Blocco croato sulla rotta dei migranti, in campo Unisalento e associazioni: «L'Europa si faccia sentire. Ne va della vita di migliaia di persone»

Blocco croato sulla rotta dei migranti, in campo Unisalento e associazioni: «L'Europa si faccia sentire. Ne va della vita di migliaia di persone»
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Martedì 2 Febbraio 2021, 15:12 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 09:45

«La già grave situazione dei migranti in Bosnia, sulla “rotta balcanica”, è divenuta un dramma umanitario dal Natale scorso, con la dismissione e poi l’incendio del campo profughi di Lipa, al confine con la Croazia, e dunque con l’Unione Europea. La situazione di questi uomini, donne e bambini provenienti dall’Afghanistan, dalla Siria, dal Pakistan e altri – circa un migliaio sugli 8mila che l’OIM stima presenti nella sola Bosnia Erzegovina – è divenuta ormai insostenibile. E non si può continuare a ignorare anche questa tragedia che si consuma vicino, al di là dell’Adriatico. A temperature sotto lo zero moltissimi profughi non hanno alcun riparo, vivono all’addiaccio, in pessime condizioni igieniche e sanitarie, senza acqua corrente e con l’aggravante della pandemia». A dirlo è il rettore dell'Università del Salento Fabio Pollice.

«La Caritas e altre ONG da tempo denunciano tali seri problemi ma sono concretamente lì presenti per lenire, come possono, le pene di questi nostri sfortunati fratelli e sorelle - prosegue la massima autorià dell'Ateneo salentino -. I governi e le istituzioni europee si sono limitati a finanziare la Bosnia Erzegovina affinché contenesse il flusso dei migranti ospitandoli in strutture assolutamente inidonee. E comunque, intanto e talvolta da anni, fuori dall’Unione Europea. Le procedure per il riconoscimento del beneficio del diritto d’asilo languono e sono lentissime, mentre freddo, angosce, malattie fisiche e psichiche non aspettano di certo. L’Università del Salento, che ha posto come asse strategico delle proprie attività istituzionali la “sostenibilità” – non solo ecologica ma anche umana e sociale – e che ha una naturale vocazione a seguire con particolare interesse, empatia e partecipazione il contesto e i problemi dell’area adriatica e della vicina regione balcanica, non può non far sentire la propria voce unendola a quella di quanti, uomini e donne, associazioni e istituzioni locali chiedono da subito l’apertura di corridoi umanitari per salvare queste vite umane in grande pericolo, e auspicano un radicale ripensamento delle politiche italiane ed europee di accoglienza dei migranti e dei profughi.

Invitiamo pertanto il nostro mondo accademico, le comunità locali, le istituzioni amministrative del territorio interprovinciale a non “voltarsi da un’altra parte”, e a prendere posizioni e indirizzi politico-culturali in difesa di questa umanità dolente nonché, in definitiva, della nostra stessa civiltà etico-giuridica».

Sulla vicenda intervengono con una nota anche le associazioni Movimento Europeo.it e Humanfirst.it, insieme con Regione Puglia, Provincia e Comune di Lecce. «Quello che sta accadendo in Croazia e Bosnia - scrivono in un intervento sottoscritto da altri enti privati - comincia ad assumere i contorni di delitto contro l’Umanità. Decine di migliaia di persone, responsabili solo di essere diseredati privi dei mezzi essenziali di sopravvivenza e in fuga dalla fame, da persecuzioni politiche e dalle guerre che infuriano nei loro Paesi di origine, vengono respinti da poliziotti di Paesi che dovrebbero essere i primi garanti delle libertà e dei diritti fondamentali delle persone in quanto tali, senza distinzione alcuna, com’è previsto dalla Carta dei Diritti Europea, quella dell’ONU e dalla nostra Costituzione. La Croazia è uno Stato Membro della Unione Europea! Tre parlamentari componenti del Parlamento europeo recatisi – nella giornata del 30 gennaio 2021 – in visita ispettiva in quei posti sono stati allontanati con la forza e impediti di compiere il loro mandato ispettivo di parlamentari europei. Giova ricordare che la sia la Croazia sia la Bosnia hanno ricevuto 60 milioni di euro per fornire l’ausilio e soccorso di quei disperati. Questo è un fatto gravissimo che non può essere ignorato né sottovalutato dalla Unione Europea, la quale dovrebbe, senza esitazione, intervenire con ogni mezzo legale e politico per impedire che simili azioni siano ulteriormente perpetrate a danno di tante persone indifese e nei confronti di parlamentari che rappresentano i Cittadini europei». L'intervento ha già raccolto le adesioni di Fondazione Emmanuel, Terzo Millennio, Camera a Sud/Crocevia, Civica., Anpi, Arci, Civibo, Left e "I ponti di San Lorenzo".

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