Griselda, dramma d’amore in Puglia

Griselda, dramma d’amore in Puglia
di Anita PRETI
4 Minuti di Lettura
Sabato 24 Luglio 2021, 05:00

Griselda”, nome proprio di donna e titolo di un’opera di Alessandro Scarlatti, incontra questa sera il pubblico del Festival della Valle d’Itria, alle 21 nel cortile del Palazzo Ducale di Martina Franca. A guidare la pattuglia delle voci, tutte da primi della classe, ci sono il famoso controtenore Raffaele Pe e l’altrettanto celebre soprano Carmela Remigio; sul podio del complesso musicale di specialisti La Lira di Orfeo c’è il direttore greco George Petrou, la regia è di una veterana della rassegna, Rosetta Cucchi.

L'opera

Il lavoro di Scarlatti, unico titolo operistico della 47esima edizione che è stata inaugurata con un oratorio di Haydn e prosegue nei prossimi giorni, al di là dei tanti concerti, con una serenata di Porpora (scelte qui come altrove in Italia, dettate anche dalla situazione pandemica che con le sue regole sanitarie, prima fra tutte il distanziamento, condiziona non poco i programmi del teatro di prosa e di quello musicale), il prescelto Scarlatti dunque si attiene pienamente allo “statuto artistico” mai scritto ma sempre onorato stilato quasi mezzo secolo fa dal primo direttore artistico Rodolfo Celletti: sì al barocco, sì alla scuola musicale napoletana. E “Griselda” rispetta i parametri: se in scena c’è un controtenore (l’equivalente degli evirati cantori di una volta) è facile immaginare quali virtuosismi siano richiesti alle voci, la sua e le altrui, nella piena confusione dei ruoli prevista dal tempo: uomini che cantano con voci femminili, donne in panni maschili.

Il compositore

Quanto ad Alessandro Scarlatti è un più che degno rappresentante di quella Scuola nata all’ombra del Vesuvio alla quale si rapportano via via nel tempo tutti i compositori pugliesi. Scarlatti, classe 1660, palermitano subito fagocitato da Napoli, proveniva da una famiglia di musicisti e cantanti e a sua volta, con dieci figli (tra i quali il grande Domenico, molti dei quali a loro volta musicisti), rispetta la tradizione. Ma Alessandro Scarlatti fu altrettanto prolifico nella scrittura musicale consegnando ai posteri quasi un migliaio di scritti (tra drammi in musica, cantate, serenate, oratori, sonate, insomma un diluvio).

Griselda”, una delle sue ultime composizioni, viene rappresentata per la prima volta a Roma nel 1721 al teatro Capranica. L’intento di onorare il terzo centenario dell’opera è stato un preciso impegno del Festival e dalla Fondazione “Paolo Grassi” che hanno affidato al musicologo Luca Della Libera e al complesso La Lira di Orfeo il compito di preparare una nuova edizione critica.

«Un aspetto interessante di quest’opera è che Scarlatti ha persino modificato il “plot” per riuscire ad avere un dramma più autentico: si è impegnato per aumentare l’effetto drammatico del libretto originale di Zeno», spiega a poche ore dal debutto il maestro George Petrou. 

Apostolo Zeno, già: scrittore veneziano molto letto e molto rappresentato (unico rivale, forse, Pietro Metastasio) qui, a metà tra Liala e Tom Wolfe, butta giù una storiaccia lacrimevole accreditata in precedenza ma con toni più lievi da Giovanni Boccaccio nel “Decamerone”. C’è una fanciulla di umili origini, Griselda, che sposa Gualtiero, re di Sicilia, tra l’invidia generale. Dal matrimonio nascono Everardo e una bambina subito sottratta alla madre perché, le fanno credere, nata morta. Aizzato dai malpensanti (quel matrimonio non s’aveva da fare), Gualtiero prima ripudia Griselda e poi la sottopone a prove umilianti per saggiarne la dichiarata forza del suo sentimento. E si arriva a Costanza una bella e giovane fanciulla che Gualtiero finge di voler sposare (mentre lei, ama riamata Roberto, fratello del principe di Puglia).

Ma Griselda è tetragona nel suo amore per lo sposo e continua a proclamarlo ai quattro venti. Colpo di teatro finale: Gualtiero, ormai convinto, finalmente cede alla sua Griselda e Costanza, che è quella bambina sottratta alla madre, può finalmente conoscere ed abbracciare i suoi genitori.

Rosetta Cucchi, già al Festival per “Rodelinda” di Haendel e “Zaira” di Bellini, tiene insieme con la sua regia questa materia e ha al suo fianco lo scenografo Tiziano Santi e la costumista Claudia Pernigotti. Con Pe e la Remigio salgono in scena negli altri ruoli: Francesca Ascioti, Mariam Battistelli, Krystian Adam, Miriam Albano, Carlo Buonfrate e il Coro Ghislieri.

Repliche: giovedì 29 (anche in diretta su RadioTre) e domenica 1 agosto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA