Nuovo Dpcm. Bar e ristoranti in rivolta. Bertin: «Siamo esasperati». Zanon: «Aiuti veri subito»

Nuovo Dpcm. Bar e ristoranti in rivolta. Bertin: «Siamo esasperati». Zanon: «Aiuti veri subito»
Nuovo Dpcm. Bar e ristoranti in rivolta. Bertin: «Siamo esasperati». Zanon: «Aiuti veri subito»
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Lunedì 26 Ottobre 2020, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 09:46

Confcommercio Veneto boccia il nuovo decreto del governo che obbliga bar, ristoranti e pizzerie a chiudere alle 18. Per la Fipe nazionale, la federazione che riunisce i pubblici esercizi, «le misure annunciate dal governo costeranno altri 2,7 miliardi alle imprese della ristorazione». Circa 50mila le attività a rischio con i nuovi stop, il 30% di quelle venete, oltre mille solo nella provincia di Treviso. Disperazione e rabbia stanno crescendo oltre il livello di guardia anche in regione, proteste sono già partite a Venezia (con ristoratori che si rifiutano di chiudere alle 18) e Padova, mercoledì manifestazione in 21 città d'Italia, Verona per il Veneto.

Covid, la foto simbolo della figlia del ristoratore: "Questo è mio padre, per lui una mazzata finale"

ODERZO (TREVISO) - "Questo è mio papà.

Un uomo che si è fatto dal niente, dalla povertà di una famiglia di mezzadri veneti. Una famiglia numerosa dove le donne dicevano che non avevano fame pur di lasciare il cibo ai figli. Gente umile, senza tanti fronzoli per la testa".

«I piccoli imprenditori del terziario, le partite Iva, i professionisti, sono esasperati - avverte il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin -. Accanto ai divieti, il governo avrebbe dovuto annunciare che erano già stati deliberati indennizzi proporzionati alle perdite subite per consentire alle imprese, in ginocchio per la seconda ondata del Covid, di superare il crollo di fatturati. Invece, come al solito, registriamo solo la durezza dei divieti e l'aleatorietà degli aiuti. Ci aspettiamo anche incentivi e contributi a fondo perduto per le aziende: Conte ne ha fatto cenno, dalle parole si passi ai fatti». Per ora ha parlato solo con i ristoratori in piazza a Roma. «È un provvedimento che ha un impatto drammatico, per noi un altro lockdown: gran parte dell'attività dei pubblici esercizi si fa dopo le 18 - sottolinea Federico Capraro, presidente Confcommercio della Marca -. Così oltre mille attività nella provincia di Treviso rischiano di chiudere». «Un provvedimento assurdo, se riusciamo a garantire la sicurezza fino alle 18 perché non fino alle 23? - si chiede polemicamente Massimo Zanon, presidente di Confcommercio e Fipe Venezia -. Da sei mesi stiano chiedendo aiuti concreti e il governo continua solo a promettere. Rispetteremo le regole, ma sugli indennizzi si passi subito ai fatti o sarà la fine per un 30% delle nostre imprese anche in Veneto».

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GIORNATA CONVULSA

La protesta dei commercianti monta, presidenti e funzionari vengono tempestati di telefonate per capire i nuovi obblighi piovuti come una doccia fredda e sfogare una protesta covata per lunghi mesi. Il presidente nazionale Carlo Sangalli parla di 24 miliardi di fatturato già persi dal settore e 50mila imprese a rischio con la nuova stretta con 350mila posti in bilico. Ma c'è chi teme che possa aver sostanzialmente avallato il nuovo blocco del premier Conte. «Non credo proprio. Questo è un provvedimento che colpisce bar e ristoranti, e quindi soprattutto noi della Fipe - ricorda Zanon -. Nei giorni scorsi il nostro presidente Stoppani aveva già criticato aspramente i nuovi orari di chiusura e tutta l'organizzazione è compatta nel bocciare questi provvedimenti e nel chiedere ristori concreti anche per gli alberghi». Posizione confermata ieri sera dalla presidenza Fipe dopo una riunione straordinaria. Gli scontri di piazza però hanno lasciato il segno. «Le immagini di Napoli - afferma Bertin - dovrebbero far riflettere. Il governo ha l'obbligo di dire parole chiare e di smetterla di usare il comitato tecnico scientifico come paravento per le sue decisioni. Anche i negozi, seppur non toccati direttamente, risentiranno di città deserte dove il coprifuoco, di fatto, scatterà a metà pomeriggio. Per non parlare poi del turismo, azzerato. Ha ragione il premier Conte quando dice che bisogna evitare un altro lockdown: se avvenisse a Natale sarebbe il colpo di grazia». «Speriamo che siano veramente solo 30 giorni di stop: la verità è che c'è grande scetticismo nei confronti del governo», avverte Zanon: «La scorsa primavera per gli aiuti è stata un'odissea: ritardi, problemi, massimo 2mila euro a fondo perduto. Anche sui prestiti garantiti dallo Stato alcune banche hanno fatto muro. E almeno un 10% dei nostri collaboratori non ha ancora visto la cassa integrazione». Conte parlava di versamenti immediati dall'Agenzia delle Entrate... «Basta prese in giro, cosa serve un credito d'imposta sugli affitti se non riapri più? - Critica il trevigiano Federico Capraro -. Oltre a quello economico c'è anche un impatto sociale, dobbiamo portare le imprese in piedi al post Covid e smontare questo sistema burocratico e fiscale».
 

Dpcm, aiuti "automatici" alle imprese: prima rata da 5 miliardi

Indennizzi a fondo perduto automatici a partire da metà mese, almeno per le piccole imprese che li avevano già percepiti nel mese di giugno. Poi conferma del credito di imposta per le locazioni, degli aiuti alla filiera alimentare e cancellazione della rata Imu di dicembre.

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