Il prefetto:«Il taglio sarebbe uno sbaglio»

Il prefetto:«Il taglio sarebbe uno sbaglio»
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Giovedì 7 Aprile 2016, 07:04 - Ultimo aggiornamento: 21:00
Si parte per Roma con una certezza in tasca. E cioè che da tutti i punti di vista la Corte d’Appello di Lecce ha i numeri per essere “salvata”. Non solo: la specificità territoriale del Salento, con l’elevato tasso di criminalità da un lato e l’aumento esponenziale delle presenze nei mesi estivi dall’altro, rendono nei fatti impossibile un taglio che avrebbe il senso della beffa.
«Il nostro territorio non può perdere la Corte d’Appello e tutto quello che ad essa è collegato», sintetizza il prefetto Claudio Palomba poche ore prima di partire per Roma, atteso dal presidente della commissione ministeriale Michele Vietti. L’incontro è previsto per questa mattina, ma già nelle prossime settimane si terranno altre riunioni per seguire passo passo la questione.
 
Prefetto Palomba, con quale spirito la delegazione leccese parte per la Capitale?
«Con una consapevolezza: e cioè che già dalla bozza della commissione resa nota negli ultimi giorni emergono criteri generali che in qualche modo sembrano salvaguardare la presenza della Corte d’Appello a Lecce. Non solo: altri parametri - criminalità e infrastrutture - sono elementi che giocano a nostro favore».

La bozza preparata dalla commissione Vietti fissa dei paletti stringenti perché una Corte d’Appello sopravviva, sebbene non dica esplicitamente quali sedi debbano rimanere in funzione e quali no. Secondo lei Lecce rispetta i parametri?
«Sì. Ha più di un milione di utenti, considerando sia Lecce che Brindisi; ha carichi di lavoro compatibili con i criteri stabiliti dalla commissione. Non dico che siamo fiduciosi, ma di sicuro ci rechiamo a Roma a rappresentare la specificità di un territorio alla luce di quei criteri e dei paletti posti dalla stessa proposta di legge delega. Ma c’è un altro aspetto su cui ci concentreremo e faremo convergere l’attenzione dei nostri interlocutori».

Quale?
«Dobbiamo confrontarci con un certo dato di popolazione residente che non è lo stesso dodici mesi all’anno.
Per quattro mesi, quelli estivi, le presenze raddoppiano, e di conseguenza raddoppiano anche i carichi di lavoro negli uffici giudiziari. Mentre in altri territori quello della popolazione è un dato più o meno fisso, qui oscilla notevolmente. Si tratta di una questione di cui tenere conto. Proprio in funzione di ciò, stiamo facendo un’analisi dell’aumento della popolazione mese per mese, negli ultimi tre anni, per avere una statistica chiara».

Tra gli aspetti da valutare c’è anche quello legato al fenomeno della criminalità organizzata. E anche su questo punto, purtroppo, il Salento non è messo bene...
«Sì, non è solo una questione di dati statistici, abitanti, carichi di lavoro. C’è da considerare la specificità di un territorio anche dal punto di vista della diffusione della criminalità organizzata e dei problemi infrastrutturali che esso presenta. Sono sconfortato nel dirlo, ma da questo punto di vista il dato di Lecce ci conforta».

Probabilmente al salvataggio della sede di Lecce si arriverà con il “sacrificio” della sezione distaccata di Taranto. Ha notizie in questo senso sull’ufficio tarantino?
«Non vogliamo fare la guerra ad altri. Non conosco la situazione di Taranto. So solo che noi ci stiamo muovendo in questo senso, il nostro obiettivo è arrivare a mantenere la Corte d’Appello di Lecce».

In questi ultimi mesi c’è stata un’interlocuzione con il ministero della Giustizia?
«I contatti con il Ministero li hanno tenuti i vertici del Tribunale. Da parte nostra, ci siamo occupati di valutare il documento prodotto dalla commissione Vietti. È sulla base di questo che ci confronteremo a Roma».

Cosa significherebbe perdere la Corte d’Appello a Lecce?
«Il nostro territorio non può fare a meno di un presidio giudiziario di questo tipo, e di tutto quello che ad esso è collegato. Penso, ad esempio, alla Direzione distrettuale antimafia. Sarebbe un disastro».
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