Diabolik, Raul Esteban Calderon dal delitto di Torvaianica all'esecuzione di Piscitelli

Diabolik, Raul Esteban Calderon dal delitto di Torvaianica all'esecuzione di Piscitelli
Diabolik, Raul Esteban Calderon dal delitto di Torvaianica all'esecuzione di Piscitelli
di Michela Allegri
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Venerdì 17 Dicembre 2021, 19:02 - Ultimo aggiornamento: 19:53

Il 7 agosto 2019 si era avvicinato alla panchina del parco degli Acquedotti, a Roma, sulla quale era seduto il capo ultrà della Lazio, Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik. Era vestito da runner e, mentre correva, aveva tirato fuori una pistola con silenziatore e aveva sparato un colpo, a bruciapelo. Aveva colpito Diabolik alla testa, uccidendolo: un’esecuzione, messa a segno da un professionista. Ora, a distanza di due anni dai fatti, la Procura ha individuato il presunto sicario: si tratta di Raul Esteban Calderon, finito in carcere per omicidio aggravato dal metodo mafioso.

<h2>Calderon e il delitto di Torvaianica</h2>

I carabinieri lo stavano già arrestando per un altro delitto: l’omicidio di Shehaj Selavdi, ucciso sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre 2020.

Dalle intercettazioni hanno capito che poteva essere stato lui a sparare al capo ultrà. Così è scattato prima il fermo, il 13 dicembre, e poi la convalida. Il movente è legato alla spartizione delle piazze di spaccio della Capitale: Diabolik, insieme al suo socio Fabrizio Fabietti, era diventato - secondo la Procura di Roma - uno dei re del narcotraffico.

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Chi è Raul Esteban Calderon


Ma chi è Raul Esteban Calderon? Nato a Buonos Aires, in Argentina, ha 52 anni e ha precedenti per rapina. È in Italia da molti anni. Uno dei colpi più clamorosi nel 2016. All’epoca Calderon era stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo investigativo di Grosseto: era uno degli autori di un tentato colpo in danno della gioielleria “Mirolli”, in Corso Carducci, a Grosseto. I suoi complici erano stati ammanettati subito, mentre lui era riuscito a fuggire scappando a piedi per le vie del centro. L’accusa, all’epoca, era tentata rapina aggravata in concorso e porto e detenzione abusiva di armi clandestine. Per rapinare la gioielleria lui e i suoi complici si erano camuffati usando una parrucca e portando un passeggino per bambini: dentro alla carrozzina c’era una bombola, che nascondeva due pistole, entrambe con matricola abrasa.

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