Viaggiando nel tempo si scopre la Via Appia

Viaggiando nel tempo si scopre la Via Appia
di Francesco DI BELLA
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Martedì 25 Aprile 2023, 11:51 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 17:47

Correva l'anno 109 dopo Cristo. Roma viveva uno dei suoi periodi di più grande splendore sotto l'imperatore Marco Ulpio Nerva Traiano, uomo forte e giusto, ancorché conquistatore, che avrebbe portato l'impero alla massima estensione e il cui nome sarebbe stato destinato a rimanere non solo nei libri di storia, ma anche in molte delle grandi opere da lui realizzate. Come la Via Traiana, importante variante destinata ad accorciare il cammino della già storica Via Appia lungo cui si spostavano genti e commerci tra l'Urbe e la lontana Brundisium, la Porta d'Oriente. E come l'Arco di Traiano, che a Benevento, proprio in quell'anno, veniva costruito all'inizio di quella nuova strada.

E sarà proprio nell'anno 109 dopo Cristo che il cantiere di quella monumentale opera ancora in costruzione avrà due testimoni imprevisti e inaspettati, le cui tracce non saranno riportate dai libri di storia nei secoli successivi: Topolino e Pippo. Due viaggiatori nel tempo arrivati fin lì con uno scopo ben preciso: ritrovare e riportare ai giorni nostri i due amici scienziati Zapotec e Marlin (la macchina del tempo l'hanno inventata loro, chi segue le storie degli eroi disneyani lo sa bene) che si sono persi in quel periodo dell'antichità in un luogo imprecisato proprio lungo la Via Appia.

Cinque puntate per cinque tappe lungo la Via Appia

Sarà questa "caccia all'uomo" l'occasione, attraverso le cinque puntate di una lunga storia che comincia sul settimanale Topolino in edicola da domani per concludersi alla fine di agosto, per raccontare la storia, i fasti e l'importanza di una delle più grandi opere dell'ingegneria umana mai realizzate: la Via Appia Antica, appunto, quella che da alcuni mesi è candidata a diventare uno dei Patrimoni Mondiali dell'Unesco. Una candidatura, la prima promossa direttamente dal Ministero della Cultura, che coinvolge lungo tutto il percorso ben 74 comuni, 15 parchi, 12 città, 4 regioni e 25 università. Tra queste ultime anche l'Università del Salento.
Ed è proprio da qui, dall'Ateneo salentino, che è partita l'idea di affidare agli eroi delle storie disneyane il compito di illustrare l'importanza di questo progetto e di quella che gli antichi chiamavano "regina viarum", la regina delle strade.

«Sicuramente è un simbolo della civiltà romana dalla quale noi e tutto il nostro mondo deriviamo - spiega il professor Giuseppe Ceraudo, docente di Topografia antica nel Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento, nonché componente della Commissione Unesco per la candidatura della Via Appia - lungo il tracciato della Via Appia, e anche della variante Traiana perché anche questa è candidata all'Unesco, nel corso di oltre due millenni e fino ai giorni nostri, perché lunghi tratti sono ancora utilizzati, non sono passati solo eserciti, commerci e quant'altro, ma è passata tutta la cultura che ha arricchito il nostro Paese dall'età romana fino a oggi. Quindi è stata anche veicolo culturale fondamentale. E arrivare a candidarla a patrimonio mondiale dell'umanità, per l'Italia è un passaggio fondamentale perché rende onore a quella strada che già gli antichi consideravano di importanza fondamentale».

A dar vita all'idea della lunga avventura nel passato con Topolino e compagni lungo il tracciato della Via Appia è stato proprio il professor Ceraudo. D'altro canto per lui non è la prima volta, visto che appena qualche mese fa è stato protagonista - anche sotto forma di "alter ego" fumettistico, l'archeologo Keraulos - di un'altra avventura con gli eroi disneyani quella volta impegnati negli scavi di Aquinum, una zona archeologica in provincia di Frosinone in cui lavorano da tempo i ricercatori di Unisalento.

«Il collegamento con il mondo Disney è nato grazie alla conoscenza diretta con lo sceneggiatore Francesco Artibani - continua Ceraudo - e vista la buona riuscita dell'operazione di Aquinum ho proposto al Ministero di lanciare anche questa iniziativa sulla via Appia che è stata accettata immediatamente anche dalla Panini Comics. Così è nata questa storia in cinque puntate, un viaggio fantastico tra l'attualità e il momento storico in cui queste strade sono state realizzate».

