Manovra, l'ira delle Regioni contro il Governo.
Chiamparino: "Ci costringono ad alzare le tasse"

Manovra, l'ira delle Regioni contro il Governo. Chiamparino: "Ci costringono ad alzare le tasse"
di Alessandra Severini
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Giovedì 16 Ottobre 2014, 16:01 - Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 08:56
ROMA - Scatta la rivolta delle Regioni di fronte ai tagli da 4 miliardi previsti dal governo nella legge di stabilità. La polemica fra governatori e premier si fa durissima non appena Renzi ascolta i commenti dei presidenti delle regioni sulla manovra. «Con i nuovi tagli da 4 miliardi ci troviamo in una situazione che è insostenibile a meno di non incidere sul capitolo della spesa sanitaria o di compensare con maggiore entrate», ha detto chiaramente Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte e presidente della Conferenza delle Regioni, uno che nel Pd ha sempre appoggiato Renzi.





«Il governo taglia le tasse con i soldi degli altri: come invitare a pranzo qualcuno e farlo pagare», tuona il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. E la sanità sembra rischiare davvero, poiché nella manovra l’esecutivo ha inserito una clausola salvaguardia in forza della quale se le Regioni non decidono dove tagliare entro il 31 gennaio interverrà il governo con interventi anche sul Fondo sanitario nazionale. Un premier molto irritato dal fuoco amico sceglie twitter per rispondere, lanciando l’hashtag #NoAlibi. Una serie di cinguettii che accusano: «Una manovra da 36 miliardi e le Regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anzichè minacciare di alzare le tasse».





E poi ancora: «Tagliare i servizi sanitari è inaccettabile. Non ci sono troppi manager o primari? E' impossibile risparmiare su acquisti o consigli regionali?». A questo punto anche Chiamparino sceglie i 140 caratteri per rispondere «Considero offensive le parole di Renzi perché ognuno deve guardare ai suoi sprechi, e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono?».



Ma la spending review imposta alle Regioni non è l'unico motivo di scontro nato dalla legge di stabilità. I sindacati si scagliano contro l'aumento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione e contro il trasferimento del Tfr in busta paga che sarà sottoposto a tassazione ordinaria. Potranno farne richiesta (irrevocabile) i lavoratori del settore privato per tre anni, dal 1 marzo 2015 al 30 giugno 2018. Confermato poi il blocco degli scatti contrattuali degli statali per tutto il 2015 ad eccezione di magistrati, forze dell'ordine, diplomatici e militari. Eliminata l'esenzione dal bollo per le auto storiche con più di 20 anni, rimane invece per quelle che hanno raggiunto il trentesimo anno di età.

Al di là della molteplicità delle polemiche nate dalla legge di stabilità è atteso ora il giudizio più rilevante, quello di Bruxelles.