Shaarawy. La partita contro il Belgio ha detto che questo attacco non avrà mai il talento di van Basten o Ibrahimovic, ma alla fine il suo lo fa, specialmente quando c'è da mettere dentro un po' di energia e quella voglia di lottare in più.
Questo fa la differenza.

 
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