A fine agosto l'arrivo a Egnatia e Brindisi

"Topolino e la Via della Storia", questo il titolo dell'avventura, parte ovviamente dal Lazio dov'è ambientata la prima puntata e dove arriveranno i nostri eroi spediti indietro nel tempo. Poi, con la periodicità di una puntata al mese, faranno tappa a Santa Maria Capua Vetere, l'antica Capua, a Benevento dove c'è la diramazione con la via Traiana, quindi a Venosa e infine, nella quinta e ultima puntata, arriveranno in Puglia tra Egnatia e Brindisi dove si concluderà il lungo viaggio.

«Può sembrare un'anomalia il fatto che tra un episodio e l'altro, a differenza dalla consueta scansione settimanale delle storie a puntate, il lettore debba aspettare un mese. Ma la missione di Topolino è di andare a recuperare il professor Zapotec e poi anche il professor Marlin che sono rimasti intrappolati, persi da qualche parte nell'anno 109 dopo Cristo lungo la Via Appia. Sarà quindi una lunga ricerca di questi personaggi che sono da qualche parte nel passato. Quindi l'attesa di quattro settimane tra una puntata e l'altra è giustificata dal fatto che Topolino senza Zapotec e Marlin non sa manovrare la Macchina del Tempo, e perciò avrà qualche difficoltà», spiega Francesco Artibani, uno degli autori e sceneggiatori di punta nel mondo delle storie disneyane. «E comunque - aggiunge - la storia ci insegna che il tempo è relativo proprio perché è un viaggio con la macchina del tempo e per i protagonisti al ritorno non sarà passato neanche un minuto.

Questa è infatti una storia che oltre che di viaggio parla anche di tempo, del tempo trascorso, di quello che verrà, ecc».

Francesco Artibani ha scritto la storia, l'autore dei disegni è invece Alessandro Perina. «La persona più adatta a dar vita a questa avventura - continua Artibani - lui è infatti in assoluto uno dei più bravi nelle avventure di carattere storico, molto bravo nel ricostruire gli ambienti del passato. Ha quella sensibilità spiccata che gli consente di riuscire a far rivivere luoghi del passato in maniera molto naturale».

Un lungo studio ha preceduto la realizzazione della storia che da domani sarà su Topolino. Proprio per la sua caratteristica di "racconto storico" e non semplicemente di fantasia, sia per l'autore del testo che per il disegnatore è stato necessario raccogliere ogni informazione indispensabile per raccontare e illustrare personaggi, luoghi, periodi e vicende, usanze e paesaggi nella maniera più corretta e fedele.

«Il Ministero e la Commissione Unesco ci hanno fornito una quantità enorme di materiali, anche molto tecnici e quindi di difficile reperibilità - spiega ancora Francesco Artibani - poi c'è stato il confronto costante con il professor Ceraudo, con gli archeologi che hanno letto la sceneggiatura ed esaminato le pagine disegnate. Ma il confronto era iniziato già dal soggetto e discutendo con loro sono state fatte delle scelte precise. Per esempio, volevamo mettere in scena il momento in cui a Benevento Topolino potesse vedere l'arco di Traiano in costruzione, non finito, così dall'anno in cui prima avevamo pensato di ambientare l'avventura ci siamo spostati al 109 dopo Cristo, perché considerando i tempi di lavorazione era in quell'anno che doveva esserci un cantiere ancora aperto. Questo tipo di confronto ci ha consentito di mettere tutto al posto e al tempo giusto, locande, taverne, stazioni di posta e altro lungo il percorso della Via Appia. Tutte le informazioni storiche, e sono tante perché si parla di un'epoca particolare, di territorio, di monumenti, sono state però mescolate nella maniera il più possibile avvincente. E il lettore troverà un po' di tutto, un'azione dinamica e vivace, momenti comici, però anche diverse informazioni messe lì in maniera discreta, né esibita né pedante».

Un lavoro un po' più difficile per quel che riguarda proprio i tracciati pugliesi della Via Appia, spiega il professor Ceraudo. «Sì, perché sono quelli che più di altri hanno subito conseguenze particolari e un po' più gravi, in quanto di alcuni segmenti si è perso il ricordo, quindi non abbiamo più il tracciato originale. Il lavoro che stiamo svolgendo come archeologi e topografi dell'Università del Salento e del Dipartimento di Beni culturali nello specifico, è quello di cercare di riconoscere anche lì dove la strada è scomparsa quei segni che ci possano dare poi una ricostruzione puntuale e dettagliata di tutto il tracciato. Per la Via Traiana questo è un po' più semplice in quanto abbiamo elementi maggiori, come Università del Salento ci stiamo lavorando da più anni e quindi il suo tracciato è abbastanza ben definito».
 

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