L'intervista/ Antonio Caprarica: «Berlusconi?Un demiurgo per trent’anni. Ma all’estero era ritenuto un'anomalia»

L'intervista/ Antonio Caprarica: «Berlusconi?Un demiurgo per trent’anni. Ma all’estero era ritenuto un'anomalia»
di Alessandra LUPO
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Giovedì 15 Giugno 2023, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 07:43

«Non proprio dei reali ma di certo una dinastia che ha segnato l’Italia». Antonio Caprarica, giornalista e saggista oltre che esperto indiscusso sulla monarchia inglese, ha un’opinione chiara sull’impero di Silvio Berlusconi e sulla morte del suo fondatore. 
Caprarica, dopo Agnelli crede che Silvio Berlusconi sia stato un altro “re” per gli italiani?
«I Berlusconi hanno un aspetto dinastico molto forte, perché è una famiglia numerosa rimasta unita attorno al capostipite, ma manca il glamour che Agnelli seppe dare agli italiani. Un fascino seduttivo analogo ma, nel caso di Berlusconi, basato sul riconoscimento. Nel caso di Giovanni Agnelli invece su una percezione di distanza inarrivabile. Tuttavia, credo che Berlusconi sia stata una figura più complessa e importante nella vita del Paese, essendo stato per tre decenni il demiurgo della nostra storia. Tre decenni in cui ha plasmato il sistema politico a sua immagine e somiglianza. E che oggi, siccome la storia la scrivono i vincitori e lui è riuscito a risalire la china dopo la caduta, si ritrova da morto destinatario di un funerale di Stato e di un lutto nazionale».


Sul lutto nazionale ci sono molte polemiche: non per tutti Berlusconi ha segnato l’Italia in senso positivo.
«Queste polemiche non sono una prerogativa esclusivamente italiana: da corrispondente Rai da Londra fui testimone dei funerali di stato di Margaret Thatcher, deciso dal governo di destra che governava da tre anni. Fu una decisione contestata, con i parenti dei minatori sconfitti dalla Thatcher nella battaglia dell’84 che si presentarono al funerale voltandosi di spalle al passaggio del feretro. Oggi la destra che Berlusconi ha forgiato è al potere e gli tributa tutti gli onori previsti. Per il resto, il lutto è lutto e si rispetta. Solo una volta che sarà tutto finito si rifletterà sul fatto che questa eredità sia da conservare o meno».
A proposito di eredità, se ne sta parlando molto in termini politici: c’è un partito al governo senza un successore. In tanti sperano nela discesa in campo della figlia Marina. Lei come la vede?
«Per l’idea che mi sono fatto di Marina Berlusconi, lei non ha nessuna intenzione di proseguire le orme politiche del padre. Essendo un capitano d’industria molto abile, sa bene che le relazioni con il potere politico sono centrali. Mi risulta che Marina abbia ottimi rapporti con il governo Meloni ma che voglia incarnare un’ipotesi dinastica mi sentirei di escluderlo. Il problema vero è che la scomparsa di Berlusconi apre un grosso vuoto non solo nel sistema politico generale ma soprattutto all’interno della maggioranza di centrodestra, come accade sempre quando muore il leader di un partito personale. E Forza Italia, vuoi per il carisma del suo fondatore, per il suo potere ma anche per il sostegno finanziario dei Berlusconi è una creatura al momento fragile».
Dall’estero come viene vissuta la fine dell’era Berlusconi in Italia?
«Ogni volta che rispondo a domande come questa i fan del Cavaliere si indignano. Ma tolto Vladimir Putin che saluta Silvio Berlusconi come “leader di rottura” in Occidente, le democrazie liberal democratiche occidentali sono sempre state piuttosto diffidenti nei suoi confronti: dal famoso sorrisetto tra Merkel e Sarkozy del 2011 ai pezzi sul commiato, in tanti si chiedono come gli italiani abbiano potuto dargli fiducia tanto a lungo. La verità è che Berlusconi è sempre stato considerato un’anomalia da molti punti di vista».
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