Pericolo crolli, bagni vietati
alla Montagna spaccata
e nella baia di San Gregorio

Pericolo crolli, bagni vietati alla Montagna spaccata e nella baia di San Gregorio
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Venerdì 4 Maggio 2018, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 14:08

In alcuni casi si tratta di conferme, in altri di rimodulazioni di vecchi divieti, in altri ancora di interdizioni del tutto nuove. Fatto sta che anche per la stagione balneare in arrivo diversi tratti del litorale salentino - per lo più sul versante ionico, da Galatone fino a Leuca - saranno interdetti alla balneazione a causa del rischio idrogeologico. In altri termini, le falesie continuano a sgretolarsi e la Capitaneria di Porto di Gallipoli - rilevando situazioni di potenziale pericolo per la pubblica incolumità - ha emanato diverse ordinanze con cui vieta la balneazione, ma anche la navigazione, la sosta e l’ancoraggio, l’attività sportiva e la pesca a ridosso di quelle scogliere che rischiano di perdere pezzi o addirittura di crollare. Addio tuffi dalla montagna spaccata e nuotate in un tratto di mare su cui si affaccia San Gregorio, marina. Per il momento ad essere “colpiti” dalle interdizioni sono i Comuni di Galatone, Alliste, Castrignano del Capo e Patù, ma nulla esclude che nelle prossime settimane altre aree possano essere oggetto di nuovi divieti emessi dalla Capitaneria.
La mappa del “mare vietato” si aggiorna dunque in questo modo: a Galatone, pericolo frane - ma non è una novità - in tutta l’area nota come “montagna spaccata” e per questo bisognerà tenersi lontani almeno trenta metri dal costone roccioso, sia a nuoto che in barca. Risalendo verso Nord, sempre a Galatone, bagno impossibile sul tratto di litoranea che collega Gallipoli con Santa Maria al Bagno e che va, precisamente, dalla “montagna spaccata” fino a località “La Reggia”, anche se in questo caso la distanza di sicurezza dal costone roccioso viene ridotta a soli dieci metri.

 

A San Gregorio di Patù non si potrà fare il bagno per un tratto lungo circa un chilometro e mezzo e che va dalla scogliera posta qualche centinaio di metri prima del noto bar del Moro fino a Felloniche, con distanze di rispetto che, a seconda dei tratti (tre in tutto a Patù), vanno da dieci fino a venti metri dalla scogliera.
Diversi i tratti di competenza del Comune di Castrignano del Capo interessati dall’ordinanza della Capitaneria che vieta la balneazione e che ricadono nel territorio di Leuca: a causa del «dissesto idrogeologico e di possibili movimenti franosi», sarà inaccessibile lo specchio acqueo prospiciente Punta Meliso e Colonia Scarciglia (qui bisognerà mantenere la distanza minima di trenta metri dalla scogliera); pericolo anche nelle acque che guardano il ponte Papa Benedetto XVI, dove la distanza da non superare sarà però di dieci metri; ancora trenta metri di distanza di sicurezza da Punta Ristola e 25 dalle scogliere in cui fanno capolino Grotta Tre porte e Grotta del Fiume. Bagno proibito in località Marchiello e Grotta del Drago (25 metri di distanza minima dalle scogliere da mantenere in entrambi i casi) e infine divieto in vigore anche in località Ciardo (dieci metri di distanza).
Colpito anche il comune di Alliste con le sue marine. Qui sono dodici diversi tratti - tutti situati lungo la litoranea che conduce da Gallipoli a Leuca - dove non si potrà più fare il bagno.
 
Si tratta di aree che il Piano di assetto idrogeologico regionale (Pai) classifica come Pg3, cioè a pericolosità geomorfologica molto elevata. Nel solo caso del Comune di Alliste, però, le zone interdette alla balneazione potrebbero presto ridursi: lo scorso marzo il Comune ha infatti comunicato alla Capitaneria di aver affidato a un geologo la redazione di uno studio sulla pericolosità geomorfologica dei tratti costieri classificati dal Pai come pericolosi e che gli elaborati saranno consegnati entro il 25 maggio. I risultati di questo studio - da sottoporre a un tavolo tecnico con l’autorità di Bacino - potrebbero portare alla modifica dei divieti che però fino ad allora saranno del tutto operativi. Per gli altri Comuni, invece, nonostante i solleciti della Capitaneria, la relazione tecnica sullo stato di sicurezza della costa non è stata ancora commissionata e, almeno per l’anno in corso - salvo procedure in extremis - bisognerà rinunciare ai tuffi nelle zone a rischio.
Resta in capo ai singoli Comuni “colpiti” dalle ordinanze della Capitaneria e firmate dal comandante Domenico Morello adottare tutti i provvedimenti necessari a non consentire l’accesso nei tratti di costa interessati dal pericolo di crollo o comunque di sgretolamento delle falesie.
La prima operazione da fare - dal momento che i divieti sono già in vigore dall’ultima settimana di aprile - è l’apposizione dei cartelli, possibilmente redatti in più lingue, in modo da poter essere compresi anche dai turisti stranieri, in cui vengano segnalati i divieti e il pericolo esistente per chi fa il bagno in quelle zone

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