Il clan progettava attentati al parroco e al maresciallo dei carabinieri

Il clan progettava attentati al parroco e al maresciallo dei carabinieri
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Mercoledì 16 Dicembre 2015, 11:29 - Ultimo aggiornamento: 12:25
Numerosi gli episodi svelati dall'inchiesta. Secondo le accuse, il vicesindaco Provenzano avrebbe anche assicurato assunzioni a componenti vicini al clan in varie imprese tra cui alcune del settore raccolta rifiuti. L'operazione si sarebbe dovuta chiamare "Santo in Paradiso": un'espressione che lo stesso Provenzano avrebbe usato in un colloquio con alcuni componenti del clan spiegando loro che, rispetto ad alcune richieste, avrebbero dovuto fare attenzione perché altrimenti rischiavano di perdere "il santo in paradiso". Cioè lui stesso, capace, evidentemente, di usare il potere nelle relazioni con la politica e con il mondo dell'economia.

L'inchiesta ha svelato anche il progetto di Marco Giannelli di portare a segno due attentati: uno contro il parroco don Angelo Corvo, l'altro con il maresciallo dei carabinieri della stazione di Parabita. Il parroco sarebbe finito nel mirino perché aveva più volte sollecitato pubblicamente la chiusura dell'inchiesta sull'omicidio della piccola Angelica Pirtoli e della madre massacrate nelle campagne di Parabita più di 20 anni fa. Il maresciallo dei carabinieri, invece, sarebbe finito nel mirino del clan perché aveva eseguito dei controlli su un'amica dello stesso Giannelli.

Tra gli arrestati c'è anche Ivan Mazzotta, infermiere di professione ed ex consigliere comunale. Marco Giannelli si sarebbe rivolto a lui per riottenere la patente che gli era stata tolta: l'infermiere, secondo quanto emerso dalle indagini, lo avrebbe favorito scambiando le urine nel corso di un'analisi medica. Condizione essenzionale, appunto, per ridare la patente allo stesso Giannelli. Mazzotta avrebbe ricevuto del denaro e, per questo caso Mazzotta, è accusato di corruzione