«Sono laureata ma faccio la cameriera»

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Domenica 6 Settembre 2020, 14:41
Asya Dolcecanto, 24 anni il 14 settembre, è tra i tanti giovani sovraistruiti, censiti dalla Cgia di Mestre, che fa un lavoro, almeno per ora, non corrispondente al titolo di studio conseguito: è cameriera in un locale del centro storico di Lecce che prepara pesce fresco, ma ha una laurea in Sociologia del crimine e della devianza, conseguito all'Università del Salento e studia per la specialistica dello stesso ambito disciplinare.
Asya, come mai questa scelta?
«È stata una scelta obbligata, l'unica che mi permette di mantenermi. Da tre anni e mezzo mi sono trasferita a Lecce per studiare all'UniSalento e poiché ho sempre voluto mantenermi da sola fin da subito ho cercato un lavoro per pagare l'affitto e vivere senza la necessità di chiedere soldi alla mia famiglia. Dopo la laurea triennale speravo di trovare un posto di lavoro più vicino ai miei interessi e invece niente, così ho continuato a fare la cameriera».
Dopo la laurea come si è mossa per trovare un lavoro corrispondente al tuo titolo di studio?
«Ho fatto quello che fanno tutti: ho inviato curriculum e ho presentato domanda negli uffici di investigazione, ma risposte non ne sono mai arrivate. Quindi mi sono dovuta accontentare di un ripiego, l'unico, come ho detto, che mi consente di vivere e mantenermi agli studi».
Si sente frustata?
«Sì, non perché questo lavoro non sia dignitoso, tutti i lavori lo sono, e al momento è l'alternativa migliore che ho, ma ho la sensazione di buttare via il mio tempo».
In che senso?
«Penso che potrei stare in un altro posto per mettere a frutto i miei studi, formarmi e migliorare le mie competenze, ma mi viene negata qualsiasi possibilità. Manca la connessione Università-mondo del lavoro».
A chi imputa le colpe di questa mancanza?
«In generale al sistema che regola il mondo del lavoro, ma anche alla stesa Università. Pensi che quando ero iscritta alla Triennale volevo fare il tirocinio al carcere di Lecce, ma ho solo perso mesi dietro le carte finché non ho lasciato perdere, perché alla fine rischiavo di non finire in tempo per la laurea. Così, anche allora ho dovuto ripiegare sul Comune di Presicce e accontentarmi di un tirocinio bellissimo sulla carta ma che, di fatto, non mi ha dato nulla perché non mi facevano fare nulla, nemmeno le fotocopie. Il risultato? Un'altra occasione persa per formarsi e per crescere. Quindi, non solo il fatto che non ci sia alcuna possibilità di formarti mentre studi, ma anche il fatto che quando fai il tirocinio non ti danno alcuna possibilità di mettere a frutto quello per cui hai studiato. Così, per vivere bisogna accontentarsi di fare altro».
Cosa si augura?
«Di specializzarmi e trovare un posto di lavoro confacente ai miei interessi e che valorizzi le mie competenze. Altrimenti a che serve studiare?».
M.C.M.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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