Caccia ai lupi con dna canino: «Mettono a rischio la specie»

Caccia ai lupi con dna canino: «Mettono a rischio la specie»
Caccia ai lupi con dna canino: «Mettono a rischio la specie»
di Pier Paolo Filippi
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Sabato 12 Ottobre 2019, 10:57

I lupi, lo racconta la storia, sono a Roma da prima che esistesse Roma. Ma oggi, a 2.272 anni dalla fondazione dell'Urbe, c'è il rischio che il patrimonio genetico della specie possa inquinarsi irreparabilmente a causa del contatto ravvicinato con i loro cugini cani nelle aree protette che circondano la Capitale. E, ironia della sorte, parte della responsabilità potrebbe ricadere proprio sul Campidoglio, che nella lupa ha il simbolo e che ha impiegato quasi un anno per rispondere agli allarmi di esperti e naturalisti.

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«Lo scorso settembre racconta Alessia De Lorenzis del Centro recupero fauna selvatica della Lipu attraverso le foto trappole abbiamo individuato nella Riserva del Litorale, a Castel di Guido, un esemplare ibrido. È un esemplare tutto nero, tanto che l'abbiamo chiamato Nerone, e l'esame del Dna eseguito dall'Istituto zooprofilattico su campioni di feci ha confermato che si tratta praticamente di un esemplare mezzo lupo e mezzo cane. Questo rappresenta un grandissimo problema per la preservazione della specie, tornata dopo una lunga assenza a popolare il territorio del comune di Roma».

LA CONVENZIONE
Gli animali ibridi, infatti, possono spostarsi in nuove aree riproducendosi e trasmettendo geni canini alle generazioni successive. I volontari, ricevuta la conferma dai laboratori, si sono immediatamente attivati per chiederne la cattura, al fine di sterilizzarlo e impedire che potesse riprodursi.

Ma se l'Ispra e il Ministero dell'Ambiente hanno raccolto immediatamente l'allarme dando parere positivo alla cattura, l'ente Riserva naturale del Litorale romano, che fa capo al Campidoglio, come denunciano dal centro Lipu «è rimasto incredibilmente inerte». Solo lo scorso 27 settembre, infatti, la giunta capitolina di Virginia Raggi ha dato l'ok alla convenzione con il Parco dell'Appennino Tosco Emiliano-Wolf Appennine Center, che consentirà a squadre specializzate di catturare e sterilizzare Nerone. «Il problema continua De Lorenzis è che nel frattempo Nerone si è accoppiato con una compagna che ha sfornato una cucciolata di sette lupacchiotti, anch'essi tutti ibridi.

Se non si interviene in tempo, quello che oggi è un piccolo branco di animali ibridati rischia di diffondersi contaminando non solo i lupi di Roma, ma anche i branchi delle aree di provenienza, come ad esempio i Monti della Tolfa, attraverso i corridoi naturali che questi animali percorrono nei loro spostamenti». Malgrado la firma del provvedimento, l'inerzia del Campidoglio ha già fatto danni. «La presenza di cuccioli complica la situazione prosegue l'esperta della Lipu Mentre Nerone ora può essere catturato e sterilizzato, i piccoli non sono ancora maturi per essere sottoposti a questo intervento».

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