Bari, fermato un 36enne algerino affiliato all'Isis: partecipò alla strage del Bataclan e agli attentati di Parigi

Bari, fermato un 36enne algerino affiliato all'Isis: partecipò alla strage del Bataclan e agli attentati di Parigi
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Lunedì 8 Marzo 2021, 15:12 - Ultimo aggiornamento: 15:29

Era già detenuto nel carcere di Bari nell'ambito di un altro procedimento e sarebbe stato scarcetato il 19 giugno prossimo. Ma questa mattina  la Polizia di Stato ha notificato a un cittadino algerino di 36 anni un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, disposto dalla Dda di Bari, per il reato di partecipazione ad organizzazione terroristica. Le indagini hanno accertato la sua diretta attività di supporto agli autori degli attentati terroristici del teatro Bataclan, Stade de France e degli attacchi armati concentrati nella I, X e XI arrondissement, avvenuti a Parigi il 13 novembre 2015, a cui avrebbe garantito la disponibilità di documenti contraffatti.

IL PROFILO DEL PRESUNTO TERRORISTA

Il presunto terrorrista si chiama Athmane Touami. E stando alle indagini della Polizia, coordinate dal procuratore aggiunto Francesco Giannella e dal pm Federico Perrone Capano, con i fratelli Medhi e Lyes Touami - nonché con Hamid Abaaoud Abdel, deceduto in Francia il 18 novembre 2015, con Khalid Zerkani e altri soggetti, alcuni dei quali non ancora identificati e operanti sia in Italia sia in Algeria, Francia, Belgio, Spagna e Siria - avrebbe fatto parte di una cellula terroristica del Daesh-Isis, come componente dell'ala operante in territorio francese e belga. E con collegamenti in Siria e in altri paesi nordafricani. Con il gruppo terroristico - secondo l'accusa - si sarebbe mantenuto in contatto operativo tramite i propri fratelli e altri sodali, tra cui tale "Fufò o Fofa Marsial", soggetto collegato a Ahmed Sami Ben, garantendo ai presunti complici, insieme ai propri fratelli, la disponibilità di documenti contraffatti, nonché supporto alle attività terroristiche del gruppo.

LE INDAGINI

Le indagini su Athmane Touami sono cominciate nel maggio 2019 quando, mentre era nel Centro di permanenza temporanea (Cpr) per migranti di Bari, gli agenti della Digos accertano la detenzione di un documento falso, utilizzato per muoversi liberamente nei paesi dell'area Schengen. Per questo è stato processato e condannato alla pena di 2 anni, in scadenza tra qualche mese. "La imminente scarcerazione dell'indiziato impone, pertanto - si
legge nel decreto di fermo - , l'adozione del presente provvedimento pre-cautelare, sussistendo concreti elementi che portano a ritenere che lo stesso, non appena liberato, si darà alla fuga, facendo perdere le proprie tracce". I fratelli Touami, inizialmente coinvolti in diversi procedimenti come borseggiatori a Bruxelles, successivamente si sarebbero specializzati nell'attività di falsificazione e ricettazione di documenti contraffatti, "Sviluppando contemporaneamente un processo di radicalizzazione religiosa, anche per effetto dei frequenti e prolungati contatti con soggetti organizzatori di filiere jihadiste e militanti in associazioni terroristiche internazionali" si legge ancora nel provvedimento di fermo.  In particolare "I loro nomi risultano in connessione sin dal 2010, con alcuni soggetti successivamente coinvolti in attentati terroristici avvenuti nel 2015 e 2016: Amedy Coulibaly, coinvolto il 9 gennaio 2015 nel sequestro di persona di alcuni clienti in un supermercato di Parigi, con la correlata morte di alcuni di essi; Chérif Kouachi, alias Abou Essen, uno degli autori dell'attentato alla sede del giornale francese Charlie Hebdo avvenuto il 7 gennaio 2015 a Parigi; Akrouh Chakib e Abaaoud Abdel Hamid, due degli autori degli attentati commessi a Parigi il 13 novembre 2015".

GLI ATTENTATI DI PARIGI

Nel luglio 2015, pochi mesi prima degli attentati terroristici di novembre a Parigi, il 36enne algerino Athmane Touami
fu arrestato a bordo del treno Parigi-Milano in possesso di carte di identità false rilasciate dalla rete belga denominata "Catalogue", la quale - secondo le indagini - ha fornito documenti falsi a tutti i terroristi del Bataclan, attentato compiuto il 13 novembre 2015. Pochi giorni dopo quegli attentati, poi, il 20 novembre, durante una perquisizione a casa di Medhi Touami, fratello di Athmane, a Parigi, la Polizia trovò una borsa, ritenuta di proprietà del 36enne, contenente vari documenti falsi e altri rubati, sette telefoni cellulari e diversi dischi rigidi con all'interno "329 fotografie legate all'Islam radicale e cinque video parziali dello stesso tipo".

Secondo la Dda di Bari il ruolo dei fratelli Touami era proprio quello di "esperti in grado di fornire un supporto logistico, luoghi di appoggio, mettendo a disposizione merce di provenienza delittuosa e di falsari al servizio delle organizzazioni terroristiche".

LE INTERCETTAZIONI

Il 36enne algerino Athmane Touami destinatario oggi di un provvedimento di fermo della Dda di Bari per terrorismo internazionale, ascoltava sermoni «di predicatori islamici radicali e sostenitori della jihad armata». E’ quanto emerge dalle intercettazioni effettuate quando l’uomo era trattenuto nel Cpr di Bari. In particolare il 22 maggio 2019, all’1.20 del mattino, Athmane Touami chiedeva telefonicamente ad un connazionale di rintracciare sui siti web un «sermone» di Sulayman Ibn Naser Ibn Abd Allah Al-Alwan, un «imam di origini arabe ritenuto teorico della Jihad militante - si legge negli atti - il quale, tra l’altro, nel 2000 aveva emesso un Fatwa approvando l’uso di attentati suicidi contro Israele mentre la moschea dove insegnava, nella provincia araba Al-Qassim, venne ritenuta dai religiosi islamici come una 'fabbrica di terroristì. Tra i suoi studenti vi era anche Abdulaziz Al-Omari, uno dei dirottatori negli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York». Le ulteriori conversazioni telefoniche intercettate "consentivano di appurare che l’indottrinamento religioso islamico dell’odierno indagato - dicono gli inquirenti - era avvenuto a Londra presso la moschea di Finsbury Park, «ritenuta dall’intelligence britannica non solo un luogo di culto islamico, ma un luogo simbolo del Jihadismo britannico, dove dagli anni '90 ai primi anni del 2000 si erano formati e radicalizzati i principali terroristi che hanno seminato il terrore in giro per il mondo». 

LE PAROLE DEL PM

«Bari sta diventando centrale sulla risposta giudiziale al terrorismo, perché non c'è dubbio che tutti quelli che provengono da zone di guerra e dalle aree governate dalle associazioni terroristiche, devono passare da Bari anche per ragioni logistiche per giungere in altri Paesi europei».
«Un bella opera collettiva a tutela della sicurezza dei cittadini non solo italiani ma europei. L'indagine nasce infatti da una straordinaria collaborazione internazionale, che indica che l’unico modo per dare una risposta giudiziale, efficace all’interno delle regole, al terrorismo è quella della collaborazione internazionale» ha aggiunto Rossi in conferenza stampa. In collegamento da Roma Fabio Berrilli, dirigente del Servizio per il contrasto del terrorismo e dell’estremismo esterno. «Non è un caso questo risultato - ha detto Berrilli - , che pone l’accento sulla collaborazione internazionale. Bari è al centro di collaborazioni determinanti, proprio perché crocevia, in un lavoro continuo e caparbio che ha visto un intreccio di informazioni tra autorità di Polizia italiane, francesi, belghe e tedesche».
«È fondamentale prosciugare le reti di supporto su cui si appoggiano i terroristi operativi, che forniscono o nascondono armi, documenti, alloggio, perché significa rendere inattive le cellule militari che senza il supporto non possono agire». Lo ha detto il procuratore aggiunto di Bari, Francesco Giannella, coordinatore della Dda, parlando del ruolo del 36enne algerino. «E' impressionante - ha spiegato ancora il pm Federico Perrone Capano, che ha coordinato le indagini della Digos - come la famiglia di Athmane Touami, i fratelli Medhi e Lyes, uno condannato in Belgio a 16 anni di reclusione per associazione terroristica e l’altro morto in Siria come foreign fighters, fosse in contatto con soggetti la gran parte dei quali condannati in Germania, Francia e Belgio per reati di terrorismo».

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