Elisa non sa, Elisa non ha capito niente. E guarda serena la sua mamma, che porta ancora due mascherine, che importa? È nata ed è rimasta sempre con lei, si è attaccata al seno, non si sono mai separate. Nonostante Chiara Baselli, 28 anni, sia positiva al Covid. Questo è stato possibile grazie al rooming-in che il Policlinico universitario Gemelli Irccs ha attivato anche per le madri affette da coronavirus. La donna il 20 novembre alle 8.54 ha dato alla luce con parto spontaneo la bambina. «Ero piena di paure, non sapevo cosa aspettarmi e invece mi sono trovata benissimo. Sono alla seconda gravidanza - racconta - ho già un bimbo di 15 mesi. Ero stata attenta tutto il tempo, l'ultimo mese sempre a casa. Poi è emersa la positività dei miei suoceri, per fortuna con sintomi lievi, quella di mio figlio, mio marito infine la mia. Sicuramente il covid ce lo siamo preso in famiglia, forse abbiamo abbassato un po' la guardia».
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Un colpo basso, al nono mese. «Ho fatto il tampone il 13 novembre, finivo il tempo il 21.
«PICCOLI IN SICUREZZA»
Al Gemelli, da almeno un decennio si effettua il rooming-in (stare insieme in una stanza). Ma è la prima volta che in un ospedale di Roma ciò avviene con una mamma positiva. «Finora - spiega Giovanni Vento, direttore Uoc di Neonatologia - per la situazione logistica ed epidemiologica dell'ospedale e per la mancanza di evidenze scientifiche, il neonato veniva separato da una madre positiva, fino alla dimissione, in attesa dei tamponi. Grazie allo straordinario lavoro di un gruppo multidisciplinare costituito da ostetrici, anestesisti, neonatologi e pediatri, infettivologi e direzione sanitaria abbiamo costruito un percorso dedicato che consente alle mamme positive di stare subito con i neonati, garantendo loro la massima sicurezza». «Questa esperienza - riflette Antonio Lanzone, direttore Uoc Ostetricia e Patologia ostetrica - sana una situazione umanamente difficile per le gestanti, poi puerpere, che passano molto tempo in solitudine. Disagio accentuato dal distacco traumatico del figlio dal loro corpo e dal loro essere, che può avere conseguenze psicologiche a medio termine. Grazie a uno sforzo organizzativo veramente importante siamo potuti arrivare a fornire un rooming-in in tutto e per tutto simile a quello che pratichiamo per le mamme non Covid».