Trivelle, sindaci Pd contro il diktat del partito: «Noi tutti al voto»

Trivelle, sindaci Pd contro il diktat del partito: «Noi tutti al voto»
di Nicola Quaranta
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Martedì 22 Marzo 2016, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 06:24
LECCE - «L'appello all'astensione da parte del Pd? Amareggiati per una scelta innaturale. Una posizione che non sta nelle corde del nostro partito». Il braccio di ferro tra i vertici nazionali Dem e le Regioni referendarie agita e non poco i sindaci del Partito Democratico, a partire dagli amministratori del Capo di Leuca, da anni in prima linea nella lotta alle trivelle. 
La reazione è corale: «Se questi saranno gli ordini di scuderia della direzione nazionale, disubbidiremo, con orgoglio e convinzione, ma anche con estrema amarezza per un’indicazione calata dall'alto che non possiamo accettare, tanto nel metodo quanto nel merito», spiega Francesco De Nuccio, sindaco di Patù: tra i Comuni che per primi sono scesi in campo contro le trivelle.
 
«Dal 2011 siamo impegnati in difesa del nostro territorio e del nostro mare. E a differenza di altri non abbiamo certo cambiato idea sul tema», spiega De Nuccio, con riferimento alle polemiche che hanno fatto seguito alle dichiarazioni “pro triv” del vice segretario nazionale del Pd, Debora Serracchiani, a suo tempo scesa in campo anche al fianco dei Comuni pugliesi e protagonista nel 2012 di un corteo promosso all'epoca dal comitato “No al petrolio” e tenutosi a Monopoli. 
«È chiaro che da iscritto al Partito democratico provo imbarazzo di fronte alla posizione assunta dai vertici nazionali del mio partito e dal mio presidente del Consiglio. Io credo nella battaglia contro le trivelle. E la porterò avanti con tutte le mie forze. Per questo non posso condividere le ultime dichiarazioni estemporanee del premier. Il Pd nazionale ha dettato una linea sbagliata. Per quanto mi riguarda, continuerò a condurre, senza infingimenti, una campagna referendaria a tappeto, per convincere i miei cittadini a recarsi alle urne il prossimo 17 aprile. E pazienza se in questa battaglia di civiltà non avrò al fianco il mio partito e il governo espressione del mio partito. Le motivazioni addotte dalla maggioranza renziana non hanno né testa né coda. C'è una parte del Pd, però, favorevole. E c'è la chiesa, come testimonia la vicinanza che ci ha sempre manifestato anche monsignor Vito Angiuli, arcivescovo della Diocesi di Ugento e Santa Maria di Leuca». 

Deluso anche il sindaco di Morciano, Luca Durante: «Il pluralismo non può imbarazzare. Ma è evidente che la posizione assunta dal Pd nazionale apre una frattura profonda con le regioni e con i territori: le dichiarazioni di Renzi non le condivido né nella forma né nel merito. E rischiano di rappresentare un boomerang per lo stesso presidente del Consiglio. Questo referendum non è nato allo scopo di misurare il consenso o meno del presidente. Ma rischia di trasformarsi in qualcosa di molto simile, per colpa proprio della posizione assunta dalla segreteria nazionale e dal governo». 

Alcun passo indietro pure da parte di Anna Maria Rosafio, sindaco di Castrignano: «Vado avanti, certo. Non per questo metto in discussione la mia adesione al Partito democratico. Ma l'impegno contro le trivelle non si discute. È una battaglia di civiltà in maniera trasversale e non un attacco al Governo Renzi. Dopodiché nessuno pretende che nel partito ci siano posizioni univoche. L'importante è lasciare libertà di espressione».

Anche nel brindisino il diktat del governo sarà disatteso: «Indicazione imbarazzante, certo. Per quanto ci riguarda - spiega Maurizio Renna, sindaco di San Pietro Vernotico - eravamo e siamo contrari alle trivelle. Le motivazioni espresse dal Presidente del Consiglio non mi convincono. E, tanto per essere chiari sino in fondo, non convincono neppure gli indirizzi che spingono a tagliare i fondi per la sanità e a chiudere gli ospedali. Mi auguro che il Pd possa cambiare passo. E sulle trivelle anche registro. I territori meritano rispetto: la provincia di Brindisi e la Puglia nel suo complesso ritengo abbiano già dato tanto e continuino a dare parecchio per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale».
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