Boosta dei Subsonica dopo il live a Novoli: «La musica è resistenza civile»

Boosta dei Subsonica dopo il live a Novoli: «La musica è resistenza civile»
di Valeria BLANCO
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Lunedì 18 Gennaio 2016, 20:30 - Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio, 11:41
«La musica è un atto politico e andare a un concerto assume il valore di resistenza civile, almeno in un momento in cui quello che accade nel mondo ti invita a restare in casa». Parola di Boosta, al secolo Davide Dileo, funambolico tastierista dei Subsonica, la band torinese che per prima in Italia ha fuso il rock con l’elettronica, strizzando anche un po’ l’occhio alla dance. E che nel 2016 compie vent’anni.
Impegnati in un tour nei club che non include una tappa nel Salento, i Subsonica si sono fatti “perdonare” con un’esibizione ad altissimi Bpm al FòcaraFestival di Novoli. Ultima occasione per vederli dal vivo giacché - come hanno annunciato - i Subsonica come gruppo prenderanno una pausa per dedicarsi a progetti solisti. «Ma - assicura Boosta - torneremo a raccontare delle storie».

Il live di Novoli ha appagato i fan, delusi per il fatto che il Salento è rimasto escluso dal tour nei club.
«Ci piace sempre venire a suonare nel Salento, perché siamo molto legati a questa terra: Max Casacci ci passa le vacanze da vent’anni, io sono per metà pugliese perché figlio di mamma salentina. Purtroppo, suonare giù è spesso logisticamente complicato. Poi è arrivata la proposta di Novoli ed è stato persino meglio di un club: abbiamo visto per la prima volta un evento nuovo e unico. È stato clamoroso, una seratona».

Dai centri sociali alle piazze: i Subsonica hanno suonato dappertutto. Quali sono i luoghi della musica?
«La musica è un evento in sé, non ha luoghi che sono più o meno adatti per contenerla. C’è a chi piace ascoltarla in streaming e a chi piace vedere i live. L’importante è che rimanga la voglia di suonare e quella di vedere la musica dal vivo».

Tra i vostri palchi anche l’Ariston, dove il brano “Tutti i miei sbagli”, poi diventato uno dei più ascoltati della band, non è stato accolto con calore. Ma perché Sanremo non funziona?
«È vero, Sanremo potrebbe essere una vetrina più realistica di quello che c’è in Italia, ma non giudico le scelte artistiche. Sanremo è una manifestazione nazionalpopolare che ha esigenze di share e deve fare i conti con il fatto che il pubblico televisivo non è quello che poi esce la sera. Chi rimane a casa vuole vedere Sanremo, gli altri escono e vanno a vedere dal vivo la musica che preferiscono».

I Subsonica puntano molto sulla dimensione live.
«Adesso, poi, suonare e andare ai concerti assume un ruolo di resistenza civile: mentre quello che succede nel mondo sembra invitarci a restare chiusi in casa, un momento di condivisione come un concerto, in cui si sta gomito a gomito con degli sconosciuti, è un atto che assume una valenza politica».

Com’è, vista da un addetto ai lavori, la “primavera pugliese” della musica?
«La Puglia è agli antipodi geografici rispetto alla scena torinese, ma mi sembra possano essere due poli dell’Italia che fanno contatto e danno una scossa a tutta la Penisola. In Puglia c’è una bella scena: c’è stato e c’è un grossissimo fermento, oltre alla capacità politica di considerare la musica come una risorsa e non come un “fastidio”, come accade altrove».

Dopo l’ultimo album, i Subsonica prendono una pausa. Chiarito che non è un addio, cosa farete di tutto questo “tempo libero”?
«Facciamo musica da vent’anni con passione e con amore: per me, che ne ho 40, è metà della mia vita. E siamo in giro da due anni con con “Una nave in una foresta”. Credo che alla fine di ogni ciclo vitale di un disco, che parte con la scrittura e finisce con i tour, ci voglia un po’ di quiete. Ognuno di noi farà altre cose: musica, libri, qualcuno andrà in vacanza. Ma siamo dei narratori e continueremo a raccontare delle storie con la musica o con altri strumenti. L’importante, per tutti noi, è poter conservare l’onestà che da sempre ci contraddistingue».