«Primarie regionali il 24 febbraio», ma il centrosinistra si spacca

«Primarie regionali il 24 febbraio», ma il centrosinistra si spacca
di Francesco G. GIOFFREDI
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Martedì 22 Gennaio 2019, 13:31 - Ultimo aggiornamento: 13:32
«Lacerazione del centrosinistra». La locuzione non è più affare solo delle ricostruzioni giornalistiche: ora spunta anche nelle prese di posizione ufficiali di partiti e movimenti. È questa la coda avvelenata del tavolo regionale di centrosinistra, riunitosi ieri dopo due convocazioni consecutive saltate (la scorsa settimana): il vertice ha partorito la data delle primarie per la scelta del candidato governatore in vista del 2020. E saranno primarie anticipate (come s'era intuito), o meglio anticipatissime (come auspicava per esempio Michele Emiliano): 24 febbraio, candidature entro il 10. Al governatore è andata meglio di quanto immaginasse: aveva proposto il 3 marzo, in concomitanza con le primarie nazionali Pd, per sfruttarne la scia.

I tempi e le strategie. Ad ogni modo: meno di 20 giorni per trovare uno o più sfidanti del governatore uscente, reali o virtuali che siano. Provocazione o scenario concreto, con tutte le divisive conseguenze del caso? Le primarie verranno celebrate comunque, oppure Emiliano e i suoi prenderanno atto del deserto di contendenti e al 10 febbraio blinderanno la ricandidatura del governatore? In un caso o nell'altro, l'effetto sarà sempre lo stesso, cioè quello auspicato da Emiliano e dai più stretti alleati: mettere sotto chiave quanto prima l'incoronazione del presidente, per ripararla da agguati dei dissidenti e per poter dispiegare liberamente l'audace strategia d'alleanze con liste extra-centrosinistra e di ex centrodestra. I nuovi compagni di viaggio, come per esempio Puglia popolare di Massimo Cassano, potranno non solo partecipare alle primarie-lampo, ma anche presentare un candidato.

Le critiche. Tavoli, vertici e primarie dovrebbero in teoria unire e fare da mastice, invece ieri hanno approfondito irrimediabilmente la frattura nel centrosinistra. Al punto che alla lunga la coalizione rischia di sdoppiarsi in due proposte e due candidati governatori. All'incontro convocato da Marco Lacarra, segretario Pd, non c'erano Sinistra italiana e La Puglia in più (il movimento del senatore dem Dario Stefàno), entrambi su posizioni apertamente critiche; assente anche +Europa, alle prese con la fase congressuale; il documento finale del tavolo non è stato sottoscritto nemmeno da Partito socialista e Verdi. La reazione al vetriolo è però dei primi due movimenti, che saldano un insolito asse vendoliano-renziano: «Oggi - dicono da La Puglia in più - si getta la maschera con il chiaro intento di conseguire un obiettivo personale e non politico. Noi non ci presteremo a questo gioco. La stessa cosa chiediamo di fare al Pd che non può prestarsi al gioco di una partita truccata in partenza che consegnerà il centrosinistra a una lacerazione e a una sonora, quanto prevedibile, sconfitta dopo». Altrettanto netti, e proiettati già sull'alternativa a Emiliano, dalle parti di Sinistra italiana: «Ennesimo atto padronale irricevibile di Emiliano. Era chiaro sin dall'inizio che l'obiettivo era quello di garantire il futuro politico di Emiliano, senza alcuna discussione sulla vita e sul futuro della Puglia. Così come tutte le manovre trasformiste di questi mesi sono state fatte per la medesima ragione: garantire i garantiti. Noi non ci staremo e siamo in campo più di ieri per organizzare l'alternativa e uno spazio di discussione libero, aperto».

I tentativi di ricucitura. La deflagrazione del caso primarie oscura pure gli altri punti approvati ieri dal tavolo: l'elaborazione - si legge nel documento - «di un programma di fine mandato, che tenga conto delle questioni più urgenti», e la bozza di un regolamento delle primarie, che ricalca di fatto quello del 2014 (minimo 5mila firme per candidatura, almeno 500 in ogni provincia). «Con ciò il tavolo - riporta il documento - concludendo il lavoro avviato da oltre due mesi, intende sgombrare il campo definitivamente da qualsiasi dubbio in ordine alla figura che guiderà la coalizione nel 2020, coalizione che intende continuare a svolgere un lavoro di aggregazione e inclusione nei confronti di quelle forze che fino ad oggi non hanno inteso partecipare». Traduce verbalmente questo punto Lacarra, tessitore del tavolo: «Parleremo con chi oggi non c'era o ha delle perplessità. Vogliamo aprire un dialogo costruttivo, senza pregiudizi, ragionando sui programmi e su un progetto di governo. Una provocazione? Non direi, ho dato piena esecuzione al mio mandato e a un lavoro di mesi. Ci sono degli organismi e vanno rispettati». Il disco verde alle primarie è arrivato, oltre che dal Pd, anche da Mdp, socialdemocratici, Puglia con Emiliano, Emiliano sindaco di Puglia, Iniziativa democratica, Popolari-Udc. Ma il fronte dissidente vuol aprire una breccia più ampia nel muro emilianiano.

La soddisfazione di Emiliano. Chi gongola è ovviamente il governatore: «Dal 24 febbraio in poi potremo tranquillizzare i nostri concittadini sul fatto che non passeremo il tempo a combatterci tra noi e a rendere difficile la vita al governo regionale, bensì a governare al meglio sino all'ultimo giorno del mandato, consentendo a tutti i candidati di contribuire ad informare i pugliesi sui risultati ottenuti. Chi vincerà le primarie avrà la tranquillità di poter preparare la sua campagna elettorale con la collaborazione di tutti gli altri componenti della coalizione. E soprattutto avremo il tempo per costruire dal basso un programma condiviso e partecipato. Mi auguro - aggiunge - che chiunque vinca le primarie riesca ad aprire il nostro progetto di governo alla società pugliese e in particolare a quelle componenti che finora non siamo riusciti a coinvolgere a sufficienza».
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