Di Gioia sostiene il leghista: Emiliano messo alle strette, ma per ora niente retromarcia

Di Gioia sostiene il leghista: Emiliano messo alle strette, ma per ora niente retromarcia
di Francesco G. GIOFFREDI
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Venerdì 10 Maggio 2019, 10:19
Se non ora, dopo le Europee del 26 maggio: di certo il caso Leonardo Di Gioia, l'assessore regionale all'Agricoltura che strizza l'occhio alla Lega, è una bomba a orologeria per Michele Emiliano. Destinata a deflagrare da un momento all'altro sotto la poltrona del governatore. Che tuttavia al momento sceglie di non scegliere, e dunque temporeggia, osserva, spera che le fiamme possano sedarsi quasi naturalmente e per lenta consunzione: almeno fino al 26 maggio Emiliano vuol stringere i denti e non affrontare a viso aperto l'affaire Di Gioia. Tuttavia, stavolta come non mai, il pressing sul governatore comincia a essere asfissiante e allora traccheggiare non sarà così semplice: oltre all'ovvia verve ostile delle opposizioni (centrodestra e M5s), nella maggioranza si fanno strada sempre più le letture critiche, gli inviti alle dimissioni (rivolti a Di Gioia) o a Emiliano (perché ritiri all'assessore foggiano le deleghe). E i messaggi non sono soltanto di quei settori del centrosinistra ormai abitualmente polemici col governatore, ma anche di chi s'è da tempo distinto per stretta fedeltà emilianiana. È il caso per esempio di Mdp (l'assessore Cosimo Borraccino e il capogruppo Ernesto Abaterusso), del capogruppo Pd Paolo Campo o del segretario regionale dei democratici Marco Lacarra. Che ieri ha detto: «La dichiarazione dell'assessore Di Gioia di sostenere un candidato della Lega alle prossime elezioni europee appare provocatoria e inopportuna. Appartenere al mondo civico non significa poter liberamente fluttuare da uno schieramento politico all'altro senza alcuna motivazione ideologica. Il popolo del Pd è e sarà sempre alternativo alla Lega della quale non condivide nulla, comprese le politiche secessioniste mascherate da regionalismo rinforzato che mortificano il Sud. Di Gioia mostri coerenza».

Il dissenso potrebbe sfociare in un vero e proprio strappo: nella maggioranza c'è chi fa di conto e pensa a una mozione a firma centrosinistra per chiedere ufficialmente il passo indietro dell'assessore. Persino i più lealisti, pur non essendosi ancora espressi, ritengono in questo caso la misura colma: ad esempio il presidente del Consiglio Mario Loizzo e l'assessore Giovanni Giannini, entrambi del Pd. Non è il primo caso di disinvolto civismo nella galassia Emiliano: fin qui era stato esercitato in senso opposto, cioè cooptando nel centrosinistra pezzi di ceto dirigente di destra e centrodestra (Massimo Cassano e Simeone Di Cagno Abbrescia i casi più eclatanti, ma non gli unici). Adesso però le porte girevoli cominciano a ondeggiare nell'altro senso: Di Gioia che alla luce del sole (pur candidato al Consiglio comunale foggiano col centrosinistra) sosterrà alle Europee il leghista Massimo Casanova, e Salvatore Ruggeri (altro assessore regionale) che si sta spendendo per Lorenzo Cesa (candidato in Forza Italia in quota Udc). Ovviamente la variante leghista risveglia i più feroci mal di pancia, se non altro perché proprio Emiliano aveva individuato nella Lega il nuovo nemico contro il quale fare fronte comune e soprattutto manbassa di accordi civici trasversali. «Michele, va bene i moderati, ma i leghisti proprio no...», si affannano a ripetere pezzi di centrosinistra a Emiliano. Tutti consapevoli che il governatore sapesse da tempo del plateale endorsement alla Lega da parte di Di Gioia: un'interpretazione particolarmente estensiva della libertà di affiliazione europea lasciata dal governatore ad assessori e consiglieri.

C'è pure chi teorizza: «Di Gioia vuol farsi cacciare», per rompere definitivamente con Emiliano. Nei mesi scorsi s'era già dimesso una volta, in rotta di collisione col presidente. I punti d'attrito non sono mancati: le ambizioni romane dell'assessore, le incomprensioni laceranti sui dossier agricoli più scottanti, il gelo, i segnali di sofferenza dell'assessore, il suo rapporto sempre più stretto col ministro leghista Gianmarco Centinaio. Adesso l'ultimo e più rumoroso capitolo delle turbolenze politiche nel centrosinistra rischia di allontanare definitivamente da Emiliano i cosiddetti dissidenti, cioè sinistra, movimenti, associazioni e una parte del Pd che da tempo lavorano a una candidatura alternativa.

In tutto ciò il centrodestra continua a martellare. Va sul concreto Raffaele Fitto, eurodeputato dei conservatori: «Ho la sensazione che dietro questa squallida querelle si nasconda la volontà di spostare l'attenzione dai veri problemi dell'agricoltura pugliese. Emiliano e Di Gioia sono due facce della stessa medaglia, per chi votano alle europee non ci interessa, loro devono rispondere sui danni provocati all'agricoltura» e via con l'elenco su spesa del Psr, crollo dell'export, xylella, gelate, alluvioni. Duro Domenico Damascelli, consigliere Forza Italia: «Emiliano ha fatto scuola con la sua spregiudicatezza politica, e gli allievi hanno persino superato il maestro. Di Gioia ha rivendicato la libertà di scelte diametralmente opposte rispetto alla maggioranza. Tutto questo in nome di un civismo che fa sempre più rima con cinismo, per pura convenienza, senza il minimo pudore di fare zigzag. Ormai nel centrosinistra pugliese c'è una questione morale, anzi un problema di igiene politica».
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