Salento, blatta nel cono gelato: la vicenda giudiziaria a colpi di ricorsi. Ecco cosa è successo

Per il commerciante era stata decisa una pena pecuniaria ritenuta di giustizia e il risarcimento del danno pari a 2mila euro. A formulare ricorso è stato proprio il gelataio, ritenendo che la condanna gli fosse stata inflitta sulla base del solo racconto della persona offesa

Salento, blatta nel cono gelato: la vicenda giudiziaria a colpi di ricorsi
Salento, blatta nel cono gelato: la vicenda giudiziaria a colpi di ricorsi
di Roberta GRASSI
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 21:31 - Ultimo aggiornamento: 15 Giugno, 18:18

Dal cono gelato fa capolino una blatta, ne sorge un processo (con condanna in primo) e la vicenda finisce in Cassazione che la chiude con la prescrizione. I fatti risalgono al 2017 e si sarebbero verificati a Lizzanello nel Salento. È stato il cliente a sporgere formale querela. Sostenendo di aver acquistato un cono gelato e di aver scovato nel cono, sotto la crema, uno scarafaggio. Per il commerciante era stata decisa una pena pecuniaria ritenuta di giustizia e il risarcimento del danno pari a 2mila euro. A formulare ricorso è stato proprio il gelataio, ritenendo che la condanna gli fosse stata inflitta sulla base del solo racconto della persona offesa.

E specificando, inoltre che il reato che gli era stato contestato, quello di violazione delle norme igienico sanitarie, non poteva ritenersi sussistente solo per un eventuale singolo episodio, ma la mancanza di pulizia e cura avrebbe dovuto evincersi da una situazione ben più disastrosa, che non era però emersa dai controlli delle forze di polizia. Il gelataio ha inoltre contestato la contradditorietà delle dichiarazioni dell’acquirente. «Ai medici del Pronto soccorso - è specificato - ha dichiarato di aver ingerito delle blatte nel gelato, mentre in dibattimento ha riferito che egli prima di completare l’ingestione del prodotto alimentare aveva visto uscire dalla parte finale del gelato all’interno del vertice del cono di cialda, due antenne appartenenti all’insetto in questione».

La Cassazione

Le imprecisioni ricostruttive non pesano, secondo gli Ermellini che hanno affermato: «È manifestamente illogico ritenere che il soggetto abbia dichiarato di avere ingerito delle blatte che erano nel gelato, posto che gli insetti in questione presentano in natura una evidenza macroscopica che, laddove non ci sia una diretta volontà in tal senso, portano a escludere che la loro ingestione, addirittura in forma plurale, possa essere il frutto di un evento non voluto». Insomma, impossibile mangiare uno scarafaggio casualmente, dice la Cassazione. «Non si capisce - poi, aggiungono i giudici - se lo scarafaggio si trovava al di sotto della crema, come possa mai essere entrato nel cono dopo che il gelato era stato confezionato».

Infine: «Ai fini dell’integrazione del reato in contestazione - concludono - non è necessaria, come sostiene la difesa, una imponente presenza di parassiti all’interno del prodotto alimentare contaminato, essendo sufficiente che lo stesso, tanto più ove gli elementi estranei, indicativi di scarsa igiene, abbiano una loro consistenza materiale così evidente da non potere passare inosservata, palesi la effettiva presenza di tali elementi».

Quindi anche la presenza anche di uno solo dei corpi estranei, è idoneo a integrare il concetto di «invasione». Tuttavia, conclude, il fatto risale al 12 settembre 2017. Il reato è prescritto, dunque. La sentenza annullata senza rinvio per la condanna. Con rinvio al giudice civile, invece, sul risarcimento che dovrà essere rideterminato.

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