Mauro Romano, superteste in Procura: «Lo zio disse che il bambino non è morto, è all'estero»

Mauro Romano, superteste in Procura: «Lo zio disse che il bambino non è morto, è all'estero»
di Alessandro CELLINI
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Giovedì 27 Agosto 2020, 08:56
«Macché morto, Mauro è vivo ed è all'estero». Questa la frase riportata da una donna, una testimone sentita nelle scorse settimane dagli investigatori, e attribuita allo zio, all'uomo che avrebbe portato con sé Mauro Romano quel 21 giugno di 43 anni fa, lo stesso uomo che oggi è indagato per sequestro di persona. La donna si sarebbe presentata spontaneamente in Procura alla fine di luglio. E qui avrebbe raccontato un fatto accaduto dieci anni fa: nel corso di una cena con quell'uomo, oggi settantenne, a un certo punto la conversazione si sarebbe concentrata proprio sulla scomparsa di Mauro. E l'anziano si sarebbe lasciato scappare quella frase. Una considerazione fatta con cognizione di causa o una semplice opinione su un mistero che ha tenuto con il fiato sospeso un'intera comunità? Toccherà agli investigatori appurarlo, anche alla luce del fatto che - secondo il sostituto procuratore Stefania Mininni e i carabinieri del Nucleo investigativo - ci sarebbero pochi dubbi sul ruolo del settantenne, accusato di aver prelevato Mauro e averlo portato in un casolare abbandonato nelle campagne di Racale, mettendolo forse a disposizione di qualcun altro. Gli stessi genitori del bambino, Natale Romano e Bianca Colaianni, qualche settimana fa sono stati nuovamente ascoltati, e avrebbero fornito ulteriori riscontri al presunto coinvolgimento dell'uomo.

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Insomma, l'inchiesta della Procura di Lecce sembra fare passi da gigante in quello che per molti anni è rimasto un cold case apparentemente insoluto. Prima l'iscrizione nel registro degli indagati del 69enne Antonio Scala, accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavare (e al quale la stessa Procura ha negato il patteggiamento nell'ambito di un distinto procedimento per gli abusi commessi sul alcuni ragazzini); poi l'individuazione del sequestratore, quell'uomo che Mauro chiamava zio perché legato da un profondo rapporto di amicizia con la famiglia del bambino (rapporto poi proseguito anche dopo la scomparsa); e ancora, i sospetti su una terza persona, che potrebbe aver preso in consegna Mauro in un casolare abbandonato nelle campagne del paese; infine, le confidenze raccolte negli ultimi mesi dagli investigatori impegnati sul caso.

Intanto, il legale della famiglia Romano, l'avvocato Antonio La Scala, ha presentato un'istanza di accesso agli atti all'Ufficio persone scomparse del ministero degli Interni, per entrare in possesso di tutto il carteggio amministrativo sul caso. Gli accertamenti ministeriali vanno in genere di pari passo con l'inchiesta penale in un caso di scomparsa. Due procedure parallele, e che tuttavia hanno identica importanza in simili circostanze. L'istanza è stata di recente accolta dal Viminale. E quelle carte - è la speranza della famiglia - potrebbero contenere ulteriori novità sul caso.
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