Salento, muoiono querce e lecci: «Rischio in tutto il territorio »

Alberi secchi a Cutrofiano
Alberi secchi a Cutrofiano
di Stefania DE CESARE
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Martedì 12 Dicembre 2023, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 17:57

Quattro anni dai primi segnali. Alberi con chiome secche, rami inerti e privi di foglie. Poi il fenomeno si è diffuso a macchia di leopardo. E oggi il disseccamento è inarrestabile. Agronomi preoccupati: «È un allarme. Problema diffuso a Lecce e in tutto il Salento». 
Continua rapida e inesorabile la morìa di querce salentine. Da tempo, ormai, feroci parassiti stanno minacciando i nostri lecci. Negli ultimi anni la situazione si è aggravata e i danni sono evidenti non solo in città ma anche nei boschi e nelle grandi aree verdi.

Dopo il dramma della xylella

E così dopo il dramma della xylella, che ha flagellato il paesaggio rurale del Salento devastando distese di oliveti, il territorio deve fare i conti con parassiti che stanno mettendo a rischio il patrimonio verde. La lista delle piante colpite si fa sempre più estesa: alberi di quercia (tra cui i lecci) ma anche mandorli e fichi. Criticità che si vanno ad aggiungere ai problemi, già noti, riscontrati con agrumi e vigneti, e che stanno preoccupando gli agricoltori locali. Per quanto riguarda i lecci nei centri abitati la causa è ben nota, legata alla rapida diffusione della cocciniglia, un insetto che è in grado di invadere tutta la struttura fogliare della pianta, nutrendosi della sua linfa. A Lecce i primi segnali si sono registrati nel 2019: a distanza di quattro anni la situazione sembra essere peggiorata e fuori controllo.
A confermare le criticità Francesco Tarantino, agronomo, incaricato dal Comune di Lecce per il Piano del Verde: «Il problema del disseccamento è esteso a tutta la provincia. Purtroppo le condizioni climatiche, e quelle particolari delle città, stanno portando a delle conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. I cambiamenti climatici stanno facendo la loro parte così come l’inquinamento urbano e l’aumento della circolazione veicolare. Soprattutto sui viali, dove c’è maggior circolazione di automezzi, gli inquinanti sono aumentati e le foglie si coprono di polvere nerastra che crea condizioni di deperimento progressivo della pianta». 
Oltre a Lecce sono tante le zone e i comuni colpiti: Calimera, Borgagne, Melendugno, San Foca, Otranto, Poggiardo, Scorrano, Alessano, Cutrofiano solo per citarne alcuni.

Un fenomeno dovuto al clima ma anche alla scarsa attenzione che da anni viene riservata al verde. E i fondi a disposizione degli Enti sono spesso insufficienti. «Nel caso specifico dei comuni limitrofi a Lecce c’è anche un'altra condizione che ha favorito questi deperimenti – aggiunge Tarantino -. In passato gli alberi venivano potati manualmente con personale dedito all’agricoltura. Negli ultimi anni, per motivi economici e di carenza di personale specializzato, si è registrata una cattiva manutenzione delle essenze arboree, con interventi fuori periodo, e con tagli molto grossi. Questo sta provocando ferite che permettono agli insetti di attaccare le piante». 

L'osservatorio fitosanitario della Regione

Come confermato dall’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia (Dipartimento Agricoltura – Sviluppo Rurale ed Ambientale) il fenomeno del disseccamento non interessa solo i lecci ma anche altre specie di quercia. Inoltre negli ultimi anni in Salento sono emerse diverse nuove problematiche fitosanitarie su fico e mandorlo che sono oggi oggetto di monitoraggio. Lo studio portato avanti in questi anni ha focalizzato l’attenzione anche su aree al di fuori dei centri urbani, e in particolare nelle aree boschive dove è stato individuato un nuovo batterio e alcune specie di insetti che sarebbero la causa del disseccamento. Lo studio proseguirà anche il prossimo anno con una nuova task-force. Ma intanto la preoccupazione cresce. 
«Nessuno si è posto il problema degli alberi di quercia e di leccio che stanno morendo - sottolinea Riccardo Carrozzini, architetto ed ex professore -. Alcuni boschi, anche secolari, sono totalmente secchi, altri lo stanno diventando nel giro di pochissimi mesi, ad esempio nelle zone di Melendugno e di Maglie. Le prime avvisaglie di questo nuovo flagello si possono vedere anche nelle chiome degli alberi sui marciapiedi di Lecce. Cosa si aspetta a muoversi per cercare almeno di capire da cosa dipende questa nuova tragica moria che cambierà per sempre un’altra rilevante porzione del nostro paesaggio?».

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