I no vax e la rinuncia alla socialità: cosa c'è oltre il rifiuto della scienza

di Carmelo ZACCARIA
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Venerdì 13 Agosto 2021, 05:00

Continuiamo a chiederci come mai tante persone che giudichiamo normali, intelligenti, anche di cultura, dinanzi ad una scelta sostanzialmente logica, quasi scontata, naturale, come quella di vaccinarsi in tempo di pandemia, si dimostrino invece pervicacemente contrari e poco ragionevoli. Ed, ancora, come mai sia così difficile convincerli a seguire i dettami della scienza. Purtroppo le molteplici spiegazioni e ammonimenti, fondati su inoppugnabili dati scientifici, tendono a sbriciolarsi, a perdere consistenza, quando vengono proposti assumendo un piglio professorale e denigratorio nei confronti dei no vax, dipingendoli più come intrusi da ripudiare che come individui confusi, esasperati, da rassicurare e far ragionare. Si dimentica che gran parte del loro malessere risente dei modi spicci e talvolta insultanti con cui vengono affrontate le questioni sul web. 

La centralità perduta

Dentro l’altezzosa superbia che dilaga sui social si insinua quel groviglio traboccante di pensieri distorti del negazionista, che sentendosi indifeso, sfrattato dalla società, tende ad arginare il suo disagio proprio nel conforto limaccioso della rete, nella persuasiva fallacia delle sue credenze. Le ripetute manifestazioni di piazza suonano come la pretesa disperata di una centralità perduta, la ricerca smaniosa di una fede universale, di una verità assoluta, totalizzante, da sventolare ai quattro venti. 

Se tante persone si mostrano ancora così ostinate nel non volersi vaccinare non è perché la loro intelligenza non arrivi a comprendere le ragioni scientifiche del vaccino, ma perché si aspettano che il loro atto di insubordinazione e di diniego li esalti, li faccia sentire impavidi e incorruttibili. A volte gli uomini sono tanto fragili quanto sono indistruttibili le loro convinzioni. La scienza è tutt’altro rispetto alla fede perché si presta ad una continua verifica, ad un incessante aggiornamento, mettendo in dubbio i suoi stessi progressi. Del resto basta leggere un bugiardino per rendersene conto. 

La rinuncia al confronto

La scienza, certo, salva la vita, ma non nutre il sogno degli uomini. Non si può convincere i no vax seppellendoli di dati scientifici. Molti di quelli che si sono vaccinati, me compreso, lo hanno fatto non per dovere verso la scienza, ma per riscoprire l’aspetto più autentico della socialità, che è anche complicazione e responsabilità verso gli altri, ciò che lo scetticismo dei negazionisti tramuta in preoccupazione di finire assoggettati ad un progetto di esistenza collettiva. Nella rinuncia al vaccino c’è la rinuncia volontaria a doversi confrontare con le contraddizioni del mondo degli uomini.

Confondendo persino il nemico di turno, che in questo caso non è il potere ma la malattia, finiscono per essere vittime di un dispotismo ancora più potente e insidioso, cioè di una costrizione volontaria, per dirla con De la Boetie, a cui si sottomettono per legittimare il loro personale risentimento. Prestando il consenso ad essere ingannati, interpretano il ruolo di avanguardie gloriose di una menzogna sublime, di una disfatta prodigiosa, preferendo la terapia intensiva pur di non uniformarsi ai complicati comportamenti collettivi. Una forma di regressione psichica che Freud chiama “pulsione gregaria”, oggi sempre più amplificata dalla pervasività rimbombante dei social, in cui la mancanza di autonomia e consapevolezza da parte del singolo vengono spiegate come segnali di “indebolimento delle facoltà intellettuali, lo sfrenarsi dell’affettività, l’incapacità di moderarsi o di differire, la propensione a oltrepassare tutti i limiti nell’espressione del sentimento e scaricarla per intero nell’azione”. Comportamenti che osserviamo spesso nei selvaggi o nei bambini. L’istinto gregario che li porta a proporre l’immunità di gregge come unica prospettiva di salvezza, difatti li relega ad agire essi stessi con la sensibilità di un gregge impettito e disperato, che rifiuta di misurare la propria libertà con quella degli altri, preferendo farsi soggiogare da concetti astrusi e incomprensibili per proteggersi dal mondo percepito come ostile, dalla fatica e dal timore di doversi piegare al rispetto delle regole imposte dalla umana convivenza.

I no vax sono contrari al vaccino perché si sentono più a loro agio dentro una visione paranoica e trasgressiva di una realtà che disprezzano, che non accettano, da cui si sentono minacciati. La scienza da questo punto di vista non li vincola per niente, perché è considerata solo un mezzo dell’ingranaggio che porta alla sopravvivenza della specie. Tanto più sembra difficile coinvolgere i no vax semplicemente mostrando i muscoli e continuando a difendere una società fortemente iniqua e individualista, che diventa sempre più angusta e frammentata ed in cui, vivendoci, a stento ci si sente pienamente appagati. Tuttavia, con maggiori segnali di fiducia e di disponibilità, senza inasprire una polemica pretenziosa, anche queste persone avranno modo di accettare la necessità di vaccinarsi e di rendersi conto della vacuità delle posizioni sin qui assunte.
 

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