L'intervista/Fitto: «Sanità, agricoltura, opere: serietà e idee concrete dopo il caos di Emiliano»

L'intervista/Fitto: «Sanità, agricoltura, opere: serietà e idee concrete dopo il caos di Emiliano»
di Francesco G. GIOFFREDI
7 Minuti di Lettura
Domenica 19 Luglio 2020, 17:59 - Ultimo aggiornamento: 19:45
«Sarà un programma snello, efficace, serio, con obiettivi concreti e chiari, per rimediare ai disastri di cinque anni».
Raffaele Fitto, la sua campagna elettorale è giocoforza partita in ritardo però. L'hanno tenuta in sospeso un po' troppo?
«Il mio approccio è stato da subito molto sereno. Quando ho accettato di dare la mia disponibilità, l'ho fatto sulla base di una valutazione d'ampio respiro, non di calcoli personali. Poi è naturale ci sia confronto interno tra le forze nazionali e tra posizioni legittime, ma alla fine è stata raggiunta la sintesi. E in politica conta il risultato: dopo anni di divisioni oggi siamo uniti. Sento il grande peso della rinnovata sfida per il centrodestra, che gioca la partita con convinzione e ottime chance».
La sensazione è quella di una sfida testa-a-testa.
«Innanzitutto partiremo dal bilancio disastroso di questi 5 anni. Ma non farò campagna elettorale solo su questo: punteremo sul futuro, sul prossimo quinquennio. Il centrodestra unito è la vera alternativa, e lo percepisco giorno dopo giorno, lo tocco con mano non solo tra chi è impegnato in campagna elettorale in prima persona, ma anche tra la gente: il clima è favorevole, i pugliesi vogliono darci una chance per voltare pagina. E questo mi conforta, molto più dei sondaggi di per sé positivi».
Peseranno i veleni che hanno caratterizzato le trattative prima dell'ufficializzazione? Salvini continua a venire in Puglia senza organizzare manifestazioni comuni.
«Non ci sarà alcun problema, faremo campagna tutti insieme. Innanzitutto c'è il sostegno convinto, deciso e fondamentale di Giorgia Meloni alla mia candidatura, ne ha fatto una questione prioritaria per il partito. Poi c'è il rapporto con Berlusconi molto positivo, sia personale che politico, e non devo spiegare il valore di tutto ciò rispetto agli ultimi anni. E infine c'è il rapporto franco e schietto con Salvini che sono sicuro darà vita a un importante lavoro comune. È questo il cemento del centrodestra, l'unità condivisa da tutti che rende più forte la coalizione, il programma e l'interlocuzione con tutti i pezzi della società».
Però lei si augura che FdI sia il primo partito della coalizione, il 21 settembre.
«Io sono di FdI, ho fatto una scelta molto criticata un anno e mezzo fa per convinzione e non per convenienza, sulla base della stima e dell'amicizia che mi legano a Meloni e per la possibilità di costruire un progetto convincente. Ma non parteggerò per la lista di FdI, ora la mia posizione cambia: devo valorizzare l'alleanza di tre partiti, del civismo e anche del contributo di altre forze».
Da quante liste sarà composta la coalizione?
«I tre partiti, la lista del presidente, Udc, Nuovo Psi e forse un'altra lista tematica. Lanciare numeri e simboli senza capacità di competere è un esercizio inutile. Noi stiamo schierando liste con profilo nazionale, contenuti, presenze, storia. Nessun supermarket di sigle, insomma. E nelle liste ci saranno figure con esperienza politica e amministrativa, ma anche rinnovamento ed esponenti della società civile».
Si stanno avvicinando figure di centrosinistra?
«Il confronto è con tante realtà. L'importante è condividere il progetto prima del voto, la differenza col trasformismo è questa».
Convocherà il tavolo di coalizione? Ci sono già richieste di assessorati, oltre al vice leghista?
«Ci sarà presto un tavolo. Ma già mi confronto con tutte le liste. Ci incontreremo per discutere di liste ed evitare sovrapposizioni e per costruire insieme il programma e le iniziative politiche. Assessori? È evidente che i partiti principali avranno ruoli di rilievo, ci sarà comunque un mix che tenga conto del consenso e delle competenze per una squadra credibile, seria e preparata».
Lei boccia su tutta la linea il governo Emiliano. Si è trattato però di anni complicati, tra crisi economica ed eventi di portata eccezionale.
«E perché, per esempio, la Calabria - negli stessi anni - è la prima regione per la spesa del Psr (le risorse europee per l'agricoltura, ndr) e la Puglia è ultima? Come mai in Puglia non è stato realizzato nemmeno un impianto per chiudere il ciclo dei rifiuti e abbiamo la tassa tra le più alte d'Italia, peraltro lasciando i sindaci a una quotidianità di guai? Senza trascurare la sanità, tra liste d'attesa, mobilità passiva e false promesse sugli ospedali. Oppure l'incapacità di spendere i fondi europei. La cifra di tutto questo è nella disorganizzazione e nel caos che vige in Regione: del resto, da quando esistono le Regioni non si è mai visto un presidente con due deleghe come Agricoltura e Sanità. Due assessorati fondamentali nei quali abbiamo toccato con mano il disastro. La Puglia ha bisogno non di improvvisazione e distribuzione di prebende, ma di programmazione, visione, progetti di crescita e sviluppo, di un posto in Italia e in Europa».
Di recente lei ha molto insistito su Psr e xylella: l'agricoltura da cosa dovrebbe ripartire? Qual è la sua proposta?
«Su Psr e xylella ho sempre riportato non opinioni, ma dati oggettivi. Andrebbe rivoltata come un calzino la macchina amministrativa, priva di una struttura realmente in grado di gestire l'importante quantità di risorse. Dopo aver messo spalle al muro gli scienziati nella questione xylella e aver fatto avanzare il batterio di 100 chilometri, si pone la necessità di recuperare un rapporto con la scienza e con gli agricoltori, che non vuol dire dare prebende agli imprenditori compiacenti, ma mettere in campo una prospettiva che ponga l'agricoltura al centro di sviluppo, turismo, riutilizzo delle acque reflue, sviluppo infrastrutturale per rafforzare il sistema di trasformazione e commercializzazione dei prodotti».
Forse però la vera buccia di banana per tutti gli ultimi governatori, lei compreso, è stata la sanità: secondo quale modello andrebbe ripensata? Siamo sempre a cavallo di un ibrido.
«Dobbiamo ripartire dal rafforzamento della medicina territoriale e dalla centralità dei medici di famiglia, sentinelle in grado di fare da efficace filtro. La riorganizzazione del sistema sanitario passa dalla creazione sui territori di luoghi in cui la presenza del medico di famiglia sia supportata da adeguate strumentazioni per alleggerire le liste d'attesa. Anche su questo vedo inseguire il consenso dei singoli, senza programmazione. Se poi qualcuno mi indicasse i reparti riaperti dopo tante promesse... Sarò chiaro: io non farò false promesse, parlerò sempre nel merito, senza demagogia. E con scelte coraggiose, altrimenti il disastro continuerà, a cominciare dai 300 milioni di tasse regionali aggiuntive».
Accennava ai rifiuti, prima: realizzare gli impianti, anche soltanto di compostaggio, è scelta spesso impopolare. E allora?
«In questi anni non ne è stato realizzato uno, abbiamo solo discariche piene, rifiuti fuori regione, tassazione alle stelle e abbiamo visto nascere un'Agenzia che è stata perlopiù luogo di gestione del consenso. Gli impianti rispettosi dell'ambiente possono essere realizzati anche con modalità di compensazione per i territori, creando un sistema virtuoso».
Più in generale, c'è un problema diffuso di opere da sbloccare.
«Se qualcuno cita un'infrastruttura media realizzata negli ultimi 15 anni, ne prendo atto con piacere. Siamo fermi agli aeroporti di Bari e Brindisi nati tra il 2000 e il 2015, quando ero io governatore. E la Puglia ha miliardi di euro per infrastrutture non spesi: dei 2,7 miliardi del Fsc assegnati nel 2015, sono stati spesi circa 50 milioni. Le soluzioni per cambiare passo ci sono: da una legislazione che attribuisca alla Regione poteri per accelerare, a una riorganizzazione della macchina regionale con competenze tecniche».
A proposito di fondi Ue: siamo nella fase di stesura, o quasi, del nuovo Programma regionale per il prossimo ciclo 2021-27.
«Su questi temi sono stato relatore in Europarlamento. Dobbiamo semplificare, andare per obiettivi, basta interventi a pioggia inefficaci o addirittura incapaci di far spendere le risorse. Dei 7,1 miliardi di programmazione in corso il 50% non risulta speso».
Fitto, l'Europa come opportunità è visione che male si sintonizza con un partito sovranista...
«Per noi l'Europa è un'opportunità, che però non ci regala nulla: otteniamo risorse in misura minore rispetto a quanto l'Italia versa. Il problema è che poi non le spendiamo. Il rapporto con l'Ue va ricostruito con serietà e competenza: la Puglia deve trascorrere i prossimi 5 anni in Europa per cogliere tutte le chance, e metto a disposizione la mia esperienza e conoscenza sviluppate in questi anni a Bruxelles per dare il salto di qualità».
Il gasdotto Tap è ormai ultimato. E il territorio non ha ottenuto nulla in termini di compensazioni e investimenti. Partita chiusa?
«Una gestione imbarazzante. L'opera è stata strumentalizzata a fini politici, col risultato che il gasdotto è stato realizzato e la Puglia non ha ottenuto nulla. Bisogna discutere di opere di compensazione e se eletto riprenderò questo ragionamento: abbiamo per esempio la costa in quel tratto sta crollando, si poteva partire da lì. E poi bisogna ragionare sulla riduzione del costo del gas, può essere una grande opportunità per le nostre imprese».
© RIPRODUZIONE RISERVATA