Manganellate a Pisa, i timori di un'escalation. «Per il G7 cambi il clima»: Meloni condivide le preoccupazioni di Mattarella

Salvini: "Vedremo se qualcuno a Pisa ha ecceduto, ma giù le mani dagli agenti"

Manganellate a Pisa, i timori di un'escalation. «Per il G7 cambi il clima»: Meloni condivide le preoccupazioni di Mattarella
Manganellate a Pisa, i timori di un'escalation. «Per il G7 cambi il clima»: Meloni condivide le preoccupazioni di Mattarella
di Francesco Malfetano
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Lunedì 26 Febbraio 2024, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 06:31

ROMA «Se ne occupa il Viminale». Tra i fedelissimi della premier Giorgia Meloni, non faticano a definire «non casuale» il silenzio di palazzo Chigi sulla vicenda di Pisa e le relative polemiche. Non per una volontà di isolare Matteo Piantedosi o di scaricare in qualche modo la responsabilità sui corpi di Polizia - nei confronti di entrambi, come dimostrano le tante dichiarazioni rese da ministri ed esponenti della maggioranza, l'attenzione resta altissima - ma perché a chiamare direttamente in ballo il ministro dell'Interno, chiedendo e ottenendo rassicurazioni sulla gestione dell'ordine pubblico, è stato il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un intervento diretto di Meloni sarebbe quindi quasi da considerarsi un invasione di campo, rendendolo piuttosto improbabile in questa fase. Chiaramente la premier non è indifferente alla questione. Con Meloni in viaggio a Kiev assieme al sottosegretario Giovan Battista Fazzolari, a farne le veci confrontandosi con il Colle e con il Viminale è stato però Alfredo Mantovano. E il mandato, in questo caso, è quello di «gestire» con raziocinio la vicenda. Il che si traduce con un abbassamento immediato della tensione attraverso una gestione «morbida» delle manifestazioni. L'assalto dei black bloc ai supermercati e i cartonati insaguinati mostrati durante i cortei milanesi ne sono un esempio. Anche perché, oggi, il timore più diffuso nell'esecutivo è che le piazze finiscano con l'auto-alimentarsi, portando ad una escalation che coinciderebbe pericolosamente con le diverse tappe del G7 in programma. A partire dai primi vertici ministeriali che si terranno a metà marzo.

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Da qui anche il duro affondo spiccato da via della Scrofa (con l'ovvia regia a distanza meloniana) nei confronti della «sinistra».

L'idea è contro bilanciare attraverso FdI il caso politico che Schlein&Co - specie dopo le accuse mosse da Meloni alla segretaria dem dopo i violenti attacchi alla premier da parte del governatore campano del Pd Vincenzo De Luca - sembrano voler sollevare soffiando sul dissenso. Il messaggio che si sta cercando di far passare con dichiarazioni in batteria di capigruppo ed esponenti (anche degli altri partiti della maggioranza) è che non si può continuare ad alimentare l'odio nei confronti delle forze dell'ordine, altrimenti il rischio che i manifestanti possano trascendere aumentano a dismisura. Una contrapposizione evidenziata anche dall'intervento di Mattarella di sabato, anticipato non a caso dal sostegno a Meloni per gli oltraggi ricevuti nei giorni precedenti. Il clima, in altri termini, non può e non deve degenerare. Anche perché significherebbe indebolirsi quando il contesto internazionale già pone l'Italia in una posizione di potenziale difficoltà, e quando alle porte ci sono - appunto - eventi determinanti come il G7 o le elezioni europee.

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LA GESTIONE

Nell'immediato «gestire» la situazione passa anche per non legittimare ulteriori scontri. Né intervenendo duramente nei confronti di eventuali cortei, né prendendo provvedimenti dettati dall'opinione pubblica (la posizione del questore di Pisa Sebastiano Salvo è in bilico, ma si attenderanno le indagini), né inasprendo regole di gestione dell'ordine pubblico che già esistono e sono valutate come sufficienti a tutti i livelli («Non sono cambiate per il G8 di Genova, non cambieranno oggi» ragionano fonti parlamentari).
Considerazioni a cui si allinea l'intervento di Matteo Salvini di ieri. «È giusto analizzare se si è fatto tutto quello che si doveva» o «se qualcuno ha ecceduto, sono donne e uomini non sono robot, ma è inaccettabile che» tutti coloro «che garantiscono sicurezza e democrazia» vengano «tirati in ballo nella contesa politica. Giù le mani dalle nostre forze dell'ordine», ha spiegato il vicepremier alla scuola politica della Lega. Aggiungendo, non a caso, come «le parole del presidente Mattarella si leggono ma non si commentano».

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