Medici pronti allo sciopero dopo i tagli su pensioni e diritti acquisiti previsti dal Governo nella nuova manovra di Bilancio. La sanità torna in acque agitate, ed ora sotto la contestazione dei sindacati di categoria la palla passa in Parlamento per provare a modificare la riforma pensionistica.
Ma c’è già chi prevede la “fuga” in pensione di molti camici bianchi per eludere il provvedimento. Nel dettaglio la misura andrebbe a ridurre le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996 colpendo quasi il 50% del personale attualmente in servizio con una perdita stimabile tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media. Prosegue dunque la ferma opposizione dei sindacati, in particolare Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, che hanno proclamato lo stato di agitazione e, dopo aver condiviso con le altre organizzazioni sindacali di categoria il percorso da seguire, indiranno una giornata di sciopero nella prima data utile.
I sindacati all'attacco
«Se, con questa manovra, il Governo intende spingere ulteriormente i medici ad abbandonare il Servizio sanitario nazionale, daremo con piacere loro una mano – commentano Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed.
Analisi critica condivisa da Francesco Perrone di Fsi-Usae. «Siamo assolutamente contrari e pronti a scioperare. Chiediamo al Governo di rivedere urgentemente questo taglio iniquo nei confronti di lavoratori che dopo una vita rischiano di vedere la propria pensione subire decurtazioni importanti su diritti acquisiti».
L'appoggio di Palese
Dubbi sulla riforma sollevati da più parti, così come in Puglia l’appoggio ai sindacati arriva anche dall’assessore regionale alla salute, Rocco Palese. «L’iniziativa avanzata dal Governo lascia basiti e desta grande preoccupazione, in particolare in questo momento storico in cui avvertiamo una grave carenza di personale, soprattutto in ambito sanitario. Le Regioni – spiega Palese – stanno compiendo un grande sforzo per mantenere in ordine i sistemi sanitari regionali e gli organici che pur risentono di importanti carenze. Noi stiamo provando a mantenere in servizio i medici prossimi alla pensione per garantire risorse ed esperienza in corsia, mentre è sconfortante vedere che il Governo centrale penalizzi questi professionisti con misure che oltretutto vanno a intaccare i diritti acquisiti. I tagli sulle pensioni riguarderebbero i sanitari, ma anche tanto personale delle pubbliche amministrazioni impegnato a realizzare gli obiettivi fissati dal Pnrr». Preoccupazione che Palese amplia su base nazionale. «Questa manovra mette a rischio un intero sistema, poiché saranno tanti i dipendenti che preferiranno andare in pensione entro fine anno. Solo in Puglia rischiamo di perdere oltre 300 medici dagli ospedali. La questione è inaccettabile ed già sul tavolo della Conferenza delle Regioni e siamo pronti a dare battaglia per chiedere l’eliminazione del personale sanitario dai provvedimenti della manovra di bilancio».
Il piano del Governo per la sanità prevede nel complesso un incremento del Fondo sanitario nazionale di 3 miliardi per l’anno 2024, 4 miliardi per l’anno 2025 e 4,2 miliardi a decorrere dall’anno 2026. Queste risorse aggiuntive serviranno, tra le altre cose, a garantire il rinnovo dei contratti, le nuove misure previste per la farmaceutica, il potenziamento della spesa territoriale, così come l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza. Somme destinate anche alla spesa farmaceutica e all’abbattimento delle liste d’attesa con l’incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive per l’intero comparto sanitario